I The Killers tornano con Imploding The Mirage. Vale la pena ascoltarlo?

Non servono presentazioni ai The Killers. Sappiamo benissimo che si tratta di una band statunitense dalla carriera ventennale, il cui percorso è inarrestabile.

Quei ragazzi originari di Las Vegas, però, sono cambiati molto nel corso degli anni. Li abbiamo conosciuti come dei fanciulli devoti all’indie rock con la pubblicazione di Hot Fuss, album esplosivo del 2004. E li abbiamo amati perché sembrava volessero portare nell’enorme territorio degli Stati Uniti quell’atmosfera britannica che ha segnato i primi anni Duemila.

A seguire, si sono alternati altri lavori interessanti per il leader Brandon Flowers e i suoi compagni fedelissimi, Ronnie Vannucci, alla batteria, e Mark Stoermer, al basso ed ora anche alla chitarra, dopo l’abbandono di Dave Keuning. Tuttavia, bisogna ammettere che lo scorrere del tempo e l’abbraccio alle mode hanno fatto affievolire la verve originaria che ha legato la maggior parte degli ascoltatori al gruppo. Dopo l’album Day & Age del 2008, i The Killers si sono allontanati dal loro sound primordiale, più autentico e vero, per abbracciare il pop più commerciale. Il tutto, però, comunque prediligendo un percorso dall’alto livello qualitativo.

 

Ci ritroviamo così, oggi, a parlare del nuovo bambino dato alla luce proprio nei mesi più caldi di questa estate. Il 21 agosto scorso, a distanza di tre anni dal precedente Wonderful Wonderful, è stato pubblicato Imploding The Mirage, per l’etichetta Island Records. La sua uscita era prevista per il periodo primaverile, anticipando anche il tour mondiale, ma è stata posticipata a causa dell’emergenza sanitaria che ci ha coinvolti negli ultimi mesi.

Già a partire dalla mezzanotte, i fan si sono accalcati sulle piattaforme digitali per scoprire cosa avessero combinato quei bricconcelli dei The Killers questa volta.

 

 

 

 

 The Killers – IMPLODING THE MIRAGE

 

 

Imploding The Mirage si compone di dieci canzoni e, come dicevamo, è il primo che non vede la collaborazione del chitarrista storico della band Dave Keuning.

L’intero lavoro si apre sulle note sognanti di My Own Soul’s Warning, che ci rimanda immediatamente ad un immaginario anni Ottanta. Un dettaglio che resta presente anche nel seguente Blowback.

La traccia numero uno del disco è stata lanciata il 17 giugno 2020, ma non è l’unica ad essere stata pubblicata come singolo – precisamente è la terza di quattro. Abbiamo potuto ascoltare, infatti, in anteprima Caution, Fire in Bone e Dying Breed.

In particolare, proprio in quest’ultimo pezzo si percepisce la forte ispirazione a Bruce Springsteen, precisamente quello di Dancing in the dark del 1984.

Caution, invece, ovvero la canzone che ha preannunciato l’album il 12 marzo, vede i The Killers lavorare di concerto con Lindsey Buckingham, ex membro degli storici Fleetwood Mac. Probabilmente la hit è la più incisiva tra le dieci canzoni.

Tra le altre collaborazioni che hanno arricchito il disco ci sono state quella con k.d. lang per Lighntning Fields e Weyes Blood per My God.

Il piccolo viaggio si conclude con il pezzo che dà il titolo al tutto, Imploding The Mirage. Una chiusura coerente con tutto ciò che si è ascoltato in circa un’oretta.

L’ASCOLTO DI “IMPLODING THE MIRAGE” VALE LA PENA?

 

I pezzi si susseguono l’un l’altro, il disco scorre in modo fluido e il mood nostalgico si conserva come una forte costante. L’unico problema è che non sembrano restare impressi i brani specifici. Oltre ad una leggera compagnia di sottofondo nell’orario aperitivo, l’interezza di Imploding The Mirage non è d’impatto e rischia di cadere nel dimenticatoio. Ci sono sicuramente delle hit valide, come Caution, ma il lavoro nel suo insieme non è indispensabile.

Ammettiamolo: la ripresa degli anni Ottanta non è una novità ormai. Piuttosto, è diventata una moda fin troppo ripetitiva, soprattutto dal lancio della serie televisiva di successo mondiale Stranger Things. Tanto per fare un esempio, anche i Muse si sono fatti trascinare dalla stessa ondata nel 2018 con Simulation Theory.

In sostanza, Imploding The Mirage non è un disco sgradevole ma neppure lodabile. Un malinconico, ma godibile, omaggio ad un pop passato, seppure senza tempo, con dei testi che guardano al futuro e alla maturità del loro autore.

Si posiziona perfettamente nella media e in linea con quello che è il percorso di Brandon Flowers e soci. Vale la pena ascoltarlo se si è amanti di quel tipo di sound e se si apprezzano tutti i lavori della carriera della band. In caso contrario, oltre ad un ascolto spensierato, non è da mettere in cima alle uscite di questo 2020.

 

Era ciò che volevamo dai The Killers? 

 

La netta divisione tra gli ascoltatori dei The Killers è un altro aspetto che si ripresenta nell’occasione di ogni loro nuovo prodotto. Chi come me non ha mai smesso di cantare a squarciagola brani come Mr. Brightside, Smile Like You Mean It e Somebody Told Me desidera fortemente ritrovare quei ragazzi di Las Vegas ancora una volta su quella scia che li ha impressi nel panorama musicale mondiale.

Bisogna, purtroppo, farsene una ragione: noi siamo cresciuti, loro sono cambiati e quei giorni non torneranno più. Insomma, non ci resta che Imploding The Mirage. O anche piangere. Fate vobis.

 

Assunta Urbano

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