Il 21 luglio 1899, in un sobborgo di Chicago, nasceva il famoso scrittore e giornalista statunitense Ernest Hemingway, considerato uno dei più grandi simboli della letteratura di tutti i tempi.
Ma chi era davvero Hemingway? Potrete scoprirlo dedicando un po’ del vostro tempo alla visione di Hemingway & Gellhorn, film del 2012 diretto da Philip Kaufman.
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TRAMA
Questa è la breve e tumultuosa storia d’amore tra Ernest Hemingway (Clive Owen) e Martha Gellhorn (Nicole Kidman), una delle più grandi giornaliste e inviate di guerra mai esistite. La loro relazione nasce durante la guerra civile spagnola, dove entrambi si trovano in qualità di inviati speciali. È proprio Ernest a spingere Martha a scrivere importanti reportage sulla vita quotidiana delle persone costrette a vivere l’orrore della guerra, pezzi che ottengono molto successo e contribuiscono a renderla nota in tutto il mondo.
Hemingway ha avuto molte donne, ma Martha è l’unica che abbia amato veramente. Lei però non ama solo lui, ma anche il suo lavoro. La loro relazione si districherà fra guerra civile spagnola, conflitto sovietico-finlandese, occupazione giapponese della Cina e seconda guerra mondiale. Conflitti a cui la donna non saprà mai rinunciare, nemmeno quando Ernest sentirà il bisogno di averla a casa con sé, come una semplice moglie.
ATTORI, MONTAGGIO E SCELTE STILISTICHE
Hemingway & Gellhorn è stato prodotto da HBO, un’emittente televisiva statunitense. Nominato a 14 Emmy Awards e vincitore di due di essi. È stato concepito, quindi, esclusivamente per la distribuzione televisiva, che generalmente ha una durata minore rispetto ad un’opera cinematografica. In questo caso però il film dura 154 minuti, un tantino troppo, soprattutto dal momento che ci sono alcune pecche nella realizzazione tecnica.
Il cast che è stato scelto promette un livello che non sempre il regista riesce a mantenere. I protagonisti di questa storia sono tre: Hemingway, Gellhorn e la guerra. Essa è quasi sempre presente, e se non è attorno a loro è nelle loro menti.
STILE E MONTAGGIO
Le scene di battaglia sono tante. Forse per mancanza di budget è stato scelto di inserire alcuni vecchi filmati d’archivio ad intrecciarsi con la scenografia artificiale. I colori delle scene mutano dal seppia a colori più vivi, come a voler sottolineare il passaggio fra realtà e narrazione. I personaggi sono letteralmente incollati nelle immagini di repertorio con la tecnica del Found footage, che per quanto realizzata ad opera d’arte, per natura contribuisce a rendere il tutto un po’ surreale, abbassando la qualità generale del prodotto.
Nonostante questo, però, non mi sento assolutamente di sconsigliarne la visione. Il film crea lo stesso effetto che producono le montagne russe: proprio quando ti stai arrendendo alla noia, all’improvviso ti sorprende. Riesce a renderti indifferente e poi a commuoverti, a farti avere la pelle d’oca, inspiegabilmente.
ATTORI
Anche la recitazione presenta qualche imperfezione, ma in generale gli attori riescono a compenetrare nelle emozioni dei personaggi.
Non sempre Clive Owen riesce a dare il giusto spessore alla figura di Hemingway, ma il personaggio dello scrittore è stato spesso (eccessivamente) mitizzato. Owen ha il merito di averlo saputo rendere umano.
Scegliere Nicole Kidman è stato rischioso, poiché il suo aspetto delicato contrasta con il contesto di violenza che la circonda nella storia. Tuttavia il suo talento basta per renderla convincente nella parte.
CURIOSITÀ NASCOSTE
L’AMICIZIA CON ROBERT CAPA
Nell’hotel di Madrid in cui alloggiarono durante la guerra civile spagnola, i due giornalisti si trovarono a convivere con attivisti, spie, agenti russi, prostitute e stampa straniera. Tra questi c’era il fotografo Robert Capa, divenuto famoso per aver documentato diversi conflitti bellici.
