Sanremo 2020: la prima serata smorza le polemiche ma non convince

Sanremo 2020: come da prassi si parte dall’evoluzione di una polemica. La musica e i brani, al festival della canzone italiana, possono serenamente venire dopo.

Come ogni edizione che si rispetti anche Sanremo 2020 ha già accumulato innumerevoli polemiche molto prima che la nota numero uno della prima canzone in gara vibrasse come suono nell’aere. Amadeus, da questo punto di vista, con un suo intervento divenuto ormai celebre, ha dato una triste scossa ad anni e anni di emancipazione femminile (purtroppo l’argomento resta un amaro tabù). Gli è bastato non soppesare il famoso “passo indietro”, attribuito alla modella Francesca Sofia Novello nei confronti del fidanzato Valentino Rossi. Se poi ci mettiamo che la Rai quasi censurava in maniera preventiva l’intervento contro la violenza sulle donne della giornalista palestinese Rula Jebreal, direi che gli ingredienti ci sono tutti. E non si è nemmeno accennato al ‘caso’ Junior Cally.Sanremo 2020: Riuscirà Amadeus con la sua combriccola a bissare il successo della gestione Baglioni? Dovrà prima fare i conti con le solite polemiche.

Cosa aggiungere? Una volta le polemiche riguardavano ben altro e a nulla è servito il continuo sdrammatizzare del buon Fiorello, ospite fisso della kermesse assieme a Tiziano Ferro. Dunque, da una parte la verve totalizzante del ‘one man show’ siciliano e dall’altra una figura musicale in tutto e per tutto, più aderente al concetto di gara canora. La settantesima edizione del festival di Sanremo si preannuncia dunque decisamente sopra le righe.

Si aprono le porte dell’Ariston: il teatro della città dei fiori accoglie l’edizione numero settanta del festival della canzone italiana.

Sono ventiquattro i big in gara, ai quali vanno sommate le otto nuove proposte che, però, gareggiano a parte. Un menù tanto ricco da richiedere una divisione delle truppe. Forse per evitare l’abbiocco cronico della scorsa edizione, con cantanti presentati alle ore piccole della notte. Una scelta sensata, ma è presto per tirare le somme.

Come annunciato alla vigilia di questa prima serata sul palco sono saliti Achille Lauro, Anastasio, Bugo e Morgan, Diodato, Elodie, Irene Grandi, Raphael Gualazzi, Marco Masini, Rita Pavone, Riki, Le Vibrazioni e Alberto Urso. Più: Eugenio in via di Gioia, Fadi, Leo Gassman e Tecla. Non finisce qui, ci sarà spazio e tempo per le performance di Al Bano e Romina, seguiti da Emma Marrone.

L’ultimo ‘balconcino’ di Vincenzo Mollica.

Come da tradizione il Sanremo è anticipato dalla diretta del noto giornalista Vincenzo Mollica, ormai prossimo al pensionamento. Per l’occasione la Rai ha addirittura posticipato di qualche settimana le pratiche per permettere alla celebre voce del TG1 di raggiungere il suo 39esimo festival e, a fine Febbraio, coronare i quaranta anni di carriera sempre in redazione del telegiornale della rete ammiraglia.

Buona vita a Vincenzo Mollica, mancherà probabilmente a chiunque.

Segue il PrimaFestival. Non necessario, come sempre. Traghetto idealistico per colmare i minuti che separano gli spettatori dalla gara. Ironia spicciola con Gigi e Ross assieme al conduttore del DopoFestival Nicola Savino. Ema Stokholma messa lì per il suo accento particolare. Stop.

Fiorello

Lo spettacolo ha inizio, comincia la 70esima edizione del Festival di Sanremo.

Luci spente, Rosario Fiorello fa il suo ingresso in scena in abito talare. Nelle vesti di un ministro di Dio, lo showman siciliano dispensa parole di pace. Forse per bilanciare la sfiga delle polemiche su citate? Sì. Lo annuncia espressamente: c’è bisogno di pace”. Amen. E Amen anche alla signora che, indefessa, gli chiede un selfie in mondo visione.

Dov’è l’Italia amore mio?” Cantava Motta giusto un anno fa, proprio sul palco dell’Ariston. Eccola!

