Vi dicono niente I mistici dell’Occidente? Oppure dovrei citare gli struggenti amanti de “Gli spietati”? O forse, ancor meglio, vi ricorderete del laghetto bucolico d’infanzia de “Le rane “ che ci riporta alla mente la stessa atmosfera della via Gluck (la piscina di un agriturismo ha coperto le rane).
Beh, avete capito, si parla dei Baustelle, trio toscano composto da Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini, che per celebrare il decennale del quinto lavoro in studio pubblica una versione in Vinile. “Colorato che si illumina al buio, per gli amanti del glow in the dark”, ci tiene a precisare il frontman sulla pagina Instagram della band.
Bianconi rimarca inoltre che “I mistici dell’occidente” è uno dei dischi che ama di più. Sarà forse perché, in un certo senso, è il suo primogenito, considerando che nel 2010, per la prima volta, ha vestito anche i panni di produttore insieme all’irlandese Pat McCarthy.
I mistici dell’Occidente – La prima accoglienza
I mistici dell’occidente è un album più maturo rispetto ai quattro (famosi) precedenti. Dopo le tracce del “Sussidiario illustrato della giovinezza” (2000), che rappresentarono dei veri inni generazionali, o quelle di pura critica al mondo occidentale e alla modernità in “Amen”(2008), qui i Baustelle fecero un passo avanti. Oserei dire un passo più profondo. Si posero l’intento di dare delle risposte, e forse anche delle soluzioni, a quei problemi e drammi esistenziali che avevano cantato, con il risultato di creare un album dai toni, appunto, esistenziali, a tratti rassegnati, a tratti rassicuranti.
Una evoluzione che suscitò forti malumori tra i fan, alcuni dei quali interpretarono questo passaggio come un tradimento all’indipendenza, ed una conseguenziale perdita del senso dello humor. Per altri, invece, fu un lavoro prevedibile che metteva in luce come i Baustelle si stessero conformando al mercato musicale (critica che, spesso, tocca ai gruppi indipendenti quando diventano famosi).
Furono “accusati” di essere troppo malinconici. Questo, certo, non lo si può negare visto che sembra di trovarsi circondati da atmosfere medievali, con sonorità spesso ingombranti, ad essere onesti. Non ci sorprende visto il titolo. La stessa track list ce lo dimostra, con le sue strofe abbondantemente arpeggiate.
Il messaggio dietro le canzoni
L’Atmosfera accennata poc’anzi si nota sin da subito con il brano semi-strumentale che fa da preludio al resto. “L’indaco” è un brano che, col solenne organo, crea un compromesso tra una canzone di chiesa ed un’intro dei Pink Floyd. Così come apre l’album potrebbe anche chiuderlo, perché appare in sostanza come messaggio e soluzione agli affanni della vita. Un suggerimento semplice ed esaustivo: “non angosciarti più..[…] non soffrire più che in fondo, forse, c’è al di là di Gibilterra un indaco mare“.
E qui bisogna rispolverare la mitologia: lo stretto di Gibilterra, quello delle Colonne d’Ercole, oltre le quali si pensava finisse il mondo. Ebbene, il messaggio è andare al di là della realtà apparente cercando un senso più profondo.
Da qui, forse, la decisione del misticismo? I mistici dell’occidente è di fatto anche il titolo di un saggio filosofico – a cui il gruppo si è ispirato – di Elémire Zolla, appassionato di dottrine esoteriche e mistica occidentale e orientale.
Perché riflettere sui mistici? Sono coloro che si sono allontanati dalla realtà terrena cercando ciò che conta veramente al di là di essa. Si pensi a “San Francesco” ( seconda traccia dell’album). E si pensi a chi vive, invece, in maniera superficiale e disillusa come “ la bambolina” o le protagoniste de “Groupies.”
Se tutto questo misticismo non ci piace o risulta pesante, possiamo comunque rimanere con i piedi “per terra” ed ascoltare il messaggio che Rachele ci regala nella rassicurante ballata “L’ultima notte felice del mondo”, a chiusura del disco. Per allontanarci dalla realtà negativa non devi andare troppo lontano, basta innamorarti e contare di trovare distrazione e serenità in qualcuno che ti fa, anche sol per una notte, “dimenticare di essere soli da sempre”.
Ma che sia un amore spietato! Quello di due persone che sembra siano in un’altra dimensione. Quello fatto di legami che vanno oltre gli attaccamenti terrestri. “Un amore che non muore mai, più lontano degli Dei“.
Baustelle – I mistici dell’Occidente
I mistici dell’Occidente è un album nel quale, musicalmente, si riconosce benissimo la firma pop-rock dei Baustelle.
È stato criticato all’uscita ed ancora oggi può risultare di non facile accettazione. Insomma, tutto si può dire tranne che fu, e sia tuttora, un album banale. È certamente un album che va “studiato” per essere compreso, dove per studiare si intende riascoltarlo più volte soffermandosi sui dettagli. C’è il rischio altrimenti di rimanere solo storditi.
Per agevolare il discorso eccovi la playlist completa presente su youtube. Cliccate play e scorrete la freccia verso destra per proseguire.
Buon ascolto!
L’indaco
San Francesco
I mistici dell’Occidente
Le Rane
Gli Spietati
Follonica
La Canzone Della Rivoluzione
Groupies
La Bambolina
Il Sottoscritto
L’estate Enigmistica
L’ultima Notte Felice Del Mondo
Claudia Avena