Billy Elliot: il ragazzo che ci ha insegnato ad essere noi stessi

Sarà capitato anche a voi di ricordare Billy Elliot tra amici. Sono certa si tratti di un processo alquanto frequente. Non è una questione generazionale, quanto piuttosto un fatto che ci permette di comprendere la potenza del film.

Il 29 settembre 2000 compariva per la prima volta sul grande schermo britannico questo personaggio dalle mille sfaccettature. In Italia, invece, abbiamo dovuto attendere il 23 febbraio del 2001.

La pellicola è stata scritta dallo sceneggiatore Lee Hall e diretta dal regista Stephen Daldry.

Il motivo per cui la ricordiamo con enfasi non riguarda l’ispirazione alla storia vera del ballerino Philip Mosley, che, come il protagonista del nostro racconto, non rivelò alla madre della sua passione. Dei centodieci minuti di visione ciò che rimase impresso nelle nostre memorie è il volto del piccolo Billy Elliot, interpretato da un eccelso Jamie Bell, diventato un simbolo per molti. Tra l’altro, l’attore ha dato il via alla sua carriera nel mondo del cinema proprio grazie a questo ruolo.

La première britannica, come dicevo poc’anzi, si tenne il 29 settembre del 2000. La pellicola, però, aveva già avuto modo di girovagare per il mondo, con la presentazione (19 maggio 2000) al prestigioso Festival di Cannes, nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, ovvero la programmazione dei “Quindici giorni dei registi”.

Oltre a grandi riconoscimenti europei, il film ha ottenuto anche una risonanza Oltreoceano. Tre nomination agli Oscar e due ai Golden Globe. Nessuna vittoria, ma forse non aveva bisogno di vincere, perché la vera conquista era già solo giungere alla meta.

Inevitabile chiedersi perché oggi siamo ancora qui a parlare di un film uscito venti anni fa. Se avrete la pazienza di arrivare fino alla fine prometto che non ve ne pentirete.

Billy Elliot

 

È il 1984. Siamo ad Everington, città fittizia situata vicino al bacino carbonifero di Durham, a Nord-Est dell’Inghilterra.

Il protagonista della nostra storia vive tra quei mattoncini rossi, tipici delle classi meno agiate in Gran Bretagna. Billy Elliott (Jamie Bell) ha undici anni ed è un comunissimo ragazzo della lower class britannica. Suo padre Jackie (Gary Lewis) e suo fratello Tony (Jamie Draven) sono due minatori. La madre è venuta a mancare da poco e la nonna (Jean Heywood) soffre di perdite di memoria.

Billy viene costretto da suo padre a praticare il pugilato, pagando 50 centesimi a lezione. Proprio mentre si trova sul ring, nota per la prima volta delle bambine ballare e scopre in se stesso questa grande vocazione. Un sogno ostacolato dai familiari, perché etichettato come un’attività prettamente femminile.

Il talentuoso Billy, ciononostante, trova il modo di prendere lezioni all’insaputa del padre. Quando il segreto viene definitivamente a galla, sarà proprio il padre a dover scegliere se ostacolare o appoggiare il suo figlio minore nei suoi progetti di vita.

 

MINERS STRIKE NOW!

 

Tanti sono i temi principali che arricchiscono la trama di Billy Elliot. Primo tra tutti quello riguardante la sfera politico-sociale. Come detto poc’anzi, Jackie e suo figlio Tony sono due minatori. Il mondo intero, in particolar modo in Gran Bretagna, ricorda un anno complicato per questa categoria di lavoratori.

Negli anni Ottanta le miniere di carbone nel Regno Unito si erano ridotte mostruosamente rispetto ai primi anni del XX secolo. Questo risultato non ha fatto altro che impoverire maggiormente la classe lavoratrice, lasciando buona parte dei miners a mani vuote di punto in bianco.

Il vero problema, però, si venne a creare quando il Governo, guidato da Margaret Thatcher, annunciò la chiusura di una miniera alquanto produttiva nello Yorkshire.

Da quel momento prese il via uno sciopero che coinvolse circa 165.000 minatori. Il 1984 e il 1985 vengono ricordati come una delle pagine più tragiche della storia del Paese della Union Jack.

Tuttavia, la convinzione che la situazione potesse cambiare, anche facendo ricorso ad atti di violenza, si spense ben presto. Dopo cinquantuno settimane si riprese a lavorare come se niente fosse successo, senza ottenere nessuno dei benefici sperati.

