Avevamo lasciato Lucio Leoni in primavera. Lo riprendiamo volentieri in questo folle autunno, forte di un annunciato seguito dell’album precedente. Dove Sei Pt. 2 è stato pubblicato il 15 Ottobre per Lapidarie Incisioni – Blackcandy Production.
Il Cosa e il Come di Lucio Leoni in pochi passi. Dove Sei Pt. 2 si può introdurre prendendo in prestito alcune parole servite per enucleare la Pt. 1.
Ovviamente il nuovo LP va a riprendere il discorso esattamente dove si interruppe (né bruscamente, né lasciandoci l’amaro in bocca, anzi) in Dove Sei Pt. 1. In generale:
“Gli elementi traccianti tipici del cantautore romano ci sono tutti: tematiche articolate esposte con frivolezza; concetti elementari narrati in modo aulico; struttura non-struttura canzone dal sapore ora folk, ora d’autore, ora pseudo rap, e anche pop; sprazzi di cultura pop e di cultura popolare. Regina della dissertazione: la parola”.
È una mia espressione, sarò libero di abusarne? Non mi ripeterò. A parte lo “pseudo Rap”, assente giustificato, tutto come sopra. Ma dal genere alla specie non mancano accezioni ed eccezioni. Lo vedremo nel commento alle tracce.
D’altronde Lucio Leoni ha scisso un’opera che probabilmente raggiunge la sua forma ideale nell’interezza dei suoi due tempi scenici. L’artista capitolino è pure questo, non dimentichiamolo mai, ovvero scorcio musicale per allusioni e rimandi teatrali. Intesi non solo letteralmente, ma anche in senso lato con interpretazioni di più ampio respiro. Non unicamente legato al concetto di “suono”. Gli va riconosciuto nuovamente il merito di riuscire a diversificare la propria offerta sui temi in modo coerente ma frizzante. Ciò restituisce all’ascoltatore dapprima una culla sensoriale fornita dallo scorrere delle note e subito dopo il piacere di “leggere”. Proprio l’atto di prendere il testo e decifrarne i passi.
Ecco quindi il solito appuntamento con le dirette protagoniste: le sette canzoni che compongono Dove Sei Pt. 2 commentate una ad una.
Che Lucio Leoni fosse poliedrico non lo scopriamo oggi. L’Archivio Segreto di Galileo ne è l’ennesima dimostrazione. Soprattutto sulle strofe si può riscontrare una sorta di brio compositivo per niente standardizzato, quasi Ska (per intenti). Apre sui pre e incalza sui ritornelli. Qui forse ce lo saremmo aspettato. Partenza col botto, forte, senza eccedere. Dal punto di vista dei contenuti appaiono i primi protagonisti dell’album, ma li inquadreremo meglio poco più avanti. Nello specifico il pezzo vede contrapporsi in modo rispettoso le forze dell’emotività ai freni della razionalità. Niente di nuovo, ma sottolineato con leggiadria di penna. Porca miseria quanto gliel’ho invidiata.
Casa è dimessa e fluente nel proprio lineamento “mormorato”. Mi suona ancora in testa l’arpeggio mutato di chitarra sparato nell’orecchio destro, mentre dall’altra parte lo spazio è per la batteria. Sono quei piccoli dettagli che, seppur non predominanti, sanno mettere in moto tutta una serie di dinamiche attrattive per l’interesse. È un processo sommerso e implicito. Tanta roba con pochi accorgimenti. Il momento del “mare”, le relazioni tra fuochi e fruscii ma anche il futuro, cioè, un tempo avanti e indistinto. Pieno di congetture buone.
Alla numero tre, Francesca, credo di aver preso un volo fantastico su nuvole multicolori. Di nuovo l’estate, il caldo, il tema della partenza (ma non del viaggio in senso stretto), le proiezioni di una vita assieme. Poi un velo grigio e i nomi “Giovanni e Francesca” in terra di trinacria. Falcone e Morvillo. Nessuno potrà farmi cambiare idea. Applausi. Applausi e applausi.
