Impressioni d’ottobre accompagnano la pubblicazione del nuovo disco di Cesare Isernia; il cantautore partenopeo collabora con la label Apogeo Digital Hall per dare alla luce il suo quinto capitolo discografico intitolato “Via d’uscita”. Una raccolta di canzoni inedite che arriva da lontano, e, nel segno della continuità con la precedente pubblicazione datata giugno 2019, questo elaborato si presta anche a finestra di riflessione sui più recenti due anni, caratterizzati dalla pandemia che ha acuito la crisi del music business.
Sono stato spettatore di questo disastro che ha provocato dolore per l’arte e per gli artisti. La pausa, soprattutto nel primo lockdown, è stata un immersione totale nella scrittura e nella composizione di nuove canzoni. Il disco è nato tutto in quel periodo. Mi resterà come ricordo bello di un periodo davvero imprevisto. È stata una dura prova per tutti. Solo il tempo ci dirà cosa davvero è cambiato e se questa pandemia ci ha insegnato ad essere più umani.
L’utopia, in fondo, è una forma d’arte.
Queste le parole di Cesare Isernia che introducono il long play, noi intanto ci apprestiamo ad approfondirne i suoi dettagli.
Cesare Isernia – “Via d’uscita” – Recensione
La proposta d’ascolto si compone di dieci episodi in linea con il lascito maturato dall’artista nei suoi quattro dischi precedenti. Impreziosito dalla direzione artistica di Claudio “Gnut” Domestico, “Via d’uscita” si presenta nudo per scelta espressiva; less is more direbbero in ambiti di marketing e comunicazione, ed anche in questo caso le scarne strutture strumentali contribuiscono a dare un senso di immediatezza ai brani.
Sono canzoni nate da un periodo sofferto, la cui urgenza espressiva respira blues con echi di soul e gospel, senza per questo snaturare una certa vocazione pop. Cesare Isernia è cantautore navigato, e nei testi, impostati principalmente in italiano, lascia spazio al napoletano per restituire le sue coordinate geografiche d’appartenenza, ma anche per tributare il giusto onore a quel magma socio-culturale fatto di un quotidiano mai piatto.
L’introspezione e l’intensità, nel caso di Cesare Isernia, coincidono con un caos calmo dalle tinte fortemente autunnali: “Via d’uscita” è un prodotto discografico tanto valido quanto sincero; trasparente nei concetti e che non ha bisogno di cosmesi per rendere concreto ciò che si intende condividere. In tale prospettiva, lecito pensare all’esperienza d’ascolto come una continuazione del torpore tipico di questo periodo dell’anno: una colonna sonora per le giornate che si accorciano ed i cuori che si appesantiscono.
Di chissà cosa, sta ad ognuno definirlo.
Avanti con la musica fatta di piacere nel comporre e interesse nel creare connessioni.
Cesare Isernia – “Via d’uscita” – Track by track
Credi in te
“Credi in te” è una canzone che rappresenta la canalizzazione di un flusso di pensieri nati dall’osservazione delle tendenze caratteriali della società civile dei nostri tempi: i pregiudizi, la presunzione, la “social aggressività”, la tendenza a scaricare sugli altri o sulle cose ogni colpa quando qualcosa non va. Sono tutte caratteristiche sociali, queste, destinate a procurare infelicità perché non educano l’essere umano a mettersi al centro della propria vita e non lo abituano a responsabilizzarsi e rendersi causa di quello che si è in ogni momento della vita. In un contesto simile si sviluppa una spirale di tensione che investe un po’ tutti prima o poi e ci vuole tanta consapevolezza per restarne indenni. È nato tutto da una frase, la prima, venuta fuori passeggiando da solo in un bosco. Memorizzai la prima frase in linea melodica sul cellulare (la conservo ancora).
Se ci penso
“Se ci penso” nasce dalla considerazione che ogni mese del calendario ha una sua precisa caratteristica che lo rende unico e speciale. La meraviglia della natura che si riflette in ogni mese e rende entusiasmante vivere i 12 mesi di ogni anno. Le cose cambiano però quando perdiamo una persona cara o finisce un amore importante.
La Luna che parla
Questa canzone è la descrizione di un viaggio di fortuna di migranti verso le nostre coste.
Tua
Un manifesto sulla forza e l’indipendenza delle donne. Ho conosciuto tante donne così.
Quando piove a Napoli
Quando a Napoli piove a dirotto lo scenario diventa allo stesso tempo da apocalisse e magia. Una donna cammina libera sotto la pioggia battente.
Sotto ‘a Luna
Il primo dei tre brani in dialetto parla della fine di un amore e lo scontro del protagonista con la disillusione di un credo potente ormai smantellato. Un uomo cammina da solo di notte accompagnato solo dal suo graffiante dolore.
Quella parte di te
Abbiamo gli occhi per guardare, le mani per toccare, la bocca per assaporare ma c’è un entità sconosciuta al mondo che è proprio quella che guarda, che tocca e che gusta. Qualcuno la chiama anima, altri la chiamano vita. È sicuramente la parte più autentica di noi che non si vede, non si tocca e non si assapora ma c’è. Non ha nulla a che fare con la nostra forma esteriore e nemmeno con le nostre sensazioni ed è l’unica vera protagonista della nostra esistenza.
Marilyn Monroe
Il secondo brano indialetto è il ricordo ancora innamorato di una vecchia storia d’amore con una ragazza bellissima che forse somigliava a Marilyn.
Un attimo
“Un attimo” è l’esatto momento prima di dire cose che feriscono come un’arma. Questa canzone è stata ispirata da un meraviglioso cortometraggio di Eduardo De Filippo dal titolo “Pericolosamente”.
A’ Via Crucis
La chiusura del disco spetta alla Via Crucis d’amore di un uomo esasperato da un amore impossibile.
Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale.
Unico denominatore? La musica.
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