Il racconto di quell’anno così complesso viene perfettamente riprodotto nel film. In Billy Elliot vediamo, in primis, cosa pensa la middle class dello sciopero. Il signor Wilkinson (interpretato da Colin MacLachlan), marito di Miss Wilkinson (Julie Walters), l’insegnante di danza di Billy, non riesce, ad esempio, neppure a concepire quali siano i motivi che spingano i lavoratori a comportarsi in un certo modo.

A credere nella necessità di quello sciopero non è tanto Jackie, quanto Tony. Quest’ultimo, infatti, fa parte di quella generazione travolta dalla rabbia del punk, dalla voglia di ribellarsi e convinta di poter ottenere ciò che si desidera. Per tali ragioni il personaggio interpretato da Jamie Draven è sicuramente tra quelli meritevoli di attenzioni.

billy elliot

CHILDREN OF THE REVOLUTION 

 

Nel trattare le varie rivoluzioni che Billy Elliot ha portato con sé (seppur le vicende narrino un immaginario di quindici anni prima), un occhio cade sul lato musicale. Un fattore che reputo fondamentale nelle analisi delle pellicole cinematografiche.

Nel corso della visione si alternano brani degli Style Council e dei Jam (entrambi guidati da Paul Weller), London Calling dei Clash, in pieno clima di ribellione, ma un’altra è la band emblema per eccellenza in questo caso.

Il film ha come primissimo fotogramma il vinile dei T. Rex del 1971, Electric Warrior. A dare il via alla magia sul giradischi è Billy e la canzone da lui scelta è Cosmic Dancer. L’album è di proprietà di Tony, un’opera anni Settanta, che viene interpretata dal piccolo undicenne con la stessa ribellione del fratello. La gioia e la spensieratezza che lo portano a saltare sul letto quando nessuno è a casa, con in sottofondo le note di questa canzone, rappresentano uno dei momenti più alti dell’intero lavoro.

Per entrambi i fratelli la musica è un mezzo per evadere dalla routine. E quale brano migliore di Children of The Revolution dei T. Rex? Stephen Warbeck, che si è occupato della colonna sonora di Billy Elliot, ha dato ampio spazio alla band “creatrice” del glam rock. Si susseguono infatti i pezzi più conosciuti del gruppo statunitense che calzano a pennello con la storia.

Una rottura degli schemi a tutto tondo. Una revolution narrata più attraverso il suono che tramite le immagini.

I LOVE TO BOOGIE:

la libertà di essere se stessi

 

Il tema portante del film, secondo la critica e l’opinione comune, è la libertà di essere se stessi anche per quanto concerne l’orientamento sessuale. Sebbene la pellicola sia da molti intesa come un manifesto dell’omosessualità, questa concezione è da ritenersi tuttavia errata. Billy Elliot ha come peculiarità più che altro la distruzione di alcuni stereotipi.

Nel corso del film ci viene presentato un giovanotto che rifiuta di indossare un tutù, ha dei comportamenti da maschiaccio ed è anche particolarmente sgraziato nel suo primo approccio con la danza. Il confronto appare più chiaro nel momento in cui Michael Caffrey (Stuart Wells) si apre completamente all’amico, rivelandosi completamente, e Billy lo accetta così com’è. Dal canto suo, invece, Michael non si dedica ad attività ritenute – sempre secondo la convenzione – femminili.

Con la scena finale, vediamo un Billy ballerino professionista, in un corpo di ballo composto da soli uomini, che sta per esibirsi ne Il lago dei cigni. La scena è di impatto perché racconta non più del desiderio di rompere gli schemi ma della riuscita dell’intento.

Ed è proprio questo il modo perfetto per educare lo spettatore al “diverso”, ma ancora di più a conoscere meglio se stesso.

 

COSMIC DANCER

 

Abbiamo parlato del tema sociale, del lato musicale e di quello di educare il pubblico al diverso, distruggendo gli stereotipi. Non dimentichiamoci del lato più importante e incisivo di tutti.

Billy Elliot è un film di formazione, da proporre sia ai più piccini che ai più grandicelli come incentivo ad essere se stessi e ad avere il coraggio di credere nei propri sogni.

Il protagonista vuole diventare un ballerino. Nonostante sia ostacolato dalla famiglia e non sembri, in un primo momento, portato per quell’arte, l’impegno e la dedizione gli permetteranno di raggiungere ottimi risultati.

L’innato talento, la passione ed il coraggio di inseguire un sogno gli consentiranno con tanta pratica di diventare davvero bravo. Un messaggio che dovrebbe essere trasmesso costantemente alle nuove generazioni ma che, purtroppo, viene spesso tralasciato.

 

Assunta Urbano

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