Primo lungometraggio per Domenico Emanuele de Feudis: “Il Legame” (disponibile su Netflix) si dimostra una pellicola valida che miscela folklore, esoterismo e gli spazi geografici del Sud.
Il Legame – la trama
Dopo anni trascorsi lontano da casa, Francesco (Riccardo Scamarcio) torna al paese natio per fare visita alla madre Teresa (Mariella Lo Sardo), che vive in Puglia in una grande casa rurale insieme alla coetanea Sabrina. Con lui, Emma (Mia Maestro), la compagna che si appresta a sposare, e la piccola Sofia, affezionatagli come se fosse suo padre.
Inizialmente affascinate dagli scorci di una Puglia aspra ed inesplorata, un morso di tarantola subìto da Sofia nella notte imprigiona madre e figlia in una fascinazione che assume contorni extraterreni, in una spasmodica ricerca di fuga da uno scontro con forze che non si possono evitare.
L’intero trattamento filmico è edificato sugli studi etnografici di Ernesto De Martino, tra gli antropologi più brillanti d’Italia che ha fatto luce su folklore, società e bizzarrie di quel Sud particolarmente aspro, localizzato tra Lucania ed entroterra pugliese.
De Feudis non ne fa segreto, proponendo in apertura una citazione di De Martino che esplicita “Il Legame”: una fascinazione, rapporto diretto che si instaura tra chi produce e chi riceve il malocchio. Questo solido impianto concettuale porta in dote elementi che trascendono dalla mera creduloneria, convogliando esoterismo, magia e quadri rustici per una tensione emotiva sviluppata con armonia, almeno per la prima ora.
Peccato per la porzione finale: manca la soluzione geniale tanto quanto latita un minimo di mestiere che avrebbe congedato il film con una sufficienza meritatissima. Si assiste ad un mix di effetti e dinamiche horror posticce, cliché diluiti che non rendono merito ai paesaggi cupi ed il groviglio orrorifico che minaccia lo spettatore.
Riccardo Scamarcio evanescente quanto basta (non sempre chi produce un film dovrebbe riservarsi un ruolo da protagonista), l’equilibrio attoriale è affidato alle performance di tre donne che rappresentano generazioni diverse. Unite nella lotta per una precarietà iniziale che si evolve in autentica forza portante, tanto nello sviluppo di trama quanto nel conflitto inscenato, le attrici disegnano una nuova trinità in linea con le appropriazioni di genere che stanno caratterizzando la società.
La sensazione che ci accompagna ai titoli di coda, dopo un’interessante carrellata di foto di quel Sud cerimoniale, è di tanti messaggi dalla profondità inevasa in questa prima prova sulla lunga distanza.
Un’occasione sostanzialmente persa, perché a larghi tratti “Il Legame” ha evidenziato gli strali di un buonissimo horror italiano e poteva suscitare impressioni molto meno incerte.