Il primo Urlo Gigante del Giovanni Gulino solista

Quando Giovanni Gulino decide di portare avanti un progetto solista, capisci fino in fondo che riferirsi a lui soltanto come ‘la voce dei Marta Sui Tubi’ è un’ indicibile ignominia.

La mission del suo esordio con Urlo Gigante, pubblicato il 6 Marzo per Woodworm/Universal, una volta ascoltato il disco, non è né azzardata né sconvolgente. Il risultato sorprende, tra lirica pungente e soluzioni melodiche. Lo stesso autore dichiara:

“Trovare la verità nelle parole giuste. Questo fa la differenza nei rapporti, nell’amore, nell’arte, nella vita. Le parole giuste si nascondono in cima a una montagna, altre volte sotto coltri di fango, altre ancora dietro il silenzio di uno sguardo. Come un rabdomante, la mia missione è sempre stata scoprire la verità usando le parole come chiavi dentro serrature fatte di suoni. Non sempre ci riesco ma niente mi fa così felice come cercarla”

Come dargli torto. Inoltre, nella dimensione specifica di una produzione che orbiti costantemente attorno alla figura artistica di Gulino e nessun altro, si comprende appieno quanto questo giovane uomo adulto abbia contribuito a migliorare un genere che è quasi esclusiva italiana. Sapendo anche attingere da questo bacino di nicchia per ridefinire forme e contenuti senza vincoli di sorta. Se potessi dedurre il concepimento di Urlo Gigante, non entrando nel merito dell’aspetto musicale e tematico, lo farei così.

Sono ormai trascorsi quattro anni da Lostileostile. La genesi di quel disco – l’ultimo ad oggi dei Marta Sui Tubi – fu uno spartiacque. La band dovette passare dal crowdfunding per finanziarne la produzione. Indipendentemente dalle cause o dai motivi di tale decisione, dopo circa quindici anni di onorata carriera, facendo anche da apripista per generi che oggigiorno non avrebbero tanto risalto senza la fatica di band del genere, è chiaro che qualcosa è cambiato.

Gulino

Gulino – Urlo Gigante: panoramica sulle tracce.

Come di consueto ci facciamo un’idea dell’opera focalizzandoci sulle canzoni che la compongono, una per una.

Si comincia con Bambi. Il romantico realismo della coscienza si incontra/scontra con l’animo poetico delle intenzioni, ma anche con la consapevolezza inamovibile dei propri limiti. Musicalmente siamo di fronte ad una selva domata di suoni ‘sporchi’ adagiati su tappeti e tappeti di tastiere al limite dell’ambient. Queste perdurano tali, mentre le dinamiche ritmiche progrediscono in lineare crescendo.

È il momento del singolo Un Grammo Di Cielo, pubblicato lo scorso 24 Gennaio. Le contrapposizioni emotive rincorrono ora dinamiche raffinate, nell’aspetto e nelle parole. Per allegoria: qualcuno imperterrito resta, mentre l’altro pare allontanarsi inesorabilmente. In note, con fare malizioso, si commenta ‘un elegante reprise di Careless Whisper’. La reminiscenza funziona in modo propedeutico.

Giusto in tempo per riprendere con fare istrionico le orme tracciate dall’immenso Lucio Dalla. Fammi Ridere ne è la prova provata. Gulino si esibisce nei suoi peculiari estratti astratti di parole e metrica, confluendo nello scat finale che ricorda tanto l’impronta del cantautore bolognese. Dall’opposizione al contrasto armonico. Facendo leva sul prossimo si guadagna il momento per osservare le flessioni del proprio io. Devi fare tutto da solo” tuttavia, talvolta, un sostegno non è solo necessario, bensì indispensabile.

Albergo A Ore è impostazione jazz, slegato da qualsiasi schema canonico, con aperture tipiche della miglior canzone italiana, tra archi e registro alto della melodia vocale. Accoglienza per ossimori.

Una manciata di secondi scandiscono il beatbox di Parapiglia. Mentre l’animo rock d’autore di Sto è un soliloquio irrequieto con sé stessi in qualità di pubblico e giuria critica. L’io pronto a sorridere dei muri psicologici che edifichiamo e buttiamo giù senza alcun senso logico.

Dormiveglia sembra provenire dal passato. Un pezzo di Marta Sui Tubi in Urlo Gigante. “Non giudicare, non semplificare”, sullo sfondo arriva la magia del ritmo forsennato costruito sulle voci degli strumenti armonici.

Tra Le Dita può verosimilmente essere il prossimo singolo di Gulino. Attitudine rétro, struttura canzone più definita, possibile radio hit. Disequilibrio relazionale che è sempre colpa di tutti e di nessuno.

La perla, forse non a caso, giunge con l’unico featuring del disco. Alla voce di Giovanni si aggiunge quella di Veronica Lucchesi (La Rappresentante Di Lista) e Lasciarsi Insieme gode di una marcia in più rispetto alle altre. In tutti i sensi. Volendo però essere proprio cattivi e pungenti, si possono sottolineare tre fattori: 1) involucro interessante, lontano da qualsiasi crisma compositivo. 2) Scelta accorta dei termini linguistici e relativi incastri metrici. 3) Tematiche ridondanti. Mmm… Magari è un concept, e via, tutti felici.

Che molto di Urlo Gigante fosse figlio delle parole (assieme alla voce) è subito apparso chiaro a tutti. Il concetto viene ribadito in Sballamore. Stavolta fioccano i resoconti positivi, senza filtri, del legame con la propria donna. Tra carpiati emotivi e scazzi nevrotici da antologia. Nella norma mi pare.

Chiude Il Tempo Lo Dai Tu. Come in Dormiveglia ma all’opposto di Dormiveglia. Tutto in poco meno di due minuti. Scusate se è poco.

Gulino 

‘Urlo Gigante’, esordio solista di Giovanni Gulino.

Giovanni Gulino sceglie la via solista alla soglia dei cinquant’anni, ma porta con sé tutto l’enorme bagaglio stilistico che in buona parte ha caratterizzato l’estetica sonora dei MST. Lo fa con le undici canzoni di Urlo Gigante che, in qualche modo, riassumono quanto fatto fino a qui, ma introducono sfumature di vita che generano nuova linfa, restituendo sia brio all’opera che speranze per il prossimo futuro.

Mario Aiello

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