Il 13 Febbraio di ogni anno ricorre il World Radio Day, la Giornata Mondiale della Radio, istituita nel 2011 dall’UNESCO.
World Radio Day – storia
Il 13 febbraio 1946 l’Organizzazione delle Nazioni unite mandò in onda, sul notiziario UN news, questo messaggio: “Queste sono le Nazioni Unite che chiamano i popoli del mondo”. Era la prima trasmissione radio dell’ONU.
Nel 2011 l’UNESCO dichiarò il 13 febbraio il giorno del compleanno della Radio, da festeggiare in tutto il mondo affinché fosse riconosciuto il valore sociale e culturale del mezzo di comunicazione di massa più popolare di sempre, nonché il più radicale dopo l’invenzione della stampa.
World Radio Day 2021
Quest’anno, tema centrale della giornata mondiale della radio sarà “Evoluzione, Innovazione e Connessione”.
Il World Radio Day, in Italia organizzato da Radiospeaker.it, sarà trasmesso in diretta streaming dalle 10.00 alle 18.00. Oltre cinquanta gli ospiti che vi prenderanno parte, tra cui Linus di Radio Deejay, Alvin di R101, Dj Ringo di Virgin Radio, Andrea Delogu di Radio Due.
World Radio Day
EVOLUZIONE, INNOVAZIONE E CONNESSIONE
Le vecchie radio sono ormai vendute come oggetti di antiquariato, con il loro “old fashion style”. In quanto mass media, tuttavia, la radio conserva ancora la caratteristica di uno strumento rivoluzionario e dal valore insostituibile. Dal 1909, anno in cui Guglielmo Marconi brevettò il primo radiotelegrafo, non ha mai smesso di connettersi con il mondo intero. Così come la sua evoluzione e la sua importanza – a livello globale – non si sono arrestate.
Ancora oggi, nelle poche zone dove internet e la tecnologia non sono arrivate, la radio costituisce il mezzo fondamentale per la diffusione di notizie, idee ed opinioni. In molti Paesi poveri del mondo, ad esempio, attraverso l’utilizzo delle emittenti radiofoniche si è garantita una corretta informazione (tra l’altro a basso costo) sull’educazione igienico sanitaria, necessaria durante la crisi pandemica che stiamo vivendo. Inoltre, anche dalle nostre parti, in questo periodo il suo ruolo è stato fortemente riconsiderato, visto il crescente fenomeno delle “fake news” e l’affidabilità che da sempre porta con sé.
La radio è stata resiliente ai cambiamenti e ha saputo adattarsi alle innovazioni tecnologiche contemporanee. Si pensi per ultimo al DAB+, la radio digitale destinata a sostituire definitivamente l’FM (modulazione di frequenza).
Oltre questo, le va riconosciuto anche un valore educativo, perché stimola una certa sperimentazione del linguaggio. Ha, inoltre, formato le menti di molte generazioni di giovani nel passato, soprattutto se si pensa alle famose “radio libere”. In Italia si comincia a parlare di radio libere tra il 1974 e il 1975 quando, dopo che la radio smise di essere esclusivamente appannaggio dello Stato, iniziarono a spuntare da ogni parte nuove realtà radiofoniche.
IL RUOLO DELLA RADIO. IL CINEMA RACCONTA
Non solo dalle grandi città ma anche e soprattutto dalle piccole radio di provincia venivano fuori le voci più interessanti. Un esempio fu la tristemente nota “Radio Aut”, fondata da Peppino Impastato nel 1977 ed usata come mezzo di denuncia, attraverso la quale il giovane giornalista siciliano prendeva in giro la mafia, come racconta bene il film “I Cento Passi” di Marco Tullio Giordana.
Radio libere che presto sarebbero diventate private, alcune delle quali avviate verso un destino commerciale. Un po’ come la storia di “Radio Raptus”, soprannominata poi Radiofreccia, nell’omonimo film di Luciano Ligabue, che termina con l’amaro, ma sincero, monologo alla radio del protagonista Freccia.