Nel frattempo Fiore spara un paio di colpi a salve di satira politica. Rideranno tutti tranne i due Matteo più famosi del momento.

È il momento di Amadeus ma il Sanremo 2020 stenta a decollare. Alle stelle c’è solo l’emozione del presentatore a cui gli occhi brillano quasi quanto le paillettes della giacca. Lungo pippone e scambio di reverenze tra i due amici chiamati alla conduzione della gara. Poco prima le immagini della famosa scala del teatro e un particolare gioco di luci geometriche a contorno.

La breve sfida (parte 1) dei nuovi talenti.

Qualcosa si smuove finalmente, ci sono i duelli delle nuove proposte. Quattro oggi, altrettanti domani. Sfida ad eliminazione diretta, unico giudice, la giuria demoscopica.

I brani dei ‘giovani’ sono già editi, trattasi quindi di espressione di gusto nuda e cruda.

Passa il primo duello la giovanissima Tecla con il brano 8 Marzo. Lei un fiore appena sbocciato, il brano invece una cosa di altri secoli. Perché? Perché? Vinti gli Eugenio in via di gioa con Tsunami. Stavolta la cultura pop con innesti ‘moderni’ deve arrendersi all’evidenza di una preferenza stramba.

L’altro scontro vede invece vincitore Leo Gassmann con la sua Vai Bene Così. Entra mani in tasca, sciallo, come se nulla fosse. Canta nel modo opposto in cui appare, cioè non come un cittadino tedesco del 1989 dopo il crollo del muro. Canzone particolare e se avesse avuto la voce profonda e avvolgente di suo nonno avrebbe potuto mettere ben due marce in più. Nulla da fare per l’avversario Fadi con Due Noi. Purtroppo il buon timbro vocale, inusuale per il tema Sanremo, non riesce a riprendere i punti persi col completo color cammello e un brano non proprio diretto.

Ma ‘sta gara di Sanremo 2020 comincia o no? Parrebbe…

A domanda risponde: NO! È il momento di Tiziano Ferro, ospite fisso per tutta la durata della kermesse, che si palesa sulle note di un classico della canzone italiana, tra le più famose al mondo: Nel Blu Dipinto Di Blu dell’indimenticabile Domenico Modugno. Tifo da stadio in galleria e si finisce in caciara, ma, udite udite, parte la gara.

Irene Grandi – Finalmente Io.

Il testo della canzone cade a fagiuolo, stavamo perdendo le speranze. Tra gli autori di testo e musiche spicca un certo Vasco Rossi, molti i rumors su un suo possibile ingresso all’Ariston in veste di direttore artistico per il prossimo anno. Torniamo a noi. La prima donna del Sanremo 2020 scende le temibili scale “manco fosse robocop”, mi suggeriscono. Canzone che celebra il potere taumaturgico della musica cantata e suonata per sé stessi. Il teatro sta stretto alla bella Irene che via via prende confidenza con tonalità e platea, facendo emergere la sua ben nota grinta.

Dopo una bionda, un’altra bionda. Amadeus presenta una delle dieci donne del Festival: Diletta Leotta. Anche il volto delle tv sportive in streaming deve fare i conti con i gradini del teatro, ma di giallo vestita fa la sua bella figura.

Marco Masini – Il Confronto.

Dopo la vittoria del 2004 con L’Uomo Volante e una serie interminabile di serate di Capodanno al freddo e al gelo, il talentuoso Marco Masini ha perso la bussola. Prova a ritrovarla oggi con un brano auto analitico: tra racconti di individuo, un po’ di vita e un po’ di amori difficili. La differenza sta nella critica di chi canta, cioè un uomo fatto e finito. Pezzo dalle buone aspettative, a naso dico che sarà migliore la versione in studio.

Rita Pavone – Niente (Resilienza 74).

Dopo averla maltrattata in un articolo di qualche giorno fa, con questa interpretazione mi ha fatto letteralmente ingoiare la lingua. Ritorno alla gara dopo quarantasette anni con un pezzo di facile ascolto ma dal piglio rock e coinvolgente. Testo, musica e voce: un connubio inatteso. Applausi e standing ovation.

Prima del prossimo cantante in gara è il tempo per Amadeus di presentare la seconda compagna di viaggio: arriva sul palco Rula Jebreal. Non ci sono aggettivi per delineare in modo appropriato la figura professionale di questa giornalista internazionale.