Robert e Martha strinsero presto amicizia. In una scena del film, i due sono seduti nell’atrio dell’albergo e stanno guardando le sue fotografie. Una in particolare attira l’attenzione di Martha: ritrae una donna e una bambina che camminano per strada mano nella mano, con gli occhi rivolti verso il cielo. La bambina indossa un cappotto elegante, ma abbottonato male.
«Anche sotto le bombe la madre voleva che la bambina indossasse il cappotto buono, solo che è abbottonato storto, non ha fatto in tempo. Hai catturato l’aspetto umano, quella necessità di fare qualcosa, di esercitare il controllo anche quando tutto il tuo mondo ti sta crollando intorno. Voglio fare quello che fai tu. Voglio scrivere così, come tu fai fotografie»
Martha a Robert.
La fotografia è reale e documenta una battaglia aerea sopra Barcellona, nel 1939.
In quei giorni la Gellhorn si sentiva creativamente bloccata, non riusciva a scrivere niente che le sembrasse valido. Fu naturale chiedere all’amico come riuscisse a cogliere in maniera così semplice quei punti di vista che anche lei cercava di trasmettere attraverso la scrittura. Ed ecco il modo per gli sceneggiatori di cogliere la palla al balzo e riportare una famosa citazione del fotografo ungherese:
«Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino.»
OMAGGIO A WOODY GUTHRIE
C’è un’altra scena che nasconde in sé più di quello che lo schermo lascia intravedere solo per pochi secondi. Nella hall dell’albergo di Madrid, fra una battaglia e l’altra, fra gente che beve e fuma, fra chi ride e chi si dispera, un militante suona una chitarra un po’ particolare.
Forse non tutti sapranno che quella scritta è un riferimento al cantautore folk statunitense Woody Guthrie, e alla sua chitarra. Il suo repertorio va da canzoni a sfondo politico, ballate tradizionali, brani per bambini e improvvisazioni. Ebbe molta influenza su artisti come Bob Dylan e Bruce Springsteen e oggi è considerato uno dei padri fondatori della canzone di protesta.
LA FIGURA DI HEMINGWAY NEL CINEMA
Il personaggio di Hemingway è apparso in diverse pellicole cinematografiche, a volte in veste di protagonista, a volte come ruolo secondario.
Lo vediamo al centro di Amare per sempre, scoprendo la sua giovinezza e il suo primo amore con un’infermiera; E poi in Papa Hemingway a Cuba (papa era il suo soprannome), dove è rappresentato ormai anziano. Intravediamo la sua passione, la sua vanità e il senso di competizione con gli altri scrittori, mentre conversa con il protagonista di Midnight in Paris, e lo ritroviamo poi in una scena di Genius, a chiacchierare con uno dei sui editor, Maxwell Perkins, al ritorno da una battuta di pesca, una delle sue passioni.
La sua essenza però, è stata percepita solo parzialmente prima del film di Kaufman.
ANALISI
Hemingway & Gellhorn è una storia d’amore e di guerra. Soprattutto di guerra. È dalla guerra che nasce il sentimento di lotta per la vita che brucia nelle loro anime. La voglia di raccontare la morte, non per arrendersi ad essa, ma per averla vinta. Per dare un senso a chi ha combattuto e a chi è caduto combattendo. Era questa la loro missione. Quella che inizialmente li ha uniti, per poi tenerli divisi tutto il resto del tempo.
Gli anni passavano e la guerra non finiva mai. Laddove terminava un conflitto ecco nella parte opposta del mondo nascerne un altro. Ma Ernest non voleva tutto questo. Non voleva una vita passata ad inseguire la guerra. Tutto ciò che desiderava era scrivere e stare con Martha, la donna che ispirò ”Per chi suona la campana”. Lei però senza la guerra non era nulla. Raccontarla era lo scopo della sua vita, senza si sentiva incompleta.
Ciò a cui è inevitabile ripensare alla fine del film, è il loro primo momento d’amore, nell’hotel di Madrid, durante un bombardamento. Ricoperti dalla polvere, mentre le pareti tremano e le mura crollano sopra le loro teste. Scena Inverosimile, quasi onirica, come se tutto fosse sospeso nel tempo. Non importa come è andata a finire, è questo che rimarrà di loro. Un istante eterno.
Perché l’amore vero è in grado di cancellare la paura della morte.
Federica Brosca