Al Blu Mi Muovo, ultimo lavoro discografico di Fabio Cinti, mi ha completamente sconvolto. Non ci sono mezze misure né equilibrati simposi per descriverne le motivazioni. Al Blu Mi Muovo è la colonna sonora di chi si trova allo zenit tra le proprie debolezze immateriali e i suoi sogni disillusi.
A chi è dedicato il nuovo di Fabio Cinti?
L’album non può essere destinato proprio a chiunque ed è, ahimè, un peccato capitale. D’altronde, la selezione di musiche e parole punta dritto all’anima (in)cosciente delle persone che lasciano sempre e comunque una porticina aperta all’emotività travolgente, seppur sussurrata nella forma. A sensazione immagino non sia una platea così vasta. Per la serie ‘pochi ma (estremamente) buoni’.
Nell’opera Fabio Cinti si interroga, si astrae e immedesima per trovare delle risposte a dubbi che probabilmente ha anch’egli compreso solo in parte, come tanti altri che, per un motivo o per un altro, hanno perso la bussola. Quelli a cui si è dissolto davanti agli occhi l’equilibrio indefinibile tra ragione ed emozione. Il punto è che maggiore è la consapevolezza, più grande è il tormento. L’autore non può sottrarsi al tentativo di mettere tutto al suo posto, per quanto gli sia possibile. Processo lungo, spesso asfissiante e con poche ma angeliche gioie. Se lo vivi non solo lo senti, ma lo vedi e magari lo tocchi.
Al Blu Mi Muovo

Al Blu Mi Muovo è scritto, prodotto, arrangiato e registrato dallo stesso Fabio Cinti, in uscita il 24 Aprile per l’etichetta Private Stanze. Otto canzoni che riprendono lo stilema caratteristico che l’autore ha usato per la (ri)produzione de La Voce Del Padrone – Un Adattamento Gentile (2018), richiamando anche le peculiarità sonore degli artisti con cui ha sempre collaborato. Uno su tutti, ovviamente, il Maestro Franco Battiato. Omaggiato stavolta in modo del tutto diverso dal precedente lavoro, qui con determinati passaggi riscontrabili trasversalmente nel disco, riuscendo comunque a rimanere coerente con sé stesso, senza snaturarsi. Ma a conti fatti è una nota valevole unicamente per chi non ne ha esperienza. Chi ce l’ha, la apprezzerà ancor di più.
La forma, dunque, è quella del cantautorato ricercato e suggestivo. Senza disdegnare l’utilizzo di strumenti meno acustici come il synth. La struttura ‘canzone’ non deve assolutamente essere un preconcetto limitante per qualsivoglia ascoltatore. Con questi presupposti Al Blu Mi Muovo può diventare un’opera iconica del panorama non-mainstream italiano. Altre etichette non ne trovo, almeno non di altre che non siano vincolanti a questo o quel genere. E sia: “non-mainstream”. Lo ribadisco, ma non scopro l’acqua calda.
Personalmente sono anche contento che negli ultimi anni nello stivale questa scia stia pian piano acquisendo non solo autorevolezza, ma anche un seguito importante. Impreziosita dalla partecipazione attiva di una serie di artisti di qualità dediti alla causa. Non a caso Fabio Cinti con alcuni di questi ci ha collaborato. Ad esempio Fabio Zuffanti per il suo In/Out, giusto per citarne uno.
Fabio Cinti: da La Voce Del Padrone a Giorni Tutti Uguali.
Stilisticamente il passo che porta dal disco precedente al singolo successivo è breve. La sostanza di quest’ultimo e dell’intero contesto di Al Blu Mi Muovo, però, vive una vita propria. Libera da ogni malsana forzatura che le si voglia, a priori, attribuire.
Per comprenderlo bastano pochi versi di Tra Gli Alberi Combatto, brano scelto per aprire l’opera. A piccoli passi decisi, quanto scanditi e dominanti, viene descritto un conflitto personale complesso. Il tempo che passa scandisce il fluire dell’esistenza ma senza legarci ad un momento in particolare. Siamo il prodotto intrinseco di tutto ciò che è stato, combattuti sul fondo di un abisso a cui ci siamo ancorati per solitudine.
Giorni Tutti Uguali è invece il singolo che ha di fatto lanciato il nuovo lavoro di Fabio Cinti. Canzone potentissima. Un vero e proprio concentrato di sentimenti. Tutti confluenti in un solo momento, anche se per descrivere quell’attimo l’autore sfrutta ogni memoria di cui è in possesso. Centinaia di immagini in una sola istantanea che racchiude il calore stellare di questo estratto: “Non è impossibile vedere i giorni tutti uguali. Fermare l’attimo della felicità, capire l’alchimia di un momento irripetibile e vivere più in alto, un po’ più in là dove il buio, col diradarsi dei pensieri, diventa luce”.
Da Lontano, se possibile, va ancora più a fondo e con delicatezza rende universale quanto di intimo e intenso possiamo custodire. Puerilmente dico che non si riesce a descrivere così, con le parole. La lontananza raccontata devi conoscerla per sentirla sulla pelle e nelle ossa. Fabio Cinti la mostra in poco più di tre minuti. Per tutti.
Una spolverata di immediatezza giunge con Che Cosa Succede. Ascolto un pizzico più facile che stempera, volendo, il clima aulico fino a qui respirato senza affanni. Ma dura il tempo di un sospiro. La successiva Amore Occasionale è un ossimoro ideologico. L’autore rivela ciò che lui stesso dichiara come ‘occasionale’ delineandolo, però, con minuzia e dovizia esemplari di un sentimento che tutto può essere, meno che ‘occasionale’. Ma forse, in fondo lo è, per certi versi, e probabilmente sono sufficienti a deviarne il movimento armonico specifico di un amore ‘viscerale’.
Ne La Sventurata Rispose lo spettatore può sentirsi incoraggiato a cavalcare il senso comune delle metafore usate nel testo. Io che non amo particolarmente la selva oscura dell’analogia e simili, ne avrei fatto a meno. Tuttavia Fabio Cinti ha saputo costruirle bene e non mi è dispiaciuto viaggiare per la tangente delle suggestioni figurative. Concetto che trasborda nel successivo Vieni Con Me ma con un occhio sulla crescita, intesa come accrescimento personale.
Il Grande Balzo Avanti conclude l’esperienza di Al Blu Mi Muovo. Qui si va tracciando la figura di una guida, essenziale, ormai perduta ma mai abbandonata. Qualcuno che ha saputo insegnarci dove rivolgere lo sguardo e cosa scrutare quando le cose perdono la loro reale dimensione.

Fabio Cinti – Al Blu Mi Muovo: impressioni da un’uggiosa sera d’Aprile in quarantena.
Sarò breve e banale. Mi sono sentito grandemente coinvolto da questo ultimo lavoro di Fabio Cinti. Non senza averlo frainteso per almeno tre o quattro ascolti. Ciò ha di certo sottratto una quantità considerevole di critica oggettiva nei confronti dell’opera, ma me ne frego altamente. Ad ogni modo, ritengo che se un disco sa entrarti dentro così come lo è stato Al Blu Mi Muovo per me, vale la pena abbandonare ogni gentile sovrastruttura di sorta e lanciarsi a capofitto, parlandone proprio così, come si farebbe ad un amico.
Notevole. Puro. Viscerale.
Mario Aiello