La Stagione della Caccia è il secondo romanzo storico dello scrittore Andrea Camilleri ad essere stato trasposto cinematograficamente per la Rai. Dopo l’adattamento televisivo del personaggio del commissario Montalbano – e il suo immenso successo ancora oggi dopo esattamente venti anni -, nel marzo 2018, è stato trasmesso sul piccolo schermo il film La Mossa del Cavallo. Quest’ultimo ha lanciato una sorta di nuova saga “C’era una volta Vigata”, che prosegue, per l’appunto, con La Stagione della Caccia, sebbene i due non siano collegati tra loro.
Oggi, lunedì 25 febbraio, la pellicola, che vede la collaborazione di RaiFiction e Palomar, sarà trasmessa in prima serata su Rai 1.
LA TRAMA
La Stagione della Caccia è ambientato in un piccolo paesino siciliano, Vigata, nel periodo di fine Ottocento. Protagonisti di questa storia sono i componenti della nobile famiglia Peluso.
Filippo Peluso, anche detto Don Totò (Tommaso Ragno), è il capofamiglia, ed essendo fortemente convinto dei propri principi patriarcali brama un figlio “masculo” a cui far ereditare i suoi beni.
Non con poco sacrificio, riesce nel suo intento e sua moglie dà alla luce Rico (Michele Ragno). La casa Peluso, infatti, è colma di femminilità, tra la moglie, la marchesa Donna Matilde (Donatella Finocchiaro) e la figlia, la marchesina ‘Ntontò (Miriam Dalmazio).
Il film ha inizio con il ritorno al paese di Fofò La Matina (Francesco Scianna), un giovane ragazzo di umili origini, diventato con l’esperienza un ottimo farmacista. Da qui il paese di Vigata e il suo prete, padre Macaluso (Ninni Bruschetta), ne vedranno di tutti i colori.
LA STAGIONE DELLA CACCIA
La particolarità de La