Sanremo 2020 è praticamente alle porte e la rete sembra molto più interessata alla querelle, tutta al femminile, tra la estromessa Paola Ferrari (chissà perché avrebbero dovuto invitare la giornalista sportiva?) e il volto noto dello streaming calcistico Diletta Leotta (e qui qualche idea sui motivi ce la siamo fatta in tanti).
A noi, caro lettore, non ce ne può fregar di meno. Oggi, lista dei partecipanti in gara alla mano, in sacro ordine alfabetico, cercheremo di dar voce a quel sussulto interiore che, pavidamente, lacera l’inconscio al grido universale: “ti prego, no!”.
Chi per un motivo, chi per un altro, ogni cantante in gara – diciamocela tutta – se la poteva serenamente risparmiare ‘sta comparsata (o faticaccia, dipende dal caso). Non ci sono altre chiavi di lettura, scansando la pace mentale ed artistica di pochi eletti a sentimento.
Eccoci, cantante e titolo del brano presentato. Pronti? Via!

Achille Lauro – Me ne frego. Non si parte proprio col botto perché al buon Lauro gli abboniamo la scelta sull’onta della scorsa partecipazione. Critiche e surrealismi pseudo-stupefacenti inclusi. Ci sei voluto tornare, amen.
Alberto Urso – Il sole ad est è il capostipite alfanumerico della sempre nutrita cricca dei (non)talent. Tenore, amici, bel faccino… e poi? Gli italiani sono già vessati da Il Volo e ad un anno di distanza la misura è ancora colma.
Anastasio – Rosso di rabbia. Rosso di rabbia? Tu? E devi ancora vedere noi. Che poi ‘rosso’ non è proprio il colore adatto se buona parte del popolo internet ti accusa di essere filo-nero. Saprà dimostrare la bontà delle sue idee, ma non serviva andare a Sanremo.
Bugo e Morgan – Sincero. Per spirito caritatevole (gli hanno segato la casa) posso comprendere Morgan, ma Bugo no. Bugo è stato l’emblema ‘alternative’ della mia gioventù. “Ceh, ti prego” (Cit.).
Diodato – Fai rumore. Dai, sono curioso, ti grazio a prescindere ma sulla scelta del cognome d’arte si potrebbe spendere qualche parola.
Elettra Lamborghini – Musica (e il resto scompare). Perché Sanremo è Sanremo, ma che caz… Inutile prenderla a male, ci sono fiumi di insulti già precompilati e venduti a pacchi da cento per la sua comparsata all’Ariston. Lei sul palco ed altri esclusi eccellenti a casa: ha scritto la nuova Stairway To Heaven? Ne dubito.
Sconto comitiva per il seguito dei prodotti da forno made in mediaset: Elodie – Andromeda; Giordana Angi – Come mia madre; Riki – Lo sappiamo entrambi. Ognuno con fortune alterne, in quanto a seguito e vendite. Il discorso puramente musicale, invece, resta un tabù. La vera domanda sorge spontanea ed è: “perché a Sanremo 2020 gira un manipolo di ragazzi venuti fuori dai talent show? La risposta è “non lo so”, diceva il grande Antonio Lubrano. Noi che stiamo dall’altra parte dello schermo possiamo solo continuare ad imprecare.

