System Of A Down: due singoli in aiuto di Artsakh e Armenia

I System Of A Down tornano in auge dopo ben tre lustri dal binomio Mezmerize/Hypnotize.

Musicalmente forse qualcuno non ne sentiva la mancanza, altri, invece, non hanno praticamente mai smesso di fermentare durante l’intero intervallo. Tuttavia, gli scopi umanitari che hanno spinto Serj Tankian e soci a ritrovarsi in studio valgono l’attesa e, se fossi al loro posto, aggiungerei “scusate il ritardo”.

System Of A Down: due singoli per l’Armenia Fund. La musica al servizio degli scopi umanitari come soccorso economico alle popolazioni di Artsakh e Armenia.

 

I motivi dell’inaspettata reunion sono di nobile matrice, dunque. Niente nostalgia, niente occhio al portafogli (qualora ne avessero bisogno). I due singoli Protect The Land e Genocidial Humanoidz sono già disponibili su tutte le piattaforme digitali con il solo fine di raccogliere fondi per la società non governativa e non politica Armenia Fund, deputata al soccorso dei popoli travolti dai conflitti.

L’attuale Repubblica di Armenia è da sempre martoriata da guerre e violenza. Non per ultimi gli attacchi subìti da Azerbaigian e Turchia, che ha catapultato la popolazione, ancora una volta nella sua lunga storia, sul baratro della povertà e dell’annichilimento oppressivo. Poco più di un secolo fa, gli stessi Armeni venivano decimati durante il macabro “Genocidio Armeno”, per opera dei Turchi. Un tema molto caro ai System Of A Down che, durante la loro carriera, hanno più volte portato all’attenzione mondiale in un percorso di riconoscimento storico a futura e indelebile memoria.

System Of A Down

Le dure parole di Serj Tankian sulle violenze perpetrate da Azeirbaigian e Turchia.

«Le aggressioni e le ingiustizie continue contro il popolo armeno in Artsakh e in Armenia da parte dell’Azerbaigian e della Turchia sono una violazione dei diritti umani e un crimine di guerra.

Tutti noi System (Of A Down, ndr) ci rendiamo conto che questa è una battaglia esistenziale per la nostra gente, quindi è molto personale per noi. Ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento è che il mondo metta da parte la politica e sostenga l’Armenia sanzionando la Turchia e l’Azerbaigian e riconoscendo l’Artsakh».

Molto chiara la posizione del frontman dei SOAD che riunisce il sentimento condiviso dell’intera band su tematiche ampiamente approfondite ma, ahinoi, evidentemente per niente introitate dai protagonisti dello scacchiere politico internazionale.

Protect The Land e Genocidial Humanoidz: mai messaggio fu più esplicito. I due singoli dei System Of A Down non fanno sconti a nessuno e non vogliono rischiare di essere male interpretati.

 

Testi, musiche e produzione tutte a firma Daron Malakian, chitarra e seconda voce del gruppo. Lo stilema peculiare dei SOAD c’è tutto, condensato in sole due canzoni per un totale di circa otto minuti di ascolto.

Al riff semplice e andante di Protect The Land si accompagnano liriche lineari e melodiche, a coda lunga, nello stile di Tankian che abbiamo saputo riconoscere senza difficoltà pure in veste solista. Il testo muove gli animi per una presa di coscienza, sottolineando fortemente quanto la libertà e la vita stessa siano costrette a sottostare a meccanismi di violenza fin troppo conosciuti ma mai ostracizzati dalla coscienza comune. Non quella degli oppressi, che continuano con le loro ristrette forze a fronteggiare il male come possono. È la coscienza di chi assiste e non agisce che viene scossa. Quella di chi potrebbe ma non si espone.

L’isteria sonora dei System Of A Down è ben rappresentata dalla breve e intensa Genocidial Humanoidz. Qualche reminiscenza nei confronti della hit B.Y.O.B mi perplime, ma non è il momento di cercare il pelo nell’uovo. Bisognava valorizzare il messaggio oltre ogni ostacolo e ci sono riusciti. Stavolta l’energia sprigionata dalla canzone deve servire come carica per chi lotta contro il “diavolo”. Colui che insegna alla propria prole l’odio delle guerre civili. Il grido comune per tenere alto un morale che è davvero sotto le suole delle scarpe. Le scarpe rotte di una popolazione da sempre oppressa.

Mario Aiello

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