Abbiamo detto della “partenza”. Con Autodifesa il punto di vista cambia e il dilemma che Lucio Leoni sottolinea davvero spiazza. Partire diventa un’azione creativa quando si è disposti a farlo come fosse un’opportunità ma: “Lasci i vizi in partenza ma li ritrovi all’arrivo”. Non solo, ma di fronte a certe sollecitazioni intellettuali non si può spoilerare, non dico il finale, ma il “mentre”.
Senza accorgermene sono giunto alle fasi conclusive di Dove Sei Pt. 2. Quasi Mi Spaventa ci introduce ad una lieve sperimentazione sonora, arricchita da sample precisi e, oserei dire, necessari. Tutte le canzoni di questo secondo tempo autunnale si intrecciano tra loro. Non contigue, non sovrapposte: tangenti in decine di punti. Il nesso narrativo che le unisce non è lineare ma pone l’accento sui medesimi cardini. Nel caso specifico Quasi Mi Spaventa lo fa in chiave dal sentore Vaporwave, proprio come si porta al giorno d’oggi. Ma vuoi mettere come te la declina Lucio Leoni rispetto a un Pincopallino qualsiasi? Aoh! E daje. Chiedo perdono alla romanità.
L’importanza delle cose banali trova il suo perché assoluto in Per Sempre. L’idea e la trascendenza di qualcosa che riempie, sempre appunto, pur apparendo inutile o superfluo. Il senso di aggregazione che porta a cose buone e terapeutiche, lo diamo troppo per scontato. In musica non ci sono grosse fantasie. La canzone prende una strada più semplice e intuitiva, ma altrettanto apprezzabile se paragonata alle sue “colleghe”.
L’ultima traccia di Dove Sei Pt. 2. è la gemella di Mi Dai Dei Soldi. Dal punto di vista squisitamente strutturale e ideologico. Nastro Magnetico è in coop. con i Mokadelic. Quelli delle colonne sonore. Quelli di Gomorra, per essere dozzinali ma ampiamente diffusivi del verbo. Del lungo brano ne è stato prodotto un video full lenght, proprio per sottolineare quanto sia estraneo alle dinamiche di marketing afflittivo praticate oggigiorno. Si riconosce subito la vena stilistica di Lucio Leoni, probabilmente quella più aderente al suo concetto di “arte”: sceneggiature sonore e/o musica per la scena. La collaborazione si esprime, dunque, all’ennesima potenza. La narrazione è il flusso di coscienza sul quale farsi trasportare. Raccontare il pezzo vuol dire togliergli proprio questo, cioè la magia. Senza indugio, il video è portata di click. Basta poco per mettere in moto un po’ di immaginazione.
Cosa ci lascia Lucio Leoni col suo Dove Sei Pt. 2?
Tanta roba. L’ho scritto in riferimento al “primo tempo”, lo ribadisco con fermezza ora. Tutto il progetto Dove Sei è sorretto da solide fondamenta. Un raro caso in cui provo godimento nell’ascoltare le parole. Anche da sole. Senza mettere in secondo piano l’aspetto musicale che nei due momenti ha davvero mantenuto uno standard qualitativo elevato (rispetto alla mission), pur districandosi in diramazioni talvolta opposte tra loro. La coerenza del sound è granitica e forse è stato proprio questo che ha permesso a Lucio Leoni di poter giocare con le parole così a fondo. Ricercando, in semplicità, intrecci dal rimando mai banale, se non dove voluto e per un motivo ben preciso.
Cos’altro dire. Siamo in Italia e le cose belle dobbiamo sperare vengano apprezzate oltre che dalla critica anche dalla “gggente”. Ma al netto di questo, se potessi dare un voto… lo darei. No. Non sono Toni Bonji.
“Tanta roba” l’ho già detto vero?
Mario Aiello
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