Sanremo 2020 è giunto dunque alla fine.
La kermesse, guidata da un redivivo Amadeus, coadiuvato da Fiorello e Tiziano Ferro, ha fatto registrare un notevole gradimento da parte del pubblico, con punte altissime di share. Un successo dovuto ad una conduzione frivola e volutamente ‘familiare’ firmata dal capitano di ventura. Come da tradizione non sono mancate le polemiche, ma in questo ultimo racconto proveremo a sorvolare.
Si apre con l’usuale collegamento del TG1 che mostra i volti di Gigi e Ross, assieme ad Ema Stokholma, impegnati con le solite freddure dal PrimaFestival. Ultimo saluto anche per Vincenzo Mollica e il suo celebre balconcino. Il giornalista è stato omaggiato durante il penultimo appuntamento del festival, ricevendo un grande e caloroso saluto dal teatro Ariston e non solo.
Amadeus accoglie il pubblico accompagnato dalla banda dell’arma dei Carabinieri che quest’anno festeggia il centenario dalla formazione. Le note dell’inno nazionale, de facto, aprono la serata. Sul palco arriva Cristiana Capotondi a suggellare il girl power (grazie a Dio) promosso in questo festival, nelle vesti di vice presidente della Lega Pro di calcio.
Un occhio alla classifica provvisoria per riprendere confidenza con le posizioni dei ventitré cantanti in gara. Ultimo Junior Cally. A podio Diodato, Francesco Gabbani e Le Vibrazioni. Medaglia di legno per i Pinguini Tattici Nucleari.
Il commento sugli artisti in gara
Michele Zarrillo – Nell’estasi o Nel Fango
Falsetto facile da memorizzare nel ritornello. Scolastico il resto, di giustezza. D’altronde non gli mancano i mezzi vocali. La canzone è invece articolata, a differenza della quasi totalità delle competitor.
Elodie – Andromeda
Pezzo pop eclettico che si declina bene per quasi tutte le età. Lei ispirata nell’interpretazione anche se l’abito e i tacchi limitano i movimenti che il brano quasi richiede con voracità.
Enrico Nigiotti – Baciami Adesso
Le dinamiche basse non sono il suo forte, eppure continua a scriverne come se non ci fosse un domani. O ti adegui al tuo registro o è il caso di conformare la stesura alle capacità vocali. Meglio delle precedenti performance, anche se il solo di chitarra è da rivedere in toto e in fretta. In bocca al lupo.
Primo intervento di Rosario Fiorello.
Sulle note di The Hey Song appare la sagoma di Fiorello ad imitare il balletto iconico di Joaquin Phoenix nel Joker. Il monologo segue la linea già tracciata di satira a tuttotondo.
La gag di Maria De Filippi continua, stavolta è Amadeus a dover indossare la bionda parrucca, vero talismano portafortuna di questa edizione. Duetto per i due, battezzati ‘Gli Amarelli’, che cantano Un Mondo d’Amore di Gianni Morandi.
Irene Grandi – Finalmente Io
Superate le premure delle prime apparizioni, si dimostra subito a proprio agio palesando le sue doti di interprete coinvolgendo il pubblico del teatro che la applaude con vigore.
Alberto Urso – Il Sole Ad Est
Un pelino migliore la sua esibizione finale ma non basterà a raddrizzare una situazione drammaticamente compromessa in partenza. Resta il problema, serio, di non riuscire ad aprire le note come la canzone richiede. Per consigli citofonare Bocelli.
Diodato – Fai Rumore
Gli consiglierei di mangiare qualcosina in più, ma dal punto di vista della performance canora è ancora una volta impeccabile, a parte una virgola sul secondo ritornello. La canzone è buona e gode della forma splendida del suo interprete. Quando il pilota conta qualcosa oltre la macchina.
Marco Masini – Il Confronto
Hipster da antologia il cantante di Vaffanculo. Barba, capello in tiro e bretelle senza giacca. Poi si esibisce in un pezzo sanremese al 100% ma qualcosa non torna. Complessi i passaggi sulle alte e svanisce l’effetto pelle d’oca chirurgicamente costruito sul brano.
Il tributo al vincitore delle nuove proposte.
Finalmente non bardato da parcheggiatore abusivo, Leo Gassmann si esibisce con la sua Vai Bene Così. Canzone che lo ha visto trionfare nella sezione nuove proposte proiettando il giovane artista in orbita ‘big’. Ci vediamo al prossimo festival?
Intanto c’è Tiziano Ferro.
Dice che a breve compirà quarant’anni. Che aggiungere, auguri. L’intento del trafiletto è alto, come il contenuto, poi le note de Alla Mia Età chiudono il cerchio. Parte il medley di repertorio e la sua apparizione continuativa al settantesimo festival di Sanremo è da dirsi compiuta.
Piero Pelù – Gigante
A torso semi nudo il frontman dei Litfiba è particolarmente ispirato in questa serata finale della kermesse. Il credo anti sistema si manifesta nei messaggi impressi sul petto. Stavolta senza grosse pretese sui temi. Lo scippo della borsa alla povera signora in platea resterà una macchia indelebile nel suo curriculum.
