“Solo Tutto”, l’affascinante diario di Massimo Pericolo

Ho la porta dalla parte della maniglia. Con questa tagliente metafora Massimo Pericolo riassume la versione di un se stesso più maturo, più consapevole delle proprie (grandi) potenzialità. Il rapper di Brebbia sembra dirci che è tornato più forte di prima e che niente può fermarlo.

La frase in questione infatti appartiene a “Debiti”, il secondo dei quindici brani che il giovane rapper ha firmato per il suo ultimo album: “Solo tutto”.

 

Il ritorno di Massimo Pericolo

 

Uscito il 26 marzo, a due anni di distanza da “Scialla semper”, disco con il quale ha debuttato, “Solo tutto” rappresenta una conferma dell’energia, della crudezza e della specificità lirica di Massimo Pericolo.

La sua personalità, reale e genuina, spicca in tutti brani ottenendo un grande effetto empatico da parte dell’ascoltatore. Una capacità di storytelling come quella presente nei brani “Airforce” o “Brebbia 2012”, ad esempio, dura e dolce allo stesso tempo, romantica in modo quasi adolescenziale e diretta, non si vedeva sulla scena italiana da almeno una generazione.

Così Massimo Pericolo sembra quasi riportarci alle emozioni che abbiamo vissuto con il Marracash del 2008, ricordandoci la bellezza semplice delle storie di periferia, delle fughe d’amore, del rapporto con il denaro, con la famiglia e la povertà.

 

Solo Tutto 

 

Se il lato della produzione appartiene quasi del tutto al nome di Crookers, le collaborazioni presenti sono invece variegate, dando all’album un aspetto mai monotono: Venerus, Salmo, Madame, J Lord spiccano nel team.

Ognuno di questi nomi aderisce perfettamente al brano in cui collabora; nessuna voce sembra fuori posto. Una tracklist ben studiata. Non passano inosservate inoltre le sonorità distribuite in tutto l’album: profonde, distorte, piene di effetti, a tratti paurose, in altri in stile house.

Massimo Pericolo Solo Tutto

 Massimo Pericolo, traccia per traccia

 

In “Casa nuova”, che apre le danze, si affrontano i cambiamenti di vita dell’autore, dove è facile percepire il vivo della lotta tra passato e presente. Segue “Debiti”, brano dal virtuosismo metrico fresco in cui ogni barra è un pugno proverbiale che non manca mai il bersaglio. Con “Ca**o culo” e “Sai solo scopare!” cavalchiamo invece l’onda della rabbia, della sfida e della spensieratezza. Qui MP si diverte e si mostra senza remore.

È con la successiva “Airforce” però che incontriamo un Massimo Pericolo tenero, quasi adolescenziale, malinconico e allo stesso tempo arrabbiato. Probabilmente si tratta di una delle perle più lucenti dell’album. Ricorrono poi gli imprescindibili temi del legame con la strada, delle dinamiche familiari difficili e degli amici di un tempo: “Bugie”, “Fumo” e “Beretta” sono quindi perfettamente in linea con il Pericolo che abbiamo imparato a conoscere, dalla penna fumante come una pistola e dalla sensibilità celata.

Non sopporto questi padri amareggiati e tristi, senza virtù si fanno figli con i vizi, scrive in “Bugie”, dimostrando una certa maturità concettuale e poetica nell’esprimere un pensiero così realistico e delicato.

La chiusura – “Brebbia 2012” e “Stupido” – invece diventa quasi straziante: frasi nette come polaroid quotidiane popolano i brani e trasformano Massimo Pericolo in una sorta di poeta di strada, capace di un nuovo curioso romanticismo che non risparmia lo slang più impuro.

Le riflessioni su di sé, su chi lo circonda, sulla società e sull’amore non perdono di credibilità, così come non la perde il nostro rapper, che dimostra come il successo non lo abbia trasfigurato.

L’artista è così come lo si vede in tutto l’album. Lo capirebbe chiunque, al primo ascolto. Massimo ci spinge a leggere le pagine del suo diario, belle e scure; Ci racconta le sue esperienze e le deduzioni che ne ricava.

Il risultato è inevitabile: dall’ascolto si esce sazi e arricchiti, come dopo aver esplorato un bel romanzo di cui vorremmo ci fosse presto un sequel.

 

Alessia Santoro

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