Il secondo disco del rapper classe ’96 Playboi Carti, “Whole Lotta Red”, pubblicato il giorno di Natale 2020, ha conseguito un record molto significativo: non parliamo di copie vendute, ma di professionisti coinvolti nella realizzazione del long play.
Se sul piano delle featuring il numero è abbastanza ristretto (solo 3, con Kid Cudi, Kanye West e Future) lo stesso non si può dire dei producer: ben 23 per confezionare le 24 tracce. Numeri estremamente alti, racchiusi in un ascolto che scollina di poco l’ora.
Sul perché abbia sentito la necessità di lavorare con 23 producer, Playboi Carti ha fornito spiegazioni in prima persona.
Ci sono rappers ai quali piace circondarsi di altri rappers, io sono un rapper che ama stare con i producer. Sono sempre alla ricerca di nuove sonorità, come fossi un direttore che coordina i producer. Amo fare così. E non mi piace fissarmi su un solo produttore. Continuiamo a diventare vecchi [detto da una persona di 24 anni… ndr.] ed è importante per me avere giovani che mi dicano cosa funziona meglio. Non avrei mai pubblicato questo disco senza questa continua ricerca di producer ai quali dare la giusta vetrina per far vedere quanto valgono. Per me è stato totalmente normale.
Si tratta quindi di scelte, e di una visione d’insieme molto chiara per Playboi Carti.
Ho provato a definire ogni singola traccia. Io lavoro così, non mi concentro mai su una canzone pensando “ok, questo è il mio singolo”, mantengo la visione d’insieme su tutto il progetto. Nella mia ricetta il singolo viene scelto dai fan non appena l’album è pubblicato.
E sembra proprio funzionare bene la cucina di chef Playboi Carti, visto che il suo “Whole Lotta Red” ha debuttato al primo posto nella classifica U.S.A. curata da Billboard.
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