Damon Albarn, che di recente ha espresso chiare posizioni riguardo l’importanza della musica nel momento storico che stiamo attraversando, è intervenuto nel podcast Transmission: The Definitive Story, un racconto in otto capitoli della storia artistica dei Joy Division, e dell’evoluzione in New Order.
Tra gli ospiti, anche i membri dei due progetti ed artisti del calibro di Bono, Johnny (“F*cking”, chi vuole capire, capisca) Marr, Liam Gallagher, Pet Shop Boy e Thurston Moore .Tutti hanno concordato sul fatto che i Joy Division avevano quel qualcosa che non si può spiegare, che prescinde dalla mera qualità artistica, dalla capacità esecutiva e dal puro talento.
Il tipico caso dove il tutto è più della somma delle singole parti, ed in particolare Albarn ha enfatizzato un dettaglio peculiare riguardo le recording session della band del compianto Ian Curtis
Il fatto è che suonavano quei dischi dal vivo insieme. Ecco perché a volte sembra che il ritmo non sia esatto e facciano fatica a suonare bene, perché non è affatto semplice suonare in quel modo. Ma poi arrivava la follia di Ian in cima a tutto ciò. Le sue parole e il modo di cantarle incespicano proprio allo stesso modo in cui suonano e cercano di tenere il ritmo, e la sua mente si muove allo stesso modo. È tutto quello che la buona musica dovrebbe essere
Parole che suonano al miele per i numerosi fan di questa band culto, scomparsa quattro decenni orsono ma che continua ad essere seminale per un approccio d’ascolto post-punk dalla forte carica emotiva e dalle stratificazioni sonore irreplicabili.
A ridosso dell’anniversario della tragica morte di Ian Curtis, abbiamo riflettuto proprio sull’importanza di ricordare questa band ed il suo frontman.