La felicità è racchiusa nelle piccole cose che La musica può fare

In un Paese in preda ai più biechi istinti, La musica può fare e fa la differenza. Ne sono convinto. E di sicuro lo sono anche i ragazzi dell’associazione culturale Club 33 giri di Santa Maria Capua Vetere, che organizzano questo piccolo gioiellino di festival nel casertano a cui io e tantissime altre persone siamo particolarmente legati.

La settima edizione si è svolta non come di consueto in territorio sammaritano. Dai giardini di Villa Cristina, infatti, per ragioni logistiche, ci si è spostati all’Arena Ferdinando II, nella vicina San Nicola La Strada. A 13 km dal Club 33 giri, come simpaticamente indicava un cartello segnaletico posto all’ingresso dell’arena.

Un cambio di location che non ha rivoluzionato né stravolto l’identità del festival. Lo ha confermato anche il presidente dell’associazione Francesco Rauccio, che dal palco ha ringraziato sentitamente la Pro loco e le Istituzioni sannicolesi per la disponibilità e l’accoglienza. 

A parte quello strutturale, non vi è stato nessun cambiamento sostanziale significativo, dunque. Confermati i mercatini nei giardini e le amache nell’area relax,  i panini buoni e le birre a prezzi onesti, i sorrisi sinceri e gli abbracci sentiti. Questo è un contributo importante a cui si fa fatica a rinunciare. In parte, ogni anno si torna anche per stare insieme, per fare festa, per contribuire a rendere meno triste questa terra tanto martoriata. 

Si torna con la consapevolezza di trovare persone in grado di trasmettere calore, vicinanza ed affetto, più che un mero staff organizzativo. La musica può fare incontrare amici di concerti o persone nuove con le quali condividere momenti di vita comune, di socialità. E a volte può fare anche del bene, restando umani e solidali nei confronti di chi è più debole o sfortunato.

Anche quest’anno, infatti, parte del ricavato è stato devoluto ad un’associazione che opera nel sociale. Nello specifico alla Onlus Movimento l’Aura, e il contribuito servirà a finanziare le attività di assistenza ad indigenti ed homeless.

A volte la felicità è racchiusa nelle piccole cose che La musica può fare.

I concerti de La musica può fare VII

I concerti della settima edizione hanno avuto inizio intorno alle 20, con l’apertura affidata al progetto Tartaglia Aneuro. Andrea si è presentato sul palco in formazione completa e si è esibito per circa un’ora, alternando i brani che lo hanno reso celebre, come Le range fellon’, ai nuovi inseriti nell’ultimo lavoro Oltre. Significativo  l’intervento di Alfonso D’Auria, a metà concerto. Uno show apprezzato dal pubblico, che ha salutato l’artista flegreo tra richieste di bis e scroscianti applausi.

Molta attenzione è stata riservata anche al secondo gruppo in scaletta, i Malmö. Il quartetto casertano ha presentato alcuni brani tratti dallalbum d’esordio “Manifesto della chimica romantica”, uscito lo scorso Ottobre. La band abbina sonorità dal sapore post rock a testi decisamente raffinati. Molto preparati musicalmente, hanno saputo deliziare i presenti con un’intesa esibizione. 

Maiole è stato il terzo artista a salire sul palco de La musica fare. Sammaritano di nascita, bolognese d’azione, Marco ha all’attivo un ep ( Pollen ) e tre dischi (How to Feel Warm, Last For Motifs e Music For Europe ) e racconta di essere tornato a casa per dedicarsi alla scrittura. In trio, si è esibito per circa un’ora anch’egli, coinvolgendo i tantissimi giovani accorsi. A fargli da spalla, per un paio di canzoni, è intervenuto il giovanissimo rapper MasaMasa, reduce dall’esibizione al MIAMI festival. 

A chiudere questa settima edizione ci hanno pensato i padovani Hit-Kunle ed il loro Tropical Rock. Il trio veneto si è esibito proponendo i brani dell’album d’esordio In The Pot.  Un connubio di generi, dal quale emerge un rock intriso da influenze afro e soul, che gli ha fatto guadagnare la stima di chi, come il sottoscritto, non aveva ancora avuto il piacere di incontrarli live.

Dalle gradinate dell’arena,  infine, ad immortale il tutto, i meravigliosi acquerelli di Andrea Spinelli. 

Com’è andata, insomma?

È andata che di giornate così, e di realtà come l’associazione Club 33 giri, il nostro territorio ne ha un bisogno ingente. Giornate dedicate alla bellezza, all’arte e alla cultura nelle sue mille sfaccettature – e dove l’obiettivo primario non sia esclusivamente  il mero profitto – sono necessarie; oserei dire vitali per la sopravvivenza culturale di queste terre. 

La musica può fare e deve fare. Lasciamola agire e sosteniamola sempre.

Salvatore D’Ambrosio

 

Reportage fotografico a cura di Tiziana Teperino – © Copyright 2018 – Tutti i diritti riservati

 

 

Napoletano, curioso, estroverso, ama il sud e la sua gente, la buona cucina, la letteratura, il cinema, la musica, il calcio ed il mare. Adora viaggiare

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