Le storie racchiuse in “Immaginari, parte 1”, il nuovo disco di Canarie

Tornano alla carica Paola Mirabella e Andrea Pulcini, i nomi dietro il progetto artistico Canarie.

La primavera del 2021 assiste alla fioritura di “Immaginari, parte 1“, pubblicazione che darà alla luce in autunno il capitolo 2 per un ascolto che si espande tra le mezze stagioni; per il momento, sono state svelate otto tracce su un totale di sedici.

Suoni elettropop dal marcato gusto vintage raccontano di sentimenti, d’amore e di relazioni alternando intimismo a cinica leggerezza, che emergono da un sostrato di malinconica ombrosità.

Se vuoi dare al samba la bellezza hai bisogno di un poco di tristezza. Tristezza che ha sempre la speranza di non essere triste prima o poi.

Canarie prende in prestito le parole di Vinicius De Moraes per focalizzare il nucleo tematico di questi brani, che fanno il buono e cattivo tempo tra ballate acustiche, episodi psichedelici e ipnotici. Una piccola galassia da navigare come cosmonauti curiosi: per orientarci al meglio, abbiamo chiesto a Paola Mirabella e Andrea Pulcini una bussola. 


 

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Ecco il track by track di Canarie, le spiegazioni di ogni brano contenuto in “Immaginari, parte 1”.

 

 Immaginari, parte 1 – Track by track di Canarie 

 

QUADRI RIBELLI

La canzone inizia con una serie di domande che omaggiano alcune immagini di Gesualdo Bufalino. C’è un bilancio finale della propria esistenza e uno sguardo alla propria compagna di vita, un istante prima di morire: la voglia di fuggire come un quadro ribelle, l’accettazione di una fine inevitabile, un ultimo sorriso prima di addormentarsi per sempre e fregare l’insonnia. A livello strumentale Quadri Ribelli ha un incedere binario e suona come se fosse digerita da un mangianastri. Mellotron e clarinetto danno una dimensione da piccolo ensemble da camera. Una ballata lo-fi alla Loving.

BRODO

Tra i due protagonisti di Brodo sembra essere tutto finito. La nebbia si è impadronita della luce e dei loro sentimenti. È penetrata dentro casa come un incenso indiano. Un gas pronto a eliminare i loro corpi quasi estranei. Eppure, in questo rapporto lacerato, dove neanche le scorie sembrano avere un briciolo di energia, due labbra di corallo dentro una sfera di cristallo, appaiono dal nulla. Come un oracolo, rivelano che a volte l’amore non è altro che “chiedersi cosa mangiare finché il cuore si muove“. Meglio dunque continuare a “stare insieme, fermi a fissare le ragnatele, spolverare gli universi e non specchiarsi per scoprirsi diversi“. Il dado è tratto, ma la minestra è pronta. A livello strumentale le trame di synth, chitarre e cori si incastrano in modo sinuoso e avvolgente prima di sciogliersi in un ritornello liberatorio da cantare in macchina con il vento tra i capelli.

TOPEXAN

Topexan è una canzone che parla di adolescenza, primi amori, lotta tra l’ansia di dover cambiare e l’uso di un famoso detergente che aiuta a nascondere quell’urgenza di maturità. È una ballata narcotica e monocorde, condotta da una chitarra elettrica lo-fi. Si apre in ritornelli più orchestrali per sciogliersi in un finale catartico con un intreccio di cori. Un omaggio alle atmosfere care all’alt-folk di Andy Shauf.

ESTATE ITALIANA

A livello strumentale il brano parte da un sample sincopato realizzato da Emanuele Triglia su cui si innestano visioni lisergiche che prendono spunto da “La Pelle” di Curzio Malaparte. La notte porta visioni stranianti nei sogni lucidi di una coppia che ha appena avuto l’ennesimo diverbio. Solo un’altra estate italiana può allontanare la fine della loro relazione, con un’onda calda e satura di synth che si sciolgono su una cassa elettronica stile disco.

CICLOPI

Anche una pietra riesce a cambiare la forma dell’acqua e l’umore del mare. A volte occorre essere come Ciclopi e scagliare un sasso per rompere la nostra corazza esteriore. Trovare un Nessuno che ci porti a scavare dentro di noi per fuggire dal tempo che ci circonda come un tuffo in un’altra dimensione. A livello strumentale il brano ha un incedere marziale, che fa largo uso di distorsioni e omaggia l’hypno-rock dei Tame Impala, con finale progressive alla King Gizzard and The Lizard Wizard raddoppiato di velocità.

Canarie Immaginari

BASMATI

Tutte le terapie di coppia, le riflessioni, le speculazioni sull’amore, ci renderanno ottimi opinionisti, ma poveri amanti. I due protagonisti della canzone vivono nello stesso piatto, ma si sentono separati come due chicchi di Basmati. Prima dell’ora del giudizio universale però, il puzzle si ricompone e vediamo i due seduti nella prima fila del loro cinema preferito a guardare l’atto finale della loro esistenza. Basmati è forse il pezzo più squisitamente pop della prima parte, con un incipit che omaggia le “Innocenti Evasioni” di Battisti ed evoluzioni melodiche alla Belle and Sebastian. Il tutto su un portamento di batteria sostenuto e un groove di basso che gioca sui vuoti e pieni.

UNIVERSO

Universo è un rapido susseguirsi di pensieri associativi sul rapporto tra l’uomo e questo complesso “contenitore” di pianeti, stelle e galassie. In quale modo il nostro futuro, il nostro aspetto, la nostra attrazione sono influenzati dalle “meccaniche celesti”? Forse, l’unico modo per calmare la nostra inquietudine è quello di restare “fermi come statue a pensare se farà caldo o pioverà nell’aldilà. Efissare tutto il giorno l’universo, per dissolverci in quella immensità”. Rispetto alle sonorità del disco in Universo si preme l’acceleratore su ambientazioni elettroniche con l’uso di synth, arpeggiatori, drum machine e un finale a tratti disco-shoegaze.

AVVOLTOI

Ad Avvoltoi è affidata la chiusura della prima parte di Immaginari. È la straziante storia di una relazione che non riesce a concludersi prima che i due amanti divorino le loro carcasse a vicenda come avvoltoi. Nel finale, su una spiaggia desolata, spunta una luce che sa di richiesta di grazia. Da parte di uno dei due c’è un’ultima preghiera di affidare la loro storia al mare. Liquefare i loro corpi e ricordi e conservarsi sotto sale. Avvoltoi è una ballata acustica con un arrangiamento fatto di pad e suoni eterei. La batteria entra solo alla fine per il conclusivo momento catartico orchestrale, con un solo di chitarra alla Richard Hawley.
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Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale. Unico denominatore? La musica.

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