Cinque dischi da (ri)ascoltare durante il Coprifuoco

Coprifuoco

/co·pri·fuò·co/
Divieto alla popolazione civile di uscire durante le ore della sera e della notte

Eccoci al punto di partenza (o quasi), con un coprifuoco legiferato su base regionale per contrastare il Covid che al momento ha colpito Campania, Lazio, Lombardia con altre zone d’Italia che si stanno allineando a questa misura.

L’ennesima stretta al macrocosmo tra ristorazione, intrattenimento e cultura che se non è il più colpito dalla pandemia, poco ci manca. Ovviamente le misure imposte vanno rispettate, e da bravi cittadini bisogna rintanarsi in casa nelle ore notturne, rigorosamente in numero inferiore a sei persone e solo insieme a congiunti. Con l’auspicio che non ritorni in auge il concorso culinario che ha fatto la ricchezza dei produttori di lievito di birra, ecco cinque dischi da (ri)ascoltare selezionati dalla redazione di Scè.

Cinque dischi da (ri)ascoltare durante il coprifuoco

 

L’ultimo nato, in ordine cronologico di pubblicazione, è il disco di Speranza, intitolato “L’ultimo a morire”. L’esordio sulla lunga distanza del rapper franco-casertano ha generato grande hype, che abbiamo commentato con queste parole:

Il potere immaginifico di alcuni versi è spiazzante. Speranza ha attitudine da vendere, le sue rime fanno rumore e scuotono dal profondo, con prepotenza [..] con lo scorrere dei minuti arriva tutta l’energia che Ugo impiega nell’urlare al mondo la sua condizione.

Da quarantena a coprifuoco il passo non è così lungo. Torna a farsi vivo con delizia per i nostri timpani il lavoro in collaborazione tra Edda e Gianni Maroccolo, “Noio; Volevam Suonar”. Un album che è un sacrificio di intenti, con gli artisti che hanno investito risorse (umane ed economiche) insieme alla Contempo Records per donare in free download questo album. Ne abbiamo parlato così:

La spinta di questa opera sta tutta nelle personalità dei due autori […] Noio Volevam Suonar è figlio di un esperimento che, ad un certo punto, è sfuggito di mano divenendo qualcosa di molto più concreto e valevole di quanto, secondo me, avrebbero pensato in principio i due nuovi Fratelli Caponi.

Un album che abbiamo colpevolmente tralasciato durante la primavera, per poi riscoprirlo sulla coda di questa estate anormale, è Stupide cose di enorme importanza. L’esordio in proprio di Marco Giudici è uno sforzo creativo buono per tutte le stagioni. La sensazione era di avere a che fare con un disco autunnale, il cui ascolto è più che valido in questi giorni, infatti avevamo scritto:

Ora che le giornate si accorciano ed i cuori si appesantiscono, il senso di “Stupide cose di enorme importanza” viene amplificato lasciandoci fare i conti con quanto ci attanaglia. […] Sono sicuro di aver appena metabolizzato un disco che caratterizzerà l’autunno e l’inverno di molte persone, io ci sono arrivato con un po’ di ritardo ma non per colpa mia.

 

Coprifuoco - 5 dischi

 

Il 2020 chiude il cerchio (e ne apre un altro, con delle prime avvisaglie preoccupanti) attorno ad un decennio che ha regalato episodi discografici importanti. In pieno lockdown un disco che non ha di certo bisogno di presentazioni, Mistici dell’Occidente dei Baustelle, ha compiuto dieci anni tondi tondi. Un compleanno che non è passato inosservato sulle nostre pagine:

I Mistici dell’Occidente è un album nel quale, musicalmente, si riconosce benissimo l’estetica pop-rock dei Baustelle. Criticato all’uscita, ancora oggi può risultare di non facile accettazione.
Insomma, tutto si può dire tranne che fu un album banale: va “studiato” per essere compreso, dove per studiare si intende riascoltarlo più volte soffermandosi sui dettagli. C’è il rischio altrimenti di rimanere solo storditi.

“My house, my rules” può sembrare la traduzione inglese di un proclama di qualche zelante governatore regionale, invece sono parole di Myss Keta contenute nella più recente release di Populous, anima queer dell’elettronica italiana che nel suo “W” ha edificato un bellissimo concept sull’extravaganza e la potenza del femminile. Ecco il nostro commento:

La musica è donna ed il producer salentino compone un mosaico con la cura che lo caratterizza da più di un decennio. Sound delicato ma al tempo stesso netto e sostenuto, per contribuire al coinvolgimento sinestetico di vista, tatto e olfatto in un ascolto che si può coraggiosamente definire esperienziale.

 

Coprifuoco – Cinque dischi…più uno

 

Per i più arditi sento di consigliare una produzione che trascende la consueta esperienza d’ascolto per alienarsi su galassie lontane dal consueto. Nicolas Jaar sta sviluppando un percorso evolutivo che dall’elettronica convenzionale, l’ha portato ad esplorare una selva sonora tra soundscaping, ambient e noise. Di sicuro non un ascolto facile, presentato così:

La forma-canzone viene distrutta per ricomporne i minimi termini anche attraverso l’ausilio del silenzio […] in rare occasioni è possibile contare un 4/4 attraverso strumenti percussivi, l’idea complessiva è di un’opera ieratica e multimaterica la cui finalità ultima è l’esplorazione di questa arte che conosciamo tutti come musica. Nella più completa alienazione dalle dinamiche precostituite e dalle più note storture.

Perché anche un coprifuoco può avere risvolti positivi, e produttivi.

 

Giandomenico Piccolo

Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale. Unico denominatore? La musica.

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