“We’re Arctic Monkeys and this is ‘I Bet You Look Good On The Dancefloor’. Don’t believe the hype”.
Sono passati circa 12 anni da quando Alex Turner ha pronunciato queste parole. Quante cose sono cambiate in tutto questo tempo e, soprattutto, quanto siamo cambiati anche noi (?).
Sabato 26 e domenica 27 maggio la band di Sheffield è venuta a fare breccia nei nostri cuori a Roma, nella splendida Cavea dell’Auditorium – Parco della musica. Non potevo di certo perdermi l’occasione di ascoltare alcune delle mie canzoni preferite nel posto più magico della Capitale. Sabato ero lì e voglio raccontarvi come è andata.
TRANQUILITY BASE HOTEL + CASINO (ALBUM)
Prima di parlarvi del concerto, vi lascio un paio di riflessioni riguardo il loro nuovo lavoro.
L’11 maggio gli Arctic Monkeys ci hanno condotto nel Tranquility Base Hotel + Casino. C’è chi è entrato volentieri e chi invece ha preferito restare fuori. L’album ha diviso i fan, tra chi rimpiange i vecchi tempi e chi apprezza questa nuova scia.
Se ci riflettete bene, non avevamo bisogno di questo disco per notare il cambiamento. I nostri ragazzi avevano fatto un bel salto già con Humbug nel 2009, per poi proseguire con i successivi. Più che trasformazione, dobbiamo parlare di maturità. Non ci troviamo dinanzi a dei ragazzini che escono a combinare mattate tra amici, ma persone che conducono ormai una vita “adulta”. Potrebbero risultare anche ridicoli e ripetitivi se non si rinnovassero.
Personalmente, al primo ascolto l’album non mi aveva entusiasmato particolarmente. Anzi, l’avevo trovato alquanto monotono e noioso. È anche vero che al primo ascolto non mi piace quasi mai nulla. Dopo aver ripassato tutti i dischi precedenti, l’ho rimesso su e tutto mi è sembrato più chiaro.
Tranquility Base Hotel + Casino rappresenta la maturità artistica raggiunta dagli Arctic Monkeys. Probabilmente frutto più dell’idea del leader che dal resto della band, ma resta comunque una nuova tappa di un percorso unico.
Ma per dare un giudizio completo mi ero riservata di vederli dal vivo.
TRANQUILITY BASE HOTEL + CASINO (LIVE )
Il compito di aprire le danze è spettato a Cameron Avery. Anche in questo caso la scelta è stata azzeccatissima, come le precedenti volte con i The Kills e Miles Kane.
Alle 21:30 circa le luci si spengono e ad illuminarsi è il logo “MONKEYS” sullo sfondo. Alex, Matt, Jamie & Nick (accompagnati da altri soci) salgono sul palco e si inizia a fare sul serio.
“Four out of five”, primo brano estratto da Tranquility Base Hotel + Casino, dà inizio alla scaletta. Si prosegue con i pezzi che hanno dato la celebrità agli Arctic Monkeys, come “Brianstorm” e “Crying Lightning”. Essendo quest’ultima la mia preferita penso di aver lasciato sul posto un po’ di dignità e sicuramente la voce.
Un’ora e mezza vola velocissima tra pezzi nuovi e memorabilia. Tra le migliaia di luci dei cellulari sulle note di “Cornerstone” e tra “Mardy Bum” richiesta dal pubblico e cantata a a capella. Ai “Grazie mille, Roma” pronunciati da Turner, si aggiunge una mini citazione a Mina con le parole “Adesso, arriva lui” tratte da “L’importante è finire”.
Gli Arctic Monkeys sono in grandissima forma ed è inevitabile accorgersene. Il concerto si conclude con “R U Mine?”. Il pubblico qui si scatena, ma forse è troppo tardi, perché il live ormai sta terminando.
Le reazioni del pubblico
Non potevo di certo evitare di parlarvi del pubblico ai concerti degli Arctic Monkeys.
Ero in terza fila, ma per le ragazzine intorno a me era più importante fare video di 6/7 minuti, per poi riguardarli durante il concerto, mandare messaggini a tutta la rubrica, invece che godersi un concerto. È bello avere dei ricordi di momenti importanti, ma quando è troppo è troppo.
In più, carissime, se vi infastidisce il caldo, la gente che salta, balla e vi spinge, c’è un posto bellissimo che hanno creato per voi : si chiama Tribuna ed è prevista la seduta. La prossima volta vi consiglio di prendere quei biglietti in quel settore lì.
Il pubblico è l’unica pecca che segnalo in questo contesto, anche se mi ero già preparata per questo.
Le mie considerazioni personali
In conclusione, quello di sabato forse non sarà stato il più bel concerto della mia vita, ma per me resterà uno dei più speciali. Vederli dieci anni fa, quando erano ancora dei pischelletti trasandati, sarebbe stato un sogno. Purtroppo dieci anni fa avevo 13 anni e i miei non mi avrebbero lasciato gironzolare da sola per andare ai concerti.
Gli Arctic Monkeys hanno accompagnato i miei anni di liceo e questi anni universitari. Quattro anni fa a Pistoia sono stati il mio primo vero concerto e da lì è cambiato tutto. Sono cambiata io, ma anche il mio modo di vedere ciò che mi circonda.
Quello che è successo sabato aggiungerà altri piccoli tasselli. È come se io e gli Arctic Monkeys crescessimo insieme, anche se ognuno per fatti suoi. Che siano o meno diversi, che siano più maturi o meno, mi emozioneranno sempre. Ed ora il grosso problema sarà che “I’m in trouble again” e devo superare questo post-concerto.
Assunta Urbano
Foto copertina: Roberto Panucci (Indipendente Concerti)