Al mondo ci sono vite meravigliose, che valgono la pena di essere vissute… e raccontate.
Questa è la storia del creatore di Wonder Woman e delle sue due mogli, narrata nell’opera cinematografica del 2017 di Angela Robinson, intitolata “Professor Marston and the Wonder Women”.
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Professor Marston and the Wonder Women
LA TRAMA
La storia narra di come, durante gli anni Venti, Il professor William Moulton Marston (Luke Evans) e sua moglie Elizabeth (Rebecca Hall), intraprendano una relazione poligama con una studentessa del loro corso di psicologia, Olive Byrne (Bella Heathcote). Durante il tempo trascorso insieme, i tre portano a termine l’invenzione della macchina della verità, che i coniugi Marston avevano già elaborato in precedenza, ma che riuscì a funzionare solo dopo il contributo di Olive.
Elizabeth è una donna forte, intelligente e di carattere, che cerca di mantenere la mente aperta e di andare, con non poche difficoltà, oltre i limiti delle convenzioni sociali. Olive è bella, posata ed arguta, in grado di ammaliarti grazie ai suoi modi delicati, ma di sorprenderti quando meno te lo aspetti. Due poli opposti, che fondendosi insieme formano la donna perfetta.
Una storia al di fuori dell’ordinario. Totalmente lontana dagli schemi dell’epoca, ma che sarebbe ugualmente lontana dagli schemi attuali, dal momento che, a quasi un secolo di distanza, ancora ci troviamo a lottare per il diritto all’amore libero.
MENAGE A TROIS NEL CINEMA
Certo, questo non è il primo né l’unico ménage à trois presente nella storia del cinema. Ricordiamo ad esempio “The Dreamers” (film del 2003 di Bernardo Bertolucci) o “Vicky Cristina Barcelona” (scritto da Woody Allen nel 2008). O ancora “Jules et Jim” (1962) e “Le due inglesi” (1971) di François Truffaut, entrambe catalogate da molti come storie a tre, ma in cui si intravede, più che un amore reciproco, una persona indecisa se amare l’uno o l’altro.
La diversità di questa vicenda nasce dal contesto in cui si manifesta, ovvero gli anni Venti, un’epoca decisamente più restrittiva rispetto agli anni Sessanta che fanno da sfondo a “The Dreamers”, o agli anni Duemila del film di Allen. Senza contare che, a differenza delle altre, si tratta questa volta di una storia reale.
IL SADOMASOCHISMO E LA TEORIA DISC
Un giorno William si imbatte per caso nell’arte del bondage e del sadomasochismo e ne rimane affascinato, intravedendo in essa la dimostrazione pratica di una teoria da lui elaborata anni prima, intitolata “Disc”. Secondo questo modello comportamentale, è di fondamentale importanza che una persona si sottometta ad un’autorità da essa scelta. Questa è in grado di esercitare il proprio predominio grazie alla persuasione, ossia l’atto di sedurre così intensamente il sottomesso da condizionarne i desideri. Secondo Marston, la persuasione rappresenterebbe la chiave per l’amore, la felicità e la pace. Al contrario, chi non è in grado di sottomettersi genera condiscendenza, che alla lunga sfocia in rancori, criminalità e guerre.
LA NASCITA DI WONDER WOMAN
Dal femminismo, dalla macchina della verità, da Olive, da Elizabeth, dalla teoria “Disc”, dal bondage e dal sadomasochismo, dall’amore fra donne, da tutto questo e da molto altro, nel 1941 nasce Wonder Woman, la prima donna supereroina creata da William Marston.
Il successo è immediato, e con esso anche le accuse di aver posto alla mercé di ragazzini immagini di una sessualità scandalosa e troppo esplicita.
ANALISI
Marston è stato definito un semplice perverso, un uomo che voleva donne sottomesse. Teoria che va in netto contrasto con il fatto che abbia passato anni a lottare per fare in modo che le donne ottenessero gli stessi diritti degli uomini. Alla fine del film, riflettendo, si nota che la sua intera vita appare quasi come un mezzo servito a far incrociare le strade delle due donne che aveva accanto, e ciò pone il suo personaggio come l’unico veramente sottomesso.
La critica non è stata benevola, né con lo stile di vita del professore né con la pellicola della Robinson, dimostrandosi prevedibilmente bigotta come la stessa società di allora. Chi non ha saputo apprezzare questa storia è a mio avviso incapace di saper leggere tra le righe e di distaccarsi dal perenne impulso della società odierna di vedere il marcio dietro ogni cosa.
In molti hanno voluto sottolineare esclusivamente il lato scabroso della sessualità nata dal ménage à trois, non considerandolo come una naturale conseguenza dell’amore provato dai tre. In nessun caso vedrete una scena di questo film uscire fuori dal seminato. Nessun momento fuori luogo, nessuno si spingerà oltre il dovuto.
Tutto è al proprio posto mantenendo un’eleganza di fondo il cui scopo è sottolineare costantemente la purezza dei loro sentimenti. È forse per questo che non è stato apprezzato lo stile piuttosto leggero in cui si manifesta la vicenda. Molti sostengono che non sia stato dato il giusto peso a questioni delicate come il sadomasochismo e il bondage, dimenticando che pratiche del genere non hanno bisogno di un peso se avvengono nel privato, rispettando la libertà e il consenso dell’altro.
L’approccio fisico dei tre, per quanto contestabile, avviene in maniera totalmente delicata e naturale, con la stessa ingenuità di un ragazzo che scopre il proprio corpo per la prima volta.
Non sta a me giudicare i messaggi violenti o troppo espliciti presenti all’epoca nel fumetto o la vita di una persona che ha avuto il coraggio di essere diversa. Sono convinta che non tutto ciò che vediamo ha la responsabilità di dover influenzare in qualche modo il pubblico. Ci sono storie che, semplicemente, vanno raccontate così come sono accadute. E questa, per me, è una di quelle.
Nel corso della sua carriera il professor Marston pubblicò un libro intitolato Le emozioni delle persone normali, ma l’accezione “normali” sta a significare “ordinarie, tipiche” e non quello che intendiamo oggi con questa parola. Non sempre ciò che è normale è giusto e ciò che è diverso è sbagliato.
«Normale? Cos’è normale?».
La normalità è solo una questione di maggioranza.
Federica Brosca