Andy Warhol è tornato finalmente nella capitale italiana. In occasione del centesimo anno dalla sua nascita, arrivano 170 opere in esposizione all’Ala Brasini del Complesso Del Vittoriano. La mostra ha aperto i battenti il 3 ottobre, ma avete l’opportunità di rivivere il mito dell’artista fino al 3 febbraio 2019. Un’occasione da non perdere.
Prima di addentrarci nel vivo dell’exhibition, rispondiamo ad un importante quesito, che forse qualcuno (purtroppo) si sta ponendo : chi è Andy Warhol?
ANDY WARHOL
Andrew Warhola, in arte Andy Warhol, nasce a Pittsburgh nel 1928 da una famiglia slovacca emigrata negli Stati Uniti. Si avvicina presto all’arte. Dopo aver conseguito la laurea, si trasferisce a New York. È proprio nella grande mela che raggiunge il tanto ambito successo.
La peculiarità dell’artista consiste nell’utilizzo dell’impianto serigrafico, tecnica che permette di ottenere più copie di uno stesso prodotto. In questo modo un’opera d’arte non è più un pezzo unico, ma un pezzo pop, popolare.
Allo stesso modo, pop è ciò che egli rappresenta nelle opere. È stato il primo artista a portare in un museo oggetti di comune consumo, come la Coca-Cola, il detersivo Brillo o la celebre zuppa Campbell. Accanto a questi oggetti, pone i volti delle celebrità – forse sono la sua più grande passione – che si alternavano negli anni Sessanta tra il mondo della musica, il cinema e persino in politica. Alcuni esempi potrebbero essere considerati rispettivamente Mick Jagger, Marylin Monroe e Mao Tse-Tung.
Indubbiamente il modo di concepire l’arte negli anni Sessanta aveva subito un enorme cambiamento. Non ricordiamo Andy Warhol unicamente per la sua attività da pittore. È stato anche regista, sceneggiatore e produttore, data la sua smisurata passione per la musica.
Nel 1963, con l’intento di riunire tutte queste passioni, trasferisce il suo studio sulla quarantasettesima est. Nasce così la Factory, considerata ancora oggi un luogo di culto. Numerosi newyorkesi accorrevano qui per respirare aria di casa. Proprio dalla Factory è nata una delle band più influenti della storia della musica : i Velvet Underground. Il loro album omonimo, con la presenza della splendida voce di Nico, ha ispirato migliaia di band.
Tutto questo e molto altro è stato Andy Warhol. Ciò che è accaduto in seguito, senza di lui non sarebbe mai successo.
ANDY WARHOL, LA MOSTRA
Spero di aver risposto alla vostra domanda. Permettetemi ora di raccontarvi cosa vi aspetta al Complesso Del Vittoriano.
“Alcuni critici hanno detto che sono il Nulla in Persona e questo non ha aiutato per niente il mio senso dell’esistenza. Poi mi sono reso conto che la stessa esistenza non è nulla e mi sono sentito meglio. Ma sono ancora ossessionato dall’idea di guardarmi allo specchio e di non vedere nessuno, niente”
È questo il modo in cui ci si addentra nel mondo di Andy Warhol.
Già solo all’entrata si viene circondati da una moltitudine di colori. La prima “amica” che incontriamo in questo percorso è la bellissima Marylin Monroe, in tutte le sue warholiane sfaccettature.
Nella seconda sala in cui ci si ritrova occorre sostare un po’ più di tempo, seppure non sia molto ampia. Vi è una suggestiva installazione di fiori con delle luci psichedeliche. Si resta ammaliati soprattutto dalla selezione musicale. Qui infatti si alternano brani come “Heroin” dei Velvet Underground e “Sympathy For The Devil” dei Rolling Stones.
Proseguiamo con i grandi classici, tra cui la Campbell e la Coca-Cola, includendo delle peculiarità. L’osservatore attento, infatti, non si sarà perso le fantastiche rappresentazioni del Vesuvio, “Vesuvius”. Nel 1985, Andy Warhol realizzò questo quadro in seguito alla visita alla città di Napoli. Rimase folgorato dalla città partenopea e dal suo vulcano, che ne rappresenta uno dei simboli.
La nostra passeggiata continua sull’onda della Factory tra le più svariate celebrità. Non solo i volti dei musicisti colorano il Complesso Del Vittoriano. Un’altra passione di Warhol è stata indubbiamente la moda. Un ampio percorso è dedicato ad opere di scarpe ed è impossibile non notare il dipinto di Giorgio Armani.
L’esibizione ha termine con le polaroid scattate dall’artista. Sono fondamentali, perché è proprio da queste foto che prendono vita le sue opere d’arte.
Ma com’è questa mostra?
Suppongo si sia ben compreso che sono una grande fan di Andy Warhol. Tra Praga, Amburgo, Napoli, Roma (e chissà quali altre) non conto più le volte in cui mi sono trovata davanti a quella firma sotto un quadro. Eppure ogni volta mi sembra la prima.
Vi assicuro che la mostra dell’artista a Roma è veramente emozionante. Un percorso ben strutturato e ricco anche di esclusività. Ci si immerge così profondamente in quel mondo che la passeggiata tra i quadri sembra brevissima. Invece sono esposte la bellezza di ben 170 opere.
Più volte mi è capitato di sentire critiche a Warhol, addirittura negandone il suo valore artistico. La più ricorrente è: avremmo potuto farlo tutti. Può darsi, ma allora viene da chiedermi perché non sia stato fatto. Inoltre: se è così semplice, perché è diventato così celebre? La risposta probabilmente è nella sua arte.
Andy Warhol è uno di quei personaggi che ha avuto la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto (La New York degli anni Sessanta). Personalmente credo che se non fosse stato un genio la dea bendata avrebbe potuto farci poco.
Le sue opere hanno aperto un nuovo mondo, o meglio, un nuovo modo di guardare il mondo. Questi (capo)lavori hanno generato l’immagine dell’uomo come celebrità. Da lì, tutti abbiamo iniziato a desiderare di essere “un certo qualcuno”. Se può diventare famosa una confezione di detersivo Brillo perché non potremmo esserlo tutti?
Per divenire celebrità di tempo ne occorre parecchio. Rivedere le sue opere d’arte può essere un buon modo per iniziare a sognare i vostri quindici minuti di popolarità.
Assunta Urbano