Levante – Tikibombom
La mora siciliana sembra uscita da un macchinario che Nina-Zillifica chi vi entra. Il brano si assimila più facilmente man mano che gli si prestano ascolti, tuttavia la partecipazione di Levante a questo Sanremo non è stata brillante. Molte le aspettative disattese.
Pinguini Tattici Nucleari – Ringo Starr
Freschi ed elegantissimi, a loro dobbiamo buona parte della frizzantezza di questo festival. Mattatori dello spettacolo che portano in scena. Appaiono navigatissimi ma hanno da poco lasciato la ‘giovinezza’ della carriera.
Achille Lauro – Me Ne Frego
Sempre peggio vestito (o meglio, a seconda dei punti di vista), stavolta si presenta nei panni della Regina Elisabetta I Tudor. In Italia alcuni gli danno del ‘rivoluzionario’, del ‘grande’ artista… per due outfit anni settanta. Dopo i Pinguini Tattici Nucleari serviva che uscisse nudo e cantasse Parole Parole di Mina per suscitare sussulto.
Junior Cally – No Grazie
Gli spunti sociali e politici sottolineati nel testo potrebbero avere enorme seguito sulle altre piattaforme di divulgazione musicale che sui famigerati ‘social’.
Raphael Gualazzi – Carioca
Si presenta nelle vesti di The Mask col sorriso sornione e la leggerezza di chi è consapevole dei propri mezzi. La canzone ha un suo perché estemporaneo. Funziona ora, funzionerà più avanti e probabilmente per sempre. Non a Sanremo. Top dei top il bambino in scena, vestito uguale al cantante, che balla e suona come un ossesso.
Tosca – Ho Amato Tutto
Replica la furbata di Mara Venier e guadagna il palco senza scarpe. La dimensione ideale di questa composizione sarebbe in solitaria voce e pianoforte. Per evidenti necessità l’orchestra e gli strumenti tutti quasi inficiano l’intimità intuibile in principio. Ho Amato Tutto non è una canzone popolare, l’opposto. Resta un brano debole per la fame del pubblico sanremese. In odore di premio.
Francesco Gabbani – Viceversa
Questo qui avrebbe potuto vincere la gara da un momento all’altro e io non sono riuscito a scrivere nulla che vada oltre il: “caruccio il contrappunto fischiettato prima del refrain”. Mi perdonerà il buon Gabbani. In fondo la seconda posizione in classifica è eloquente.
Rita Pavone – Niente (Resilienza 74)
Qualcuno l’ha soprannominata ‘Rita Pappagone’. Battute tristi a parte, l’interprete ha un brano orecchiabile e dai tratti di moderni dalla sua parte. Gli acuti sono grintosi ma l’approccio non è omogeneo. Se tutte le vecchie glorie partecipassero come ha fatto Rita Pavone a questa edizione del Sanremo, avremmo una schiera di ragazzi in considerevole difficoltà. Applausi alla donna, qualcosa meno al il connubio canzone/interpretazione.
Le Vibrazioni – Dov’è
Il Maestro Beppe Vessicchio viene acclamato come una super star internazionale. La band milanese è l’unico collettivo in gara assieme ai Pinguini. Due gruppi in mezzo a ventitré cantanti. Dov’è la par condicio? Non è dato saperlo. Vera calamita di attenzione sul palco, a mio parere, resta Mauro Iandolo che in tempo reale traduce in linguaggio per non udenti. Erano tra i papabili vincitori e non capisco il perché.
Ospite Biagio Antonacci.
L’ospite e amico di Amadeus porta l Sanremo il suo ultimo singolo Ti Saprò Aspettare. Lo spettacolo corre a ritmi asfissianti. Non è un bel vedere. La necessità di fornire ai giornali il nome del vincitore entro un certo limite di tempo, affinché i quotidiani possano andare in stampa, sta seriamente modificando scaletta e profondità degli interventi. Lo scotto da pagare per le lungaggini dei giorni passati.
Anastasio – Rosso Di Rabbia
Due chitarre distorte che suonano il riff principale del pezzo non sono propriamente sinonimo di ‘rabbia’ o ‘incazzatura’. De André docet. La canzone comunque è in sintonia col messaggio che vuole veicolare, ritornello orecchiabile e attitudine grintosa. Al pre ascolto i giornalisti accreditati lo davano in lizza per la vittoria. Non è questo il giorno.
Riki – Lo Sappiamo Entrambi
Poteva essere una hit annunciata. Paga la differenza tra una competizione di ragazzi indottrinati ad essere dei finti fenomeni e una di musicisti seri con cantanti navigati. Sembra un pesce fuor d’acqua, interpretazione scialba e brano debole per una rassegna tanto importante.
Giordana Angi – Come Mia Madre
Parafrasando: come mia madre. Come sei brava mamma. Quanto sei importante mamma. Quante difficoltà hai superato mamma. Se la madre è viva, come spero, siamo davanti ad un elogio funebre col destinatario in vita.
