Duro colpo all’ego (e probabilmente, anche al conto in banca) di Morrissey: l’ex enfant prodige, frontman ed anima degli Smiths è stato congedato senza troppe remore dalla sua (ormai ex) etichetta discografica, la BMG, affiliata a Sony Music.
L’avvicendamento al ruolo di Executive ha portato l’artista britannico ad essere silurato nonostante i buoni risultati commerciali di “I am not a dog on a chain“, che ha raggiunto la prima posizione in Scozia, Polonia e classifica indie in Gran Bretagna, entrando in top dieci in Francia e Spagna. La scelta dell’etichetta di implementare la diversity (…) nel roster ha portato quindi al taglio di Morrissey, che ha espresso il suo disappunto.
I miei tre album con la BMG sono stati i migliori della mia carriera, hanno rappresentato un periodo fondamentale della mia vita. Ringrazio il precedente team della BMG e tutti coloro che vi hanno partecipato. Per me è ancora importante fare musica a modo mio; non voglio collaborare con un’etichetta che detta in modo così specifico i comportamenti degli artisti.
Specialmente quando non si menziona la parola “talento”
Fare business significa anche effettuare scelte, alcune condivisibili, altre meno. Arrivare a giustificare con la necessità di maggiore diversity il benservito ad un artista, le cui ideologie fluide e controcorrente hanno caratterizzato la carriera, sembra una scusa formulata in modo davvero approssimativo.