Diversi sono i monologhi e discorsi radio resi famosi dai film. Dal “Discorso Del Re”, in cui Tom Hoopern nei panni di Giorgio VI d’Inghilterra annuncia, attraverso la radio, l’ingresso in guerra contro la Germania (uno degli annunci forse più importanti della sua vita a livello personale e collettivo), fino ai monologhi irriverenti, ribelli e poeticamente rock del “Conte (Philip Seymour Hoffman) e della sua troupe, nella radio pirata di “I Love Radio Rock”. Un film che mette in luce l’ostilità tra la radio/nave pirata britannica più famosa di tutti i tempi e lo Stato.
Ma di emittenti “illegali” ce ne sono state molte, tanto in Europa che in America, nate proprio perché si vedeva e viveva la radio come forma di espressione libera e spontanea, che dava voce anche ai più giovani. In questo senso esemplare è un film del 1990, “Pump Up The Volume” (“Alza Il Volume”), in cui uno studente – timido di giorno – di notte esprime tutta la sua esuberanza con la sua radio, raccontando i sogni e le frustrazioni dei ragazzi della sua generazione.
Si sa, la radio ha giocato un grande ruolo anche durante le guerre, trasmettendo per di più comunicazioni belliche e notizie dal e del regime. A tal proposito è doveroso citare due grandi film che mettono in luce il connubio radio-guerra e che Robin William ha saputo raccontare con la sua eleganza e umorismo.
Uno è “Good Morning Vietnam”, dove il disc jockey dell’aviazione americana, Adrian, dal comportamento politicamente scorretto, riempie la stazione radiofonica stravolgendo le regole con coinvolgente sarcasmo e musica rock. L’altro, “Jackob Il Bugiardo”, in cui la radio rappresenta una speranza per gli ultimi sopravvissuti di un ghetto.
Senza andare troppo lontano, a novembre dello scorso anno è uscito un film con Sergio Castellitto dal titolo “ Il Talento Del Calabrone”, ambientato a radio 105. Nella pellicola la radio diventa un set per uno scenario thriller.
Da notare che non è solo la radio – come apparecchio elettronico e mass media – ad apparire sul grande schermo; accade anche il contrario. In passato, spesso veniva trasmesso il cinema in radio, e gli stessi attori interpretavano gli adattamenti per la radio creando particolari atmosfere.
World Radio Day
LE CANZONI ALLA RADIO O LA RADIO NELLE CANZONI?
Se consideriamo la quantità di canzoni – del panorama italiano ed internazionale – che citano tra le loro strofe la radio, è facile rendersi conto che si tratta di un “accessorio” di valore presente nella nostra quotidianità molto di più di come potremmo immaginare.
La radio è il sottofondo delle nostre vite, che ci tiene compagnia e si muove dai semplicissimi versi folk di Eugenio Finardi, “perché con la radio non si smette di pensare”, passando per “Radio Conga, dal centro della jungla” dei Negrita, fino ad arrivare al rap ed il rock di “Radio Baccano” di Gianna Nannini e Jovanotti.
Con l’arrivo della televisione sicuramente qualcosa è cambiato. Tuttavia, nonostante l’invasione prepotente del grande schermo, la radio è riuscita a mantenere il suo posto nella società con una certa dignità.
Ci sono sempre stati i nostalgici della radio, quelli che non hanno accolto con entusiasmo, al tempo, l’arrivo della nuova tecnologia; quelli che preferivano la voce della radio al volto della Tv, come i “ The Buggles” che cantavano “Video killed the radio star”.
E come non citare il rock di “Radio/Video” dei “System of down” o “This Is Radio Clash” dell’omonimo gruppo. Oppure “Do You Remember Rock ‘N’ Roll Radio” dei Ramones, ma anche Beyonce con “Radio”, in cui esprime decisamente il suo amore per “Lei” – I think i am in love with my radio ‘cause it never lets me down.
Ma se di musica e radio dobbiamo parlare non si può certo omettere l’inno alla radio per eccellenza. Vi dice niente “Radio Gaga”? Potete dare tutte le interpretazioni che vi piacciono ma questi versi dei Queen li lascerei parlare da soli:
Radio, someone still loves you. Let’s hope you never leave old friend, Like all good things on you we depend
Giunti fin qui non resta che salutarci augurando buon compleanno alla nostra cara vecchia radio.
Claudia Avena