Paolo Jannacci – Vorrei Parlarti Adesso
Perché Paolo? Perché? Confidavo in te. Se avessi avuto soldi da scommettere li avrei puntati tutti su di lui. Senza pensarci un secondo. Purtroppo il brano in gara non rispecchia le sue doti musicali. Nemmeno di striscio. Testo bellissimo, però.
Elettra Lamborghini – Musica (e il resto scompare)
Sì. E il resto scompare. Quasi le usciva un seno dal vestito. Questo è quanto.
Rancore – Eden
Ultimo in gara, l’orologio segna le 01:00. Rancore guadagna preziosi minuti riuscendo ad esibirsi in orario tutto sommato degno. Purtroppo Eden è una delle canzoni più complesse da ascoltare. Testo importante e filo melodico non per tutti. Quindici secondi dopo il rapper Amadeus annuncia lo stop al televoto. Il meccanismo mi lascia perplesso.
Sanremo 2020, La Classifica Generale al termine delle esibizioni
Sabrina Salerno Revival.
L’ospite riprende la sua hit più famosa e canta una versione riarrangiata di Boys Boys Boys. Tutto molto bello e non necessario. Siamo al festival di Sanremo, non al Festivalbar.
Esito del voto. Prima fase.
Il sistema di voto per l’ultima serata prevede che siano le tre giurie ad emettere il verdetto. Le preferenze si distribuiscono per il 33% provenienti dalla giuria demoscopica, 33% dalla sala stampa ed per il 34% dal televoto. Una volta stilata secondo questi parametri la classifica finale, i risultati verranno azzerati e rivotati, con la medesima modalità, soltanto i primi tre a podio.
Classifica Generale
Podio in ordine sparso: Diodato, Francesco Gabbani e Pinguini Tattici Nucleari
4 – Le Vibrazioni
5 – Piero Pelù
6 – Tosca
7 – Elodie
8 – Achille Lauro
9 – Irene Grandi
10 – Rancore
11 – Raphael Gualazzi
12 – Levante
13 – Anastasio
14 – Alberto Urso
15 – Marco Masini
16 – Paolo Jannacci
17 – Rita Pavone
18 – Michele Zarrillo
19 – Enrico Nigiotti
20 – Giordana Angi
21 – Elettra Lamborghini
22 – Junior Cally
23 – Riki
Parte alle 01:15 la nuova votazione per i primi tre in classifica.
Mentre viene dato il tempo al pubblico di esprimersi attraverso il televoto, vengono proposti gli highlights delle tre canzoni che si contendono la vittoria. Comunque vada oggi ha vinto l’esigenza di stampa. Si poteva agire prima e meglio sulla scaletta e la scelta degli ospiti. Nel frattempo siparietto Fiorello/Amadeus. Il meglio del varietà, qualora si volesse sottolineare il genere di spettacolo, arriva proprio adesso e risponde al nome di Rosario Tindaro, in arte Fiorello.
Ore 01:25 circa. Chiuso il televoto. Si attende il nome del vincitore.
Nonostante la corsa contro il tempo e tagli alla scaletta, il verdetto tarda ad arrivare.
Prima del verdetto c’è tempo per permettere ad Ivan Cottini, ballerino affetta da SLA, di esibirsi. Un messaggio potente che avrebbe meritato un orario meno proibitivo. Solo applausi ed ammirazione per questo ragazzo. Tutto l’Ariston in piedi per omaggiare la forza d’animo di Ivan.
È il momento del cast del film La Mia Banda Suona Il Pop: De Sica, Massimo Ghini, Paolo Rossi, Diego Abatantuono e Angela Finocchiaro. Regia di Fausto Brizzi, una commedia sull’immagine un po’ kitsch delle band a cavallo tra gli anni settanta e ottanta.
Ecco la busta col nome del vincitore della settantesima edizione del festival di Sanremo. Purtroppo esigenze di scaletta hanno destabilizzato tutte le comparse degli ospiti. Prima che spunti fuori il nome del vincitore di questa dannatissima edizione, bisogna dare spazio anche a Edoardo Pesce, attore protagonista della prossima produzione Rai sulla fantastica figura di Alberto Sordi.
All’appello anche Vittorio Grigolo con tanto di suspance. Il tenore di fama mondiale interpreta E lucevan le stelle estratto da La Tosca di Puccini.
Da qui si alternano sul palco di Sanremo una serie di ‘non so chi’ a fare ‘non so cosa’.
Sono le 02:30. Il verdetto del voto a sistema misto.
Al terzo posto i Pinguini Tattici Nucleari. Annunciati prima del putiferio poc’anzi descritto.
Secondo posto per Francesco Gabbani.
Vittoria, con merito assoluto, per Diodato che trionfa in questa settantesima edizione del festival di Sanremo.
Seguono le altre premiazioni:
- ‘Mia Martini’ (della critica) a Diodato che porta a casa anche il Premio ‘Lucio Dalla’.
- Sergio Bardotti: per il miglior testo a Rancore.
- Giancancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale a Tosca per l’arrangiamento di Ho Amato Tutto.
- Tim per il brano più ascoltato in streaming a Francesco Gabbani.
Mario Aiello