La serata finale della 69a edizione del Festival di Sanremo si apre con un Claudio Baglioni vestito di bianco che, tra una canzone ed una gag, ci ricorda l’importanza della musica all’interno della nostra società. Ed è proprio in funzione di questo valore che nel corso della manifestazione ci ha regalato un bel ripassino del suo repertorio. Bella Diretto’!
L’abilità di Bisio, invece, nel non far ridere nessuno è qualcosa di unico che valorizza l’idea stessa di considerarlo un comico prima, ed una buona spalla poi. L’abbigliamento discutibile di questi giorni ha fatto il resto. Ottima scelta anche questa.
Virginia Raffaele, dal canto suo, imita e canta con piacevolezza, ed a mio avviso è lei il punto forte del trio. Showgirl a tutto tondo – molto meglio della minestra riscaldata Claudio B e dell’algido ed insipido Claudio B – si guadagna la pagnotta e porta a casa una meritata standing ovation. Bella, brava, bis.
Sanremo 2019: Gli artisti in gara
Le esibizioni si aprono con un Daniele Silvestri carico e fiducioso. Con la giusta dose di Rancore è lui la stella più luminosa di questa edizione. Bravo ha dimostrato di esserlo nel corso degli anni. L’apparizione a Sanremo meriterebbe il podio.
Anna Tatangelo, in abito da sera, si emoziona e riceve gli applausi del pubblico ma la canzone non suscita nessun brivido.
Ghemon ha capito che oggi comunicare è importante e che oltre ai contenuti è importante anche la forma. Sulla scia del Ministro Salvini si presenta con in dosso la divisa dei vigili del fuoco. La canzone incendia l’anima ed è una delle mie preferite, peccato che in una competizione di questo tipo abbia il destino segnato.
I Negrita devono accettare l’idea che vivere di rendita non è più possibile. Bisogna sgobbare per farsi strada . I ragazzi stanno bene ma non si sono mossi di un virgola da come li abbiamo conosciuti. Il mondo va avanti senza nostalgia, fischiettare l’estate sta finendo non aiuta a restare a galla.
Per Ultimo, in qualsiasi altro festival si sarebbe avverata la profezia nomen omen. Ma è il festival della canzone italiana nella città dei fiori, e dunque… standing ovation, soprattutto per le sue esternazioni in sala stampa.
Nek è una delle pietre miliari del festival, a detta del direttore artistico. Si dichiara pronto a non essere pronto mai, in alcuni frangenti è più rock dei Negrita ma risulta più bello che bravo.
L’avanspettacolo tanto caro ai genitori di Baglioni non aiuta a migliorare un show lento e noioso, almeno fino a questo punto. Potrebbe bastare così, ma Sanremo è Sanremo e allora andiamo avanti per dovere di cronaca.
A dare il colpo di grazia arriva la banda più progressista dell’era moderna, accompagnata da un Renato Pozzetto in gran spolvero. E a seguire lo spot della crema più famosa al mondo. W l’italiano medio, w lo stato sociale in cui chiunque può essere qualcuno, purché sia mediocre.
Il primo superospite
Vita ce n’è, ed un tour di 100 date che toccherà tutti i continenti. E ovviamente non poteva mancare Sanremo, la terra promessa. E ci sei adesso tu, Eros, superospite lasciato solo a raccogliere gli applausi. Ma poi arriva Fonsi ed è subito happy days . Chiedo venia per la battuta in stile Baglioni, ma ad una certa… Baila, Baila.
Loredana Bertè è un cavallo di razza ed è nella mia top three di questa edizione. Si è presentata con una canzone cucitale addosso, e questo dettaglio fa la differenza nel giudizio complessivo poiché risulta essere tra le più credibili. Standing ovation anche per lei.
Renga è bello e bravo. Anzi è bellissimo ma da quando ha lasciato i Timoria la sua bravura sembra essere passata in secondo piano. Aspetto che torni sui suoi passi.
Mahmood, da vincitore di Sanremo giovani a novità più fresca di questa 69 edizione. Il microfono non va, succede quando si è in mondovisione. Scampato l’attentato, inizia a cantare e mi chiede come va. Caro Mahmood, per me sei da podio e anche il pubblico sembra apprezzare molto. Terza standing ovation della serata
Gli Ex Otago, vestiti da gelatai, cercano di ritagliarsi uno spazio tra i big ma la canzone è debole anche dopo aver bevuto due litri di vino. È solo una canzone, bruttina ma pur sempre una canzone. Abbraccio libero per tutti.
Il volo, tre voci che il mondo ci invidia ma che mai nessuno ha pensato di rubarci. Eppure c’è chi li lascerebbe andar via volentieri. Non io, sia chiaro, che sono nel profondo un cinico e fervido sostenitore dell’autolesionismo. Standing ovation anche per loro.
Paola Turci è brava, e fedele a se stessa non cambia registro. Forse l’ultimo ostacolo è proprio quello di mettersi in discussione ed uscire da una comfort zone che non le rende giustizia.
The Zen Circus. Se fossi in giuria voterei per loro, poiché autentici e coerenti con il percorso fatto negli anni. Sanremo non è il vostro palco ideale ma siete tra le espressioni più belle della canzone italiana.
