“Canto degli sciagurati” anticipa il nuovo disco di Massimo Zamboni

E i CCCP non ci sono più.

Lo cantava qualche anno fa Vasco Brondi (che intanto ha pubblicato una nuova canzone): com’è vero che una delle più folgoranti esperienze artistiche del panorama alternativo italiano è bella che conclusa da ormai trent’anni, è anche palese che le persone dietro quel progetto continuano a sfornare musica inedita.

Ne sappiamo qualcosa con i più recenti risvolti mefistofelici di Gianni Maroccolo, ma oggi è il turno di Massimo Zamboni, che torna a farsi sentire con “Canto degli sciagurati”.

Una traccia inedita che apre a “La mia patria attuale”, long play dal titolo eloquente programmato per l’autunno del 2021.

Canto degli sciagurati racconta una storia eterna. Una storia che percorre i secoli, che sempre si ripresenta e sempre pare concludersi in chiave tragica: quelle delle mille rivolte del passato e del futuro, eternamente stroncate sul nascere. Chiama alla necessità di prendere su di sé la responsabilità degli accadimenti, di non rinchiudersi in un guscio confortevole, ma di accettare che la memoria ci penetri e ci conduca. Sta a noi la scelta (ancora una volta, la responsabilità) sul come farlo.

Queste le parole di Massimo Zamboni per presentare “Canto degli sciagurati”, un ascolto che si caratterizza da venature cantautorali ed una strumentale che lascia volare la mente ai trascorsi dei CCCP/CSI.

 

“Canto degli sciagurati” – Testo

 

Madre madonna degli sciagurati santa patrona del malaugurio
croce e carezza dei malcapitati sfarzo e corona di ogni tugurio

Mamma madonna degli sciagurati signora nostra e di tutto ciò che è
vergine e luce dei diseredati questo è ciò che sembra, ciò che sembra non è

L’onda immensa del popolo minuto chiama la tempesta e l’edificio crollò
sacra la vittoria delle moltitudini non temo ciò che viene, temo chi è venuto già

Chi non ha avuto casa ancora, casa ancora non avrà
chi è restato a lungo solo, solo a lungo resterà

Povero cristo dalla testa reclina non avere un tetto non si chiama libertà
nel lento funerale di ogni cosa viva non temo ciò che viene temo che è venuto già

L’onda immensa del popolo minuto chiama la tempesta e l’edificio crollò
sacra la vittoria delle moltitudini non temo ciò che viene, temo chi è venuto già

(Parlato): La scarica li prende con le braccia al cielo / in mezzo al silenzio delle labbra cucite / “Noi siamo uno, e nessun altro”, hanno il coraggio di urlare mentre arrivano i colpi / e da ogni foro sgorga qualcosa che verrà chiamato memoria // Ad ora scura, la seconda piena / ed è dentro a quel tuono / che li sappiamo ansimare / pazientemente / crollare // E il vento porta via con sé / tutta l’insufficienza della parola “pace”

Tra gli artisti che hanno fatto parte dell’esperienza CCCP/CSI c’è Giorgio Canali, che di recente ha pubblicato il suo nuovo album “Venti”.

Giorgio Canali – Venti: un inno amaro, come la vita

Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale. Unico denominatore? La musica.

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