L’autocritica di Amadeus è una buona mossa e serve a smorzare definitivamente le polemiche dei giorni passati. La bellissima Rula gli fa da sponda e con le parole, la sua più grande dote, anticipa quello che sarà il suo intervento annunciato.

Achille lauro

Achille Lauro – Me Ne Frego

Lauro bissa la presenza del 2019. Scende le scale travestito da Voldemort, guadagna il microfono e sembra sentire una rivisitazione de Rolls Royce. L’attenzione uditiva sfuma tutta in favore di quella visiva (con demerito) quando salgono le dinamiche e Voldemort, slacciandosi il lungo mantello nero, si trasforma in Britney Spears. Una cosa che non si può guardare in tutina attillata e semi trasparente. Grazie a Dio al festival di Sanremo 2020 si premia la miglior canzone.

Diodato – Fai Rumore.

Forse la prima interpretazione impeccabile della serata. Complice un Diodato attento e perfetto nei cambi di registro. Canzone bella davvero, ben scritta e candidata a qualche premio. Almeno uno, tra i tanti, lo becca.

Le Vibrazioni – Dov’è?

Della performance della band milanese ricorderemo tre cose: 1) il ritorno tra applausi scroscianti di Beppe Vessicchio alla direzione dell’orchestra dell’Ariston. 2) La traduzione simultanea del testo in linguaggio dei segni di Mauro Iandolo. 3) La crasi italica che Francesco Sarcina rappresenta, a metà strada tra Adam Driver e Jack Sparrow. Pezzo caruccio ma debole. Peccato

Il Sanremo è costellato di attimi bui. Non me ne voglia la Leotta col suo siparietto da interviste sportive a bordo campo, ma nemmeno Ricky Gervais avrebbe potuto dare un giusto traino alla reunion definitiva di Al Bano e Romina. Unica nota positiva del momento amarcord tra i due è dato dalla figlia Romina Carrisi che presenta i suoi genitori, in una rispolverata di canzoni celebri più un nuovo singolo scritto con Malgioglio. Sono passati venticinque anni dall’ultima canzone assieme, ci sarà un motivo. Raccogli L’Attimo è intangibile. Contenti loro. Noi tutti credo che ne abbiamo un po’ le scatole piene.

A latere: gags del duo Fiorello/Amadues e cambio d’abito per Diletta Leotta.

Anastasio – Rosso Di Rabbia.

Da ospite a concorrente in dodici mesi. Si manifesta agli astanti vestito da panettiere alle prese col secondo impasto della nottata. Non tradisce il suo stile ma una coltellata al buon gusto gliel’ha conficcata proprio tra le scapole. Dato che il genere è rap e l’attitudine – pur scopiazzando un celebre riff del ben più noto Jimmy Page – è rock, diciamo che il giovane, più che teso come una corda di violino, è stiracchiato come un filo per i panni. Scherzi a parte, tra le canzoni più grintose sentite fino a qui. Alcuni giornalisti che hanno potuto ascoltare i brani in anteprima lo davano tra i papabili vincitori. Io ho i miei dubbi.

Ritorna Tiziano Ferro e stavolta l’approccio è molto più complesso. La sua interpretazione di Almeno Tu Nell’Universo, della formidabile Mia Martini, resterà nella storia del Sanremo per dei glissati osceni, le lacrime nascoste e il “che palle” sussurrato alle orecchie di Amadeus per scusarsi della ciccata clamorosa sul finale.

Monologo un po’ macchinoso di Diletta Leotta sulla reale bellezza delle donne e delle nonne, se vogliamo. Bello il gesto ma, tagliando l’intervento, si guadagnavano minuti preziosissimi.

Arriva sul palco la cricca del nuovo film di Gabriele Muccino dal titolo Gli Anni Più Belli. Pierfrancesco Favino tra conduzione, ospitata e marchetta (questa) ha detto ‘presente’ agli ultimi tre Sanremo. Claudio Santamaria si assesta a due apparizioni nelle ultime due edizioni, mentre segnano ‘uno’ sul casellario sia Kim Rossi Stewart che Micaela Ramazzotti. Raggiunti da Emma Marrone parte il coro di E Tu Come Stai, così il richiamo all’edizione sessantanove, a firma Baglioni, è compiuto.

