Che Kutso di concerto a Largo Venue | Reportage Live

 

Un dato: Sabato 20 Ottobre 2018 i Kutso hanno infiammato Largo Venue.

Prima di addentrarci nel racconto della serata, però, è necessaria una premessa.

Esattamente quattro anni fa i Kutso non sapevo chi fossero. Me li ritrovai in apertura ad un live dei Management Del Dolore Post Operatorio all’Orion. Fu il mio primo concerto a Roma. Nemmeno i secondi avevo mai sentito nominare, ma da sempre mi piace scoprire nuovi gruppi dal vivo. In quel caso, però, mi ero prefissata di imparare le canzoni a memoria nel giro di un paio di settimane.

Sinceramente, dopo un paio di giorni i Management li ho lasciati perdere. Gran gruppo, ma leggermente lontano dai miei gusti. Invece, ho passato ben due settimane in fissa con l’album Decadendo (su un materasso sporco). Quel cd l’ho comprato poi al concerto ed è subito diventato uno dei miei principali ascolti. Da lì in poi non mi sono più persa neanche un concerto della band nella Capitale.

In questi anni sono cambiate molte cose, tra cui la formazione. Curiosissima di vedere questa trasformazione, sabato non potevo mancare.

 

GLI OPENING ACTS 

In apertura i riflettori sono puntati sui Mai Col Germani. La band, originaria di Tivoli, con sonorità a metà strada tra il pop/rock ed il cantautorato,  ha attirato l’attenzione dei primi fan accorsi al locale. Con “Zozza” e “Il sesto a calcetto” si guadagnano meritati applausi, rallegrando ampiamente il pubblico. E questi due brani finiscono dritti dritti tra le hit delle mie serate romane.

A seguire è toccato ad Esc tener caldi gli spettatori nelle prime file. Ricordo che circa un anno fa, quasi per scherzo, Francesco Botti inviò “Luna in piena” –  una cover di Nada – a Radio Rock, un’istituzione a Roma. Da lì credo ce ne siamo innamorati un po’ tutti, speaker compresi. E ieri è stato bella riascoltarla dal vivo insieme ad  altri brani inediti. La sua fantastica storia tra Modena e Roma mi sento di dire che ci appartiene.

 

FINALMENTE I KUTSO, E CHE KUTSO! 

Senza alcuna ombra di dubbio, i romani sono dei gran pigroni. Se Matteo, cantante e leader dei Kutso, non li avesse richiamati dall’esterno, sarebbero rimasti a bighellonare fuori.

Verso le 23 il concerto ha finalmente inizio. Ad aprire le danze è “Che Effetto Fa?”, il brano che dà il titolo all’ultimo album della band, uscito il 28 settembre.

L’impatto che ha la nuova formazione sul pubblico è subito positivo. Luca, Brian e Bernardino sono  capaci di attirarci  in brevissimo tempo verso le prime file. In particolare Brian, che in questi live ricoprirà sia il ruolo di tastierista che chitarrista. Per i primi brani Matteo sembra leggermente teso, forse con la paura che ci fossimo dimenticati dei suoi Kutso. E invece no! Anzi, ci si scatena sia sui brani nuovi che sui pezzi storici.

Come da tradizione, si ripetono le classiche scenette con le braccia in alto su “Questa Società”, dove il frontman interagisce felicemente con i suoi fan.

Un’ora e mezza vola in tranquillità, tra i nuovissimi (e ben accolti) “Le Rose Morte”, “Manzoni Alieni”, e le memorabili “Alè”, “Aiutatemi” e “Lo Sanno Tutti”.

Il live termina con un bis di “Che Effetto Fa?” e “Io Rosico”.

Si è ripercorsa quasi interamente la discografia della band. È mancata solo “Compro Una Tv”, ma non me la sento di lamentarmi.

 

CHE KUTSO DI CONCERTO | IL COMMENTO 

Quando sei legato affettivamente ad una band – nel mio caso perché è stato il  primo concerto in città – è strano vedere sul palco persone diverse da quelle con cui l’hai apprezzata la prima volta. È un po’ come quando la zia ti presenta il nuovo compagno. Non sai se sarete in sintonia ma speri possa essere quello giusto.

La mia paura era, in effetti, che potesse venire a mancare quella magia che mi li aveva fatti amare da subito. Era una paura infondata, ed è stato bello sbagliarsi.

Dunque, non sarebbe esatto dire “i Kutso sono tornati”, perché i Kutso non sono mai andati via. L’anima e il cuore della band sono impersonificati da Matteo Gabbianelli, e lui non è andato proprio da nessuna parte. La nuova  formazione ha dimostrato di avere gli attributi in regola per dare continuità ad un progetto ben avviato.

La cosa che più adoro dei live dei Kutso è il cantare a squarciagola quei pezzi in cui mi ritrovo al 100 %. Torni a casa e dormi tranquilla, come se avessi davvero mandato a quel paese tutti quei balordi che sei costretta ad incrociare nella vita. È una sensazione fantastica, dovreste provarla. Potreste iniziare partecipando ad un live dei Kutso.

 

 

Assunta Urbano

Assunta vive a Roma ed è laureata in Lingue, Culture, Letterature,Traduzione presso La Sapienza. È una divoratrice di musica (specialmente britpop anni ’90) ed un'assidua frequentatrice di concerti. Ama i film tragicomici, legge libri classici, viaggia per il mondo, ma soprattutto mangia tanta tanta pizza.

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