Un album su invito il nuovo di J-Ax. L’idea non è una novità assoluta ma brilla nel contesto in cui si colloca. Il private sharing, in quanto concetto primordiale, ha comunque restituito una dimensione quasi parallela al progetto tutto punk e pop-rock sempre vivo e pulsante nell’artista lombardo. Ecco che con J-Axonville (sottotitolo Uncool And Proud) il buon Alessandro Aleotti si accinge a riprendere un discorso lasciato un po’ per strada dopo il ritorno al grande successo riagguantato de Il Bello D’Esser Brutti in avanti.
Dalla rima baciata a incastro e gli scratch d’annata alle distorsioni romantiche ed i power chords minimalisti. J-Ax può esprimersi con cognizione di causa sia in un verso che nell’altro… e lo fa.
Sì, è un ritorno al passato, quello in cui il rapper milanese usciva già con la band al seguito, tralasciando l’impostazione disk jockey più voce, andandosene bellamente per lo stivale cantando a squarciagola brani che si discostavano anche parecchio dalla tradizionale forma Articolo 31. Nonostante la “trasformazione” ebbe comunque inizio sulla coda del sodalizio con DJ Jad. Per molti quelli saranno più o meno gli anni bui della carriera di J-Ax, almeno per coloro che si approcciano agli artisti col paraorecchi e il fare fondamentalista. È il tempo dell’LP Di Sana Pianta che, con (s)fortune alterne, durerà circa dieci anni, a seconda dei punti di vista.
A tal proposito è come se una parte di pubblico avesse deciso che J-Ax sarebbe dovuto restare a vita unicamente un performer Rap. Perdonando in parte la vena creativa e roccheggiante del cantante solo su alcune hit di particolare successo. Una sentenza che gli è sempre stata stretta ma, evidentemente, negli anni deve averlo segnato profondamente, al punto di convincersi che J-Axonville, essendo interamente suonato e scritto col piglio punk e l’attitudine “cazzomene odio tutti – chitarroni” (ma anche parecchio critica) sia da divulgare così, col passaparola. Fuori dai canali principali e seguendo un percorso alternativo. Quasi non avesse numeri e qualità per rientrare nel suo canone principale. Alessà, non è così!
J-Axonville pompa parecchio già di suo, dagli e dacci, come pubblico, una possibilità.
L’album viene reso disponibile col metodo di condivisone fiduciaria l’11 Settembre. Purtroppo nel mondo dello share selvaggio e inconcludente, l’intento di fornire il link alle dieci tracce della selezione in forma privata chiedendo di promuoverlo secondo proprio volere, non ha rispettato tutti i principi ideologici a cui era votato. Tant’è. D’altronde se è la pura condivisione il fine ultimo, meglio si andata così.
Assodata la base musicale punk-rock, di cosa si parla in J-Axonville? Riprendiamo le dieci nuove canzoni di J-Ax una per una.
Nel disco ce n’è per tutti. Si parte dal concetto di vecchiaia anarchica, espresso in Retirement Plan (Vecchio, Drogato E Armato), da costruire per se stessi pian piano negli anni al fine di vivere una terza età “scialla” ma con la punta di misoginia che non guasta. Non senza sentori di giustizialismo molto caro ad una frangia di popolo politicamente schierato con la tenebra intellettiva. Quest’ultima tematica resta ricorrente e ripresa in Killing Cool People Is A Civic Duty (La Gente Cool), ma cambia il punto di vista, e giù di invettive. Talune parecchio razionalizzate e contestualizzate, sia nel presente che nel passato, nei confronti di una cricca di personaggi, spesso collettivizzati in insiemi indefinibili, che cavalcano l’onda del piacere commerciale e della superficialità.
C’è spazio per gli scazzi quotidiani di una vita semplice e normale. L’amichevole J-Ax di quartiere che sbotta quando deve rapportarsi ad alcune barbine figure professionali tipiche della manutenzione domestica. In Death To Contractors (Vi Meritate La Crisi) gli augura il meglio per l’esistenza, senza usare mai parolacce. Si generalizza per raccontare un’esperienza, non per fare di un’erba un fascio. Cosa che invece viene sottolineata a più riprese in Boomer Genocide (L’Unica Soluzione) uno dei tanti pezzi di J-Axonville che manifestano una chiara posizione sociale. L’iperbole aggressiva diventa l’analogia per spiegare col cucchiaino che esistono tante teste di rapanello, quasi tutte generate dalla stessa matrice associativa, che infettano la cultura del buon senso elargendo il proprio veleno culturale a dritta e a manca.
Con Old Punk (Violenza Pedagogica) si raggiungono vette auliche di cruda autocritica. Quella che non prevede pietà, nemmeno per se stessi. L’emancipazione alla soglia dei vent’anni, i ricordi e i racconti di quei momenti si bilanciano alla visione postuma, conseguente di una crescita e maturazione parecchio dura, se vogliamo, dove prende corpo un’amara comprensione. Generazioni trasversali a confronto. Segue la scenetta col chitarrista e youtuber Mark The Hammer – al secolo Marco Arata – in I Never Liked Me (Non Mi Piaccio Più). Nemmeno due minuti di racconti derivati dalle piccole insoddisfazioni proprie della generazione adulta di cui sopra. Va detto che chi ha idea di chi sia Mark The Hammer, riconoscerà in tutto il disco la sua impronta. Oltre al continuo rimando morale ai Ramones che si apprezza a prescindere. A naso dico che c’è parecchia farina del suo sacco. “Diesci” (Cit.).
Con Waterpark Fucking (Nel Cesso All’Aquafun) J-Ax prosegue lo storytelling a sfondo politico (amarissimo) con innesti di vita vissuta tra sessualità, rapporto con gli stupefacenti e la malinconia di una giovinezza vissuta costantemente sulla cresta dell’onda. Per la serie: trova le differenze tra ieri e oggi e poi zitto, muto. Rimpiangi.
Discorso a parte per Narcissistic Bitch (Rotture Di Cazzo), che sulla carta d’identità alla voce professione (qualora ci fosse ancora) porta scritto “rompitrice specializzata di gonadi”. E pure qui giù di invettiva mirata e lucida. Daje!
Più inquadrata nella sfera Rap, almeno per richiami e linea lirica, è Vasco’s Fault (Colpa Di Vasco). Difatti un piccolo scorcio di introspezione si fa spazio a gomitate tra i mille aneddoti che in J-Axonville tengono assieme il plot sviluppato dall’artista. Piccolo omaggio musicale al tema di Mission Impossible e, ovviamente, alle prime opere di Vasco Rossi.
Conclude Ramones Is Sex Music (La Mia Tipa), schitarratissima e scanzonatissima tra sottolineature di cosa è e cosa fa la tua tipa, rispetto alla mia che “meglio”. Olè.
Altro giro altra corsa per J-Ax.
J-Ax ha un suo mondo espressivo che comprende tante sfumature, alcune più delineate di altre e, probabilmente, negli anni maggiormente definite. Tra Rap e punk rock il cantante milanese ci sguazza, J-Axonville ne è la chiara dimostrazione, soprattutto quando segue un progetto ben diverso qual è stato ReAle . Personalmente apprezzo molto la vena creativa ripresa a questo giro e non mi stupirebbe se prima o poi l’autore dovesse riproporre qualcosa del genere anche in opere più canoniche. Staremo a vedere intanto vi invito a trovare il link da qualche parte nel web.
Mario Aiello