Riflessioni d’autore e new wave di classe: l’atterraggio partenopeo dello Sputnik di Luca Carboni
Il bello del web è che ti permette di avere risposte chiare ed immediate, a patto che tu sappia cercare. Avevo vaghi ricordi d’infanzia di Luca Carboni, ed in particolare un concerto, una festa di piazza che ho scoperto risale ormai a sedici anni fa. Nel mentre, ho sempre riservato qualche attenzione alle release discografiche dell’artista bolognese, ma questo ricordo si collega alla pazzesca voglia di andare a sentire il suo Sputnik, atterrato una sera di venerdì a Napoli.
Il report
Due anni e mezzo dopo l’ultima volta nel capoluogo partenopeo, la possibilità di ascoltare il suo live, in quello che ritengo un buon club (Casa della Musica) in termini di dimensioni e capienza, diventa dunque emblema della strada che sta prendendo il pop, e di quali siano ormai le location dove questo genere è di scena.
A guadagnarne è la qualità dello show. Fin dalle prime note, caratterizzate dall’outfit (camicia rossa e cravatta nera) che strizza l’occhio ai Kraftwerk, si sente un Luca Carboni carico e completamente immerso nell’atmosfera più diretta. La band si dimostra affiatata, ed inediti più recenti si alternano ai brani pubblicati in un arco temporale di tre decenni. Anni durante i quali i fan sono cresciuti, si sono innamorati e magari hanno avuto modo di recarsi al concerto insieme ai figli.
Proprio l’amore è uno dei fili conduttori della setlist, sia per la predominante presenza nei titoli dei brani sia sul piano contenutistico. Menzione grossa così ad “Il mio cuore fa ciok”, che dal 1993 ha passato più tempo fuori che nelle scalette dei tour. Ora rivive grazie ad una campagna di sensibilizzazione ai problemi cardiaci, curata dallo stesso Luca Carboni, e ad un arrangiamento ammodernato in piena linea con la direzione artistica del disco pubblicato da qualche mese.
Aleggia per tutta la durata del concerto un concreto sentore di new wave, synth e campionatori saturi d’elettronica che scuotono gli spettatori dai comodi seggiolini posizionati in tutto il parterre, e La Casa della Musica diventa una dancefloor.
“Bologna è una regola” viene spinta ai limiti del suo elettropop; stessa sorte tocca a “Luca lo stesso”. Sopravvive il rock di “Inno Nazionale” e “Ci vuole un fisico bestiale”, episodi intoccabili, spinti dal pubblico che li canta a gran voce, mentre le “Fragole” sono sempre “buone buone” e suonano fresche di stagione, nonostante dal 1984 e da quel sorprendente “…intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” siano passati 34 anni.
Resta intatta “L’amore che cos’è”, forse perché già più vicina alle recenti evoluzioni di sound, forte di dinamiche del ritornello che nella musica italiana hanno poche eguali. Spacca il cuore in quattro parti, invece, il set acustico che vede susseguirsi “Farfallina”, “Gli autobus di notte”, “Stellina” e “Silvia lo sai”: quattro storie sussurrate in racconti senza fronzoli o vesti dorate, forse nel modo più giusto.
Il congedo arriva con “Vieni a vivere con me”, dopo più di due ore di musica live tenute con ritmo incalzante da Luca Carboni e la sua band.
L’atterraggio partenopeo dello Sputnik
È stata una grande festa? Forse no, e non se ne sentiva neanche tanto bisogno: la giusta alternanza fra momenti leggeri e riflessioni d’autore rende pieno merito al repertorio di un artista che non ha nulla da invidiare, sul piano creativo, ad un ventenne affamato di raggiungere grandi frange di ascoltatori, attraverso l’ausilio delle giuste collaborazioni pescate nello scenario musicale emergente.
È confortante scoprire che Luca Carboni c’è, artista di classe cristallina che porta sul palco un immaginario concepito un po’ per tirare le somme di oltre trent’anni di carriera, un po’ per comprendere e provare sulle proprie canzoni gli effetti delle più recenti derive pop.
Salire su un satellite ed osservare dall’alto cosa succede quaggiù resta un esercizio vincente.
Mi auguro di non dover attendere altri sedici anni per il prossimo atterraggio.
La gallery
Il Reportage fotografico è a cura di Tiziana Teperino – © Copyright 2018 – Tutti i diritti riservati.
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Complimenti all’organizzazione curata da Veragency: un live che inizia puntuale e permette una serena fruizione da parte di tutti, proprio in un periodo in cui le polemiche sugli orari dei concerti in Italia sono all’ordine del giorno, dimostra grande lavoro e rispetto degli spettatori.
Giandomenico Piccolo