Elegia Americana: Il Pubblico acclama, la critica si divide

Elegia americana è un film diretto da Ron Howard, disponibile su Netflix dal 24 novembre 2020.

Il dramma è tratto dal libro “Hillbilly Elegy: A Memoir of a Family and Culture in Crisis” di J. D. Vance, pubblicato nel 2016.

La pellicola narra le vicende realmente accadute nella vita di J.D. Vance, dal 1997 al 2011 circa, che lo accompagnano nel passaggio da giovane ragazzo (Owen Asztalos), a uomo (Gabriel Basso).

I nonni di J. D, originari del Kentucky orientale, per migliorare le loro povere condizioni economiche si trasferiscono a Middletown, nell’Ohio. Le violenze subite dalla nonna (Glenn Close) segnano irreversibilmente le figlie, causando loro danni per tutta la vita. Una di loro è Beverly (Amy Adams), la madre di J.D.

Beverly si avvicina alla maternità giovanissima e sarà sempre dipendente sia dalla droga che da partner alcolizzati. Il suo umore alternerà momenti di gentilezza e lucidità a lunghi periodi di irresponsabilità, autolesionismo, violenza ed incapacità di badare a se stessa e a suo figlio.

Questa situazione crea in J. D. una profonda insicurezza che si trasformerà in determinazione solo grazie alla presenza benevola della nonna Mamaw, figura cardine per la sua formazione. Significativo è uno dei dialoghi in cui la donna fa riferimento al film Terminator per insegnare al nipote la giusta condotta da assumere nella vita:

Mamaw Vance: Ci sono tre tipi di persone al mondo: i Terminator buoni, i Terminator cattivi e quelli neutrali.

J. D. Vance: Tu sei buona.

Mamaw: Non lo sono sempre stata. Ho dovuto imparare. Potresti farlo anche tu.

Carico di questi insegnamenti, il ragazzo, pur subendo atti di bullismo dai coetanei e aggressioni dalla madre, si arruolerà nei Marines. Partirà per l’Iraq e successivamente riuscirà ad entrare nella prestigiosa facoltà di legge presso l’Università di Yale.

A contatto con il mondo accademico, J. D. si confronterà con un ambiente elitario che non aveva mai conosciuto e che non gli appartiene. In una scena del film, il divario tra le due sfere sociali emerge in maniera eclatante quando, seduti al tavolo, non solo dovrà chiedere alla fidanzata Usha (Freida Pinto) la modalità d’uso delle numerose posate, ma nel momento in cui rivelerà con orgoglio le sue origini, farà calare il silenzio fra gli altri commensali: professori e compagni di corso saccenti e di alto rango.

Nonostante la volontà di un riscatto personale, però, J.D. metterà sempre al primo posto la famiglia e si prenderà cura della madre nonostante tutto.

Elegia Americana: Il Pubblico acclama, la critica si divide

Elegia Americana

Il Pubblico lo acclama, La critica si divide

 

Se la critica americana ha fortemente contestato Elegia Americana, il pubblico lo ha accolto straordinariamente.

Da un lato infatti, le voci (e le penne) oltreoceano non placano i giudizi efferati nei confronti di un film considerato politicizzato, edulcorato e poco attendibile. A difesa della prima accusa, bisogna riconoscere che la misera situazione dei proletari bianchi, così come sono stati descritti da Vance, non è particolarmente presente nella filmografia americana.

La fetta di popolazione bisognosa e sfruttata dei sobborghi rurali è infatti l’ombra degli Stati Uniti, un paese che tende a puntare i riflettori sulla classica perfezione del sogno americano. I “poveri bianchi” arrabbiati, frustrati, delusi, restano spesso al buio ma sono, tuttavia, esistenti: la loro presenza è stata determinante nelle elezioni presidenziali del 2016, durante le quali è stato eletto Donald Trump anche grazie al loro voto.

Dall’altro lato, il racconto di un film dall’impianto classico, con storie di vita vera e con personaggi – magistralmente interpretati – appartenenti alla classe media e che si mostrano nelle loro imperfezioni, ha portato il pubblico ad apprezzare il disincanto di Elegia Americana.

UN FILM DA OSCAR?

 

Sebbene a volte troppo lenta, la pellicola è comunque coinvolgente. Si percepisce che in principio la distribuzione fu concepita per la sala e non esclusivamente per lo streaming. Il film, inoltre, è ricco di nomi importanti che potrebbero facilmente consentirgli di partecipare alla corsa agli Oscar.

A cominciare dall’impronta del regista Ron Howard (A Beautiful Mind, Apollo 13, Il Grinch, Il codice da Vinci), passando alla sceneggiatura di Vanessa Taylor (premio Oscar come migliore sceneggiatura originale per La forma dell’acqua) e alle musiche di David Fleming e del celeberrimo Hans Zimmer (Il re Leone, Il Gladiatore, Interstellar, Dunkirk, Il Codice da Vinci, etc.). Arriviamo infine ai costumi di Virginia B. Johnson che, paragonati alle fotografie reali che scorrono nei titoli di coda, ci mostrano quanto il lavoro fatto anche sotto quel punto di vista abbia reso ancora più verosimile l’interpretazione attoriale.

Tasselli imprescindibili oltre ai nomi sopracitati, infatti, sono le attrici e gli attori che hanno animato questa storia amara. Sono stati in grado non solo di trasmettere il senso di soffocamento che può derivare dalle gabbie familiari narrate, in cui il valore della lealtà supera e schiaccia la volontà di realizzazione della propria persona, ma anche di farci sentire il dolore derivante dalle urla e dalle violenze subite.

Sguardi frustrati, disperati e risentiti, che non tutti sono in grado di incarnare in maniera così eccelsa. Su tutti si sono distinte Amy Adams (sei candidature agli Oscar) e soprattutto Glenn Close (sette candidature agli Oscar) che quasi non si riconosceva.

Per scoprire se il pensiero del pubblico sarà opposto al giudizio della critica, aspetteremo con ansia il 25 aprile 2021, quando si terrà la cerimonia dell’Academy in cui, eccezionalmente, per fronteggiare i problemi distributivi della pandemia, saranno ammessi tutti i film usciti entro il 28 febbraio 2021.

 

Santina Morciano

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