Prendo il comunicato stampa dei Maleizappa e, leggendolo, il sopracciglio sinistro comincia ad inarcarsi fino all’attaccatura dei capelli, che non ho. Questa è la premessa che anticipa il commento su Asincroni, EP fresco di battesimo a firma dell’ironica banda casertana. Dopo i due LP I Successi Non Ancora Successi e, soprattutto, il ‘bellerrimo’ Dorem Ipsum, ecco cinque canzoni che in buona parte stravolgono il sound e l’ilarità a cui i cinque musicisti ci avevano abituati.

Asincroni è stato presentato ufficialmente il 3 Maggio scorso allo SMAV di Santa Maria Capua Vetere (CE), mentre quasi mi disperavo per l’infarto coronarico di un parente parecchio prossimo, i Maleizappa intrattenevano gli astanti nel loro concertino inaugurale. Cosa c’entra tutto ciò con il commento che sto compilando? c’entra che non ho potuto presenziare all’evento, scoprendo solo poscia cosa e come avrebbero suonato questi nuovi cinque brani.
Maleizappa: Svolta creativa? Nuovo sentore interpretativo? Cambiamento o turbamento?
Cari amici lettori, per chi non li conoscesse, stiamo parlando di una delle poche band del sud Italia che suo-na-no e com-pon-go-no coi fiocchi. Il loro genere non ha genere, la matrice è pop ma solo per la semplicità con cui si presenta all’ascoltatore. Volendo fare un richiamo atto a raggiungere un’intesa, si potrebbe dire ‘tipo Elio e le storie tese’. Scusate se è poco. Inutile premessa per sottolineare quanto fossero prima e cosa hanno scelto di tirar fuori oggi.
Cosa aspettarsi da Asincroni.
Ovviamente non sono in essere enormi stravolgimenti, la ‘mano’ Maleizappa si distingue subito. Cambiano le atmosfere, qui quasi chiuse in un concept, che è comunque una bella novità data la forma eterogenea che caratterizza il mood funambolico del gruppo. Siamo davanti a sonorità elettroniche, una verve anni settanta che a sprazzi caratterizza di poco o di molto i passaggi fondamentali delle canzoni, piglio alternative e testi, ora come non mai, meno taglienti e più introspettivi con una spolverata di malinconia ‘a velo’.
Panoramica sulle canzoni.
America. Synth, assai, e solito ‘citazionismo’ musicale che ci aggrada. La serietà di alcuni versi mi lascia sì perplesso, ma dopo aver sentito la canzone per almeno venti volte, lo sono in modo positivo. La linea della voce è melodica quanto basta per essere sia gradevole che facile da ricordare. Siamo di fronte ad un tizio che, probabilmente a causa di una dolce fanciulla, si ritrova a mandare a fancuore parecchie cose fino a quel momento importanti, quali le passioni e i sogni di grandezza. I motivi si celano tra le pieghe della prosa.
Galassie. Sulla falsa riga della canzone precedente ma più dilatata. Un motivetto da canticchiare con fare melanconico, rimembrando qualcosa di triste, volendo, mentre guidi e affoghi nelle lacrime che invadono gli orifizi otorinolaringofagei (neologismo, alè). Magari risparmiamo solo le orecchie. C’è della astronomia in tutto questo e, no, non è una ‘menata’ direbbero in Lombardia (in Lombardia sì?).
Mai. Proseguono i turbamenti a tema lui/lei. I dubbi esistenziali sulla propria persona guadagnano spazio facendo a gomitate in un animo rimesso. I ricordi del recente passato trascorso assieme forse non aiuta, però si sentono i Maleizappa ‘suonare’ e al il momento ci basta per non perdere ogni speranza di rivalsa.
Domenica. Cassa in quattro, onomatopeicamente significa “tum tum tum tum”, così ad libitum. Richiamo alla loro storia per un testo ego riferito ma piacevole, grazie al coro da stadio sul ritornello mentre si cerca di capire a quale sigla di robottoni fa il verso. Io ce l’ho, vediamo chi pensa chi.
Quinto. Il quinto pezzo non poteva non intitolarsi che Quinto. Ovvietà non del tutto ovvie, ovviamente. Si chiude un cerchio ideale che dal principio, nelle diatribe personali a sfondo ‘girlfriend relationships’, vede il protagonista contrapporsi a quanto di buono ha potuto assaggiare nella vita. Adesso, conclusa un’esperienza, cambiano alcune posizioni, una su tutte quella nei confronti della musica stessa. Io aggiungo solo due cose: 1) meno male! 2) non credevo possibile affrontare tali discorsi commentando un’opera dei Maleizappa.
La dura digestione di un fan.
Siamo di nuovo qui caro amico lettore, se anche tu, come me, sei un fan dei Maleizappa (e chiaramente non te ne vergogni né lo nascondi), sappi che dovrai concedere a loro ed anche a te stesso un po’ di tempo. Asincroni sposta molti equilibri già rodati e funzionanti, ma si colloca come una parentesi, solida e autentica, per sondare una strada ‘diversa’.
Non posso dire non mi sia mancata la chitarra, ora molto meno predominante, ma le armonie restano articolate e studiate come sempre. Come non posso dire non mi sia mancata la frecciata ironica e pungente, ma i nuovi contenuti sono ugualmente validi ed apprezzabili. Non posso dire, infine, non mi sia mancata una canzone-inno alla Paolino (nonostante sia un singolo) o alla Gitano In Gita Al Mondo, però il ritornello di Domenica mica lo scorderò facilmente.
Tutto questo, ma anche di più, nelle cinque canzoni di Asincroni.
Di e con, Maleizappa.
Cantano, Maleizappa.
Mario Aiello