Non manca la preziosa dote dell'(auto)ironia a Lino Spinelli; il cantautore partenopeo classe ’90 sceglie, infatti, il moniker Spinelli per tutti. Anche se ricorda qualche slogan di pannelliana memoria, l’utilizzo di tale nome d’arte è da ricercarsi nelle abitudini scolastiche di chiamare per cognome. Il ponte tra passato e presente definisce la messa a fuoco su “Audiocassette”, long play d’esordio prodotto in totale indipendenza.
L’artwork di copertina che arriva dal passato: i colori e la grana degli scatti di un tempo, portati a sviluppare da qualche annoiato fotografo, mostrano un bambino che imbraccia una chitarra giocattolo. È la previsione del Lino Spinelli che sarà, quello che fra il 2017 ed il 2018 plasmerà a Roma venti idee musicali prima di scartarne la metà nel gioco “chi butti giù dalla torre”.
Quelle che sopravvivono superano anche una pandemia e sono pubblicate con le prime fioriture di questa primavera, regalandoci un’esperienza d’ascolto caratterizzata e caratterizzante. Dieci brani che, citando lo stesso autore, rappresentano una compilation personale, un unicum di generi, ispirazioni e sensazioni fissate nella memoria dal suono caratteristico delle musicassette. Il supporto che di recente ha incassato la dipartita del suo creatore viene celebrato nella traccia numero sei. Esulando dal mero tributo, sono le impronte sonore che si susseguono in questa mezz’ora di vita vissuta a dare validità alla proposta integrale.
Spinelli per tutti si insedia tra le increspature del pop da cantautore capace di orientarsi come un esperto navigatore; un Magellano dell’easy listening a suo agio tra episodi maggiormente analogici e sferragliate di campionature digitali. C’è l’itpop, testi a presa rapida sui timpani dell’ascoltatore ed un mood di leggerezza che rende più velate le profondità intime, quegli incisi dove si cerca di mantenere ermetismo ma alla fine tutto diventa di pubblica piazza.
Su tutte svetta, a parere personale, “L’inferno sono gli altri”: riff di synth immediato (ed i giri strani della musica mi riportano alla mente i Pop X) che apre ad un ritornello dalla ritmica basso/batteria killer. Tanta roba.
Ma parlare delle singole tracce o inerpicarsi in paragoni con nomi esotici di chissà quale scena risulterebbe un esercizio che rischia di offuscare la concretezza delle cose: Spinelli per tutti archivia un esordio a suo modo stupefacente. Tropicalismi e stilemi più canonici vengono suonati e prodotti bene, con idee, contenuti ed impostazione molto lucida. Il rischio di perdersi quando si gravita attorno a galassie del pop così eterogenee è dietro l’angolo, ma alla soglia dei suoi trent’anni il nostro dimostra il giusto grado di maturità per rendere lecite le aspettative attorno ad ulteriori pubblicazioni.
Spinelli per tutti commenta le canzoni di “Audiocassette”
Tutte le cose
Scritta nei miei anni universitari salernitani, è una canzone che appartiene a un periodo in cui facevo un tipo di musica diverso. Il testo è uguale, mentre l’arrangiamento ha subito numerose modifiche. Sono “tutte le cose” che avrei voluto dire a quel tempo, a quella persona, quando ogni giorno tornavo a casa dall’Università.
Chissà com’è
Chissà com’è cambiare le scarpe e fare, finalmente, passi da gigante. Bisognerebbe chiederlo a chi ci è riuscito veramente, a chi ha vinto la paura e ha sciolto la colla che lo teneva immobile. Perdersi è un attimo, ma per afferrarsi ci vuole coraggio. Chissà com’è accorgersi che, quando il giorno finisce, in fondo non sei solo e certi profumi li puoi dimenticare…o ricordare. Perso, pensa a te, anche se il cielo è diverso e ti sembra di non riconoscerlo. Guarda meglio. È sempre lo stesso, sei cambiato tu. A poco a poco, hai fatto passi da gigante.
Venerdì sensazionale
Il “venerdì sensazionale” è il venerdì tipico dei fuori sede a Roma, quando da persona improvvisamente sola (organismo unicellulare) ti ritrovi circondato da sconosciuti con cui fare festa. Ma gli sconosciuti chi sono: le persone che conosci nel weekend o quelle con cui ha passato l’intera settimana? Il titolo è un gioco di parole, perché nasce dalla somiglianza tra sensazionale e senz’ansia.
Ogni secondo
Ogni secondo descrive una lunga notte in cui gli occhi non si chiudono, quando si crea una strana, forte reazione con un altro essere umano. Il viaggio è stato fisico (la canzone nasce in Calabria) ma anche metaforico. Ci sono io, con le spalle al muro, i miei pensieri tra le mani, e di fronte a me scorre il mondo così com’è: metafisico. Dentro la testa parte un altro film.
Regionale 5263
Questo brano ha un arrangiamento volutamente vintage, fatto per essere ascoltato in treno, mentre il paesaggio ti scorre davanti agli occhi dal vetro del finestrino.
Audiocassette
Questo intermezzo musicale racchiude l’idea di fondo del disco. Tre canzoni, di tre band diverse, degli anni Novanta più la mia audiocassetta. È possibile ascoltare il nastro che si riavvolge, suono tipico di quegli anni. A ogni riavvolgimento corrisponde un sound diverso e inaspettato.
L’inferno sono gli altri
Quando hai delle scadenze che non riesci a rispettare, l’inferno sono gli altri; quando senti la pressione salire, l’inferno sono gli altri; quando sembra che la notte non voglia finire, l’inferno sono gli altri. Eppure, quel senso di inadeguatezza ed ansia che ci portiamo addosso vorrà forse dire che a volte siamo noi l’inferno per gli altri.
Penelope
L’attesa è il filo conduttore tra Penelope e questa canzone. Penelope “tesse trame e trama inganni” mentre attende Ulisse. Io intreccio le parole di questo testo, mentre aspetto di sostenere uno dei miei ultimi esami universitari. Il personaggio di Penelope l’ho studiato a fondo, tra luglio e agosto, e da una frase della mia professoressa è nata l’ispirazione. L’ispirazione, però, non basta: è con l’aiuto del mio amico Clemente che scriverò il ritornello. È ancora fine luglio e siamo in Sicilia per l’Indiegeno Fest. Tra un concerto ed una visita al teatro greco di Tindari, lasciandomi guidare dalle correnti sullo stretto di Messina, Penelope è già reale nella mia immaginazione. Ad agosto torniamo a Napoli e sono le quattro del mattino. L’ispirazione continua e qualche settimana dopo siedo su un bus per Roma, per sostenere quell’esame, ed in solitaria compongo il resto di quello che sarà, poi, il mio primo singolo: Penelope. È estate inoltrata, ma bisognerà aspettare gli ultimi suoi spiragli –la fine di settembre –per la musica.
Falso Nueve
Questo è il pezzo più indie dell’album, dal testo solo apparentemente sconnesso. In realtà, racconta l’estenuante convivenza con il caos che solo l’alcol può alleviare. Si conclude con la decisione di rimandare le cose a un altro giorno, nella speranza che, quando quel giorno verrà, il Falso Nueve sarà ancora lì sullo scaffale in alto a destra.
Last Tango
La melodia calma di Last Tango ci accompagna all’uscita, evocando tramonti color arancio e gonne piene di vento di ragazze che danzano. A Parigi o altrove poco importa, quando il giorno volge al termine non resta che un ultimo ballo.
Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale.
Unico denominatore? La musica.
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