Party Bravo vince questo festival per il miglior look. Un personaggio d’altri tempi. A proposito, ma il ragazzo che imita Umberto Tozzi e l’accompagna chi è?
è il momento del secondo superospite
Elisa vestita uguale ad Elisa canta che è una meraviglia. Ma pure quest’altro capolavoro lo ha scritto Calcutta? Per fortuna c’è l’omaggio a Tenco a dare un senso alla sua presenza. Scontato ma bello.
A questo punto della serata la tentazione di chiudere tutto e cambiare aria è tanta, ma il dovere di cronaca mi tiene ancora una volta incollato ad show lento e stantio nei contenuti. La conduzione di Baglioni è di una noia infernale tanto da far apparire la Sagra della Polpetta di Maruggiu un festival di caratura internazionale.
Arisa è una Pippa soltanto di nome. Di fatto ha una voce stupenda ed è un’artista molto preparata. La sua canzone fuori dal festival avrà un successo strepitoso, supercalifragilistichespiralidoso. E questo ci fa stare bene, anche se durante l’esibizione abbiam sofferto insieme.
Irama è il nostro Justin Timberlake. O forse il nuovo Biber. Non so. Si presenta sul palco con una giacca stupenda e si aggiudica il premio Gianni Versace 2019.
Achille Lauro è un personaggio controverso e chiacchierato. La sua Rolls non infiamma l’Ariston ma è lui la rivelazione di questo festival. Nulla di eclatante, si intenda, ma in un contesto stile democristiano (anni ’60) è una vera mina vagante su quel palco. Per dirla in breve, molto più rock lui che gli appassionanti Negrita.
Per Nino e Livio niente Cori da stadio, purtroppo. La teatralità dell’ex ragazzo della Curva B non basta a dar sostegno ad una collaborazione debole. Si tenta invano di far arrivare qualcosa che non è mai partito. Ci hanno provato.
Federica Carta e Shade, senza farlo apposta, sono passati inosservati. Aspetteranno una risposta che non arriverà.
Simone Cristicchi con la sua preghiera laica ci ha messo poco a convincermi della bontà della sua opera. Tuttavia, ritengo che il festival della canzone italiana, per come è inteso e proposto al pubblico, è il contesto meno adatto dove presentarsi. Riceve una standing ovation ma la realtà del popolo votante è molto distante dalla sua.
Se consideriamo Sanremo espressione della canzone italiana attuale, Enrico Nigiotti e suo nonno Hollywood sembrano provenire da un passato non troppo lontano. All’epoca forse avrebbero avuto una chance, nel 2019 no. Traspare soltanto il senso di inadeguatezza che consegue ad una proposta nata già vecchia.
I Boomdabash hanno vinto il loro festival nel momento in cui sono stati inseriti nella rosa dei 24. Il risultato finale conta relativamente, la primavera è alle porte e le spiagge presto saranno super affollate, grazie anche al reddito di cittadinanza.
Einar se la cava meglio del gemello in gara, Irama. Parole nuove è una canzone sanremese di origine certificata, che descrive l’amore con parole nuove.
Motta si chiede dove è l’italia. Alle 00:30 me lo chiedo anche io. La sua partecipazione non mi ha particolarmente entusiasmato, si è aggiudicato il premio per il miglior duetto (con Nada) e può andar bene anche così. Mi riservo la possibilità di ascoltare meglio il brano perché alcune canzoni han bisogno di tempo per essere assimilate. Per adesso sospendo il giudizio.
Il Mago Forest all’una di notte è un calcio nelle parti basse. Non si può protrarre così un evento già lungo di suo.
Finalmente arriva la classifica e l’attribuzione dei premi.
Sanremo 2019 – Premi
Mia Martini (Critica) : Daniele Silvestri
Lucio Dalla (Sala Stampa e Web): Daniele Silvestri
Sergio Endrigo (Miglior interpretazione): Simone Cristicchi
Sergio Bardotti (Miglior testo): Daniele Silvestri
Giancarlo bigazzi (Miglior composizione musicale): Simone Cristicchi
Tim music (Brano più ascoltato in streaming): Ultimo
Sanremo 2019: Classifica Finale
1 Mahmood | 2 Ultimo | 3 Il volo | 4 Lorendana Bertè | 5 Simone Cristicchi | 6 Daniele Silvestri |
7 Irama | 8 Arisa | 9 Achille Lauro | 10 Enrico Nigiotti | 11 Boomdabash | 12 Ghemon |
13 Ex Otago | 14 Motta| 15 Francesco Renga | 16 Paola Turci | 17 The Zen Circus | 18 Federica Carta e Shade |
19 Nek | 20 Negrita | 21 Patty Pravo e Briga | 22 Anna Tatangelo| 23 Einar | 24 Nino D’Angelo e Livio Cori
Fischi in sala prima dell’annuncio del podio finale. Parte il televoto per decretare il vincitore ma il pubblico dell’Artiston acclama a gran voce la Bertè. Bisio, da gran paraculo qual è, promette un premio, senza considerare la delusione di Loredana.
Il Volo trova qualcuno più tosto al televoto, ma non basta. Il vincitore di questa 69a edizione è Mahmood con la sua Soldi. Ultimo polemizza in sala stampa con alcuni giornalisti, dimostrando che la scelta del nome d’arte non è stata casuale.
Salvatore D’Ambrosio