Elodie – Andromeda.

Elodie mi sorprende, non tanto per il look tight aggressive dell’abito quanto per la scelta del brano (testo di Mahmood, Musiche di Dardust). Canzone molto interessante che si presta a diverse interpretazioni stilistiche, nonostante il contesto. La voce lega lirica e suoni con tratto peculiare. Peccato per qualche disattenzione.

È tempo per il monologo di Rula Jebreal. Un momento attesissimo, a mio modesto parere. Scenografia minimalista: due leggii, uno con un libro nero, l’altro con un libro bianco. Sul primo le storie crude, dure e difficili di realtà accadute. Sul secondo le parole di alcune delle più belle canzoni italiane. Rula ama le parole ed attraverso esse racconta dei veri e propri drammi, uno di questi a lei molto vicino: il suicidio della madre a causa delle continue violenze subite. Se non lo avete visto, correte sul sito Rai e dedicategli il tempo che richiede. Sanremo omaggia la sensibilità della giornalista con un sentito e commosso applauso. Tutti in piedi.

rula jebreal

Bugo e Morgan – Sincero.

Riprende la gara, la strana coppia ha creato sussulto in molti non più ragazzi. Bugo, per gli adolescenti di quasi venti anni fa, è stato un monumento di eclettismo musicale e non solo. La canzone è un misto di antichi sapori e folate moderne. Strofa migliore del ritornello. Bugo allucinato oggi più di allora e lo amiamo per questo.

La scaletta a questo punto dello spettacolo prende una piega davvero macchinosa. C’è la performance di Emma Marrone, in solitaria stavolta, e col suo repertorio. Il bello è che la cantante salentina, una volta terminato nel teatro verrà condotta in piazza Colombo per un altro mini concertino all’aria aperta. Dicono che una cosa del genere non era mai capitata. Sarà.

Alberto Urso – Il Sole Ad Est.

L’emozione gli ha fregato qualche centimetro cubico dai polmoni. ‘L’amico di Maria’ votato al lirico propone una canzone che dire normalissima è legittima difesa. Gli si perdona tutto a questo ragazzo ma le potenzialità del suo brano restano inespresse. Andrà meglio.

Nuova pausa. Rientra Tiziano Ferro che ha potuto smaltire sia le lacrime che la rabbia per aver ammazzato una bellissima canzone di Mia Martini. Ora si esibisce con le sue composizioni, in piena comfort zone. Serviva? NO! Ed è l’una di notte.

Riki – Lo Sappiamo Entrambi.

Come tutti gli artisti costretti alla performance dopo la mezzanotte, anche lui patisce un calo di attenzione generale. Senza infamia sì, ma troppo poco per accennare lontanamente alle ipotetiche lodi. Non comprendo l’effetto sulla voce, così, a sentimento. Pezzo lineare, poi d’un tratto effettone sulla voce.

Il duetto di Gessica Notaro e Antonio Maggio arriva troppo tardi. La storia di Gessica, sfigurata con l’acido dal suo ex fidanzato, è nota. La canzone riprende questa terribile esperienza e cerca di sensibilizzare donne e uomini sull’argomento. Un messaggio di speranza, il brano si intitola La Faccia e Il Cuore.

Raphael Gualazzi – Carioca.

Ultimo cantante in gara. La volontà di contrastare gli effetti devastanti di Morfeo con un pezzo ritmato andrebbe premiata. Tuttavia non ci sono più neuroni attivi e pronti a discernere la qualunque. Esamineremo la composizione con maggiore perizia alla prossima occasione.

Gara conclusa.

Sanremo 2020: La Classifica della prima serata

Come annunciato al principio da Amadeus, durante le prime serate i concorrenti verranno votati esclusivamente dalla fantomatica giuria demoscopica. Non voglio assolutamente entrare nel merito, vi lascio la classifica nuda e magari qualche idea ve la fate da soli.

1. Le Vibrazioni

2. Elodie

3. Diodato

4. Irene Grandi

5. Marco Masini

6. Alberto Urso

7. Raphael Gualazzi

8. Anastasio

9. Achille Lauro

10. Rita Pavone

11. Riki

12. Bugo e Morgan

Mario Aiello

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