Enrico Nigiotti – Baciami adesso. Lo scorso anno doveva essere quello buono. Ovviamente qualcosa è andato storto e ci riprova ancora. Daje Enrì, non c’è due senza tre. Ci vediamo nel 2021.
Francesco Gabbani – Viceversa. Idem a quanto appena detto, con l’aggravante che Ciccio il Sanremo l’ha vinto e abbiamo patito il motivetto di Occidentali’s Karma per mesi. La scimmia nuda balla, sì, ma quand’è che evolve e comincia a pensare di non rompere gli zebedei?
Irene Grandi – Finalmente io. Evidentemente il duetto con la Bertè nell’edizione 2019 le ha fatto ricordare che il pane a tavola lei lo ha messo cantando. Dall’oblio alla più importante manifestazione canora in uno schiocco di dita. L’antipasto di un anno fa non le ha dato alcun segnale circa la possibilità di nuovi impieghi.
Junior Cally – No Grazie. Bravo! No, grazie. Il Belpaese vive una primavera imponente sulla scenda delle produzioni, con esponenti che hanno pian piano costruito imperi fatti di credibilità e ottime idee, nonché grosse collaborazioni. Lui no. Un paio di dischi, qualcosina qui, qualcos’altro là e via, sul curriculum mettiamo ‘producer’.
Le Vibrazioni – Dov’è. Chi, Clizia Incorvaia, la moglie (o ex?) di Francesco Sarcina? Al grande fratello. Poniamoci domande e continuiamo a sparare minchiate spacciandole per risposte. Liguri, ribellatevi.

Levante – Tiki Bom Bom. Un’altra che dopo aver fatto il giudice ad X-Factor ricorda qual è il suo mestiere, o presunto tale. Le fortune di Alfonso stanno terminando e così…
Marco Masini – Il confronto e Michele Zarrillo – Nell’estasi o nel fango. Questi due signori quasi fanno categoria a parte. Entrambi con un timbro vocale unico, più il primo che il secondo. Un inizio di carriera (o giù di lì) ricco di soddisfazioni. Finiti a fare numero alle varie serate di vigilia di capodanno o dispersi nello stivale tra feste di piazza e sagre paesane. Mi si stringe il cuore.
Paolo Jannacci – Voglio parlarti adesso. Nessun commento. Vai Paolo, facci sognare, su di te grava tutto il peso di questo Sanremo 2020. Sii forte.
Piero Pelù – Gigante. Pierino Peluche trova il tempo di accantonare i suoi impegni da ambientalista e va a cantare in mezzo ai fiori recisi dell’Ariston. Ma se Vasco Rossi a Sanremo le ha cannate tutte (almeno in termini di gara) perché dovresti riuscire tu? Fai come i tanti del passato, torna coi Litfiba a riproporre il vecchio repertorio. Abbi pazienza.

Pinguini Tattici Nucleari – Ringo Starr. La speranza ‘giovane’ della rassegna. Hanno i numeri per replicare il successo de Lo Stato Socialenel 2017. Magari li ritrovano alla serata finale, visto che Guenzi & company saranno ospiti.
Rancore –Eden. Anche Tarek Iurcich segue l’odore della compartecipazione alla competizione precedente, quando con Daniele Silvestri prestò la voce in Argento Vivo. Purtroppo una innaturale stima e ammirazione personale nei confronti di questo ragazzo mi impediscono commenti al vetriolo. Facce sognà.
Raphael Gualazzi – Carioca. Cosa dovremmo aspettarci da un pianista (molto) soft jazz, aperto al discorso ‘canzuncella’, che partecipa al festival della canzone italiana con un brano intitolato Carioca? Non lo so ma ho davanti agli occhi Oronzo Canà e Aristoteles in una fantastica scena de L’Allenatore Nel Pallone.
Senza nulla togliere allo sforzo della brava Tosca – Ho amato tutto, in ultima posizione alfabetica di questa lista indegna, il premio “Ti Prego, No!” va con maggioranza assoluta e totale a Rita Pavone – Niente (resilienza 74). Che dire, le opportunità vanno offerte a chiunque. “Resilienza 74” ci fa capire che da 46 anni l’italiano medio sopporta con coraggio certe aberrazioni. La colpa di chi è? Di chi le infligge o di chi le asseconda?
Nella speranza di aver dato voce ai tanti che, come me, pensano cose indicibili solo spulciando i nomi dei partecipanti al prossimo Sanremo 2020, invito chiunque a seguire la rassegna per coltivare l’illusione che tutto ciò non sia reale. Magari il risultato sarà strabiliante, chissà.
Giudizi a priori e infamie, senza malizia, fieramente compilate senza aver ascoltato nemmeno una nota di alcuna canzone. No, non sono prevenuto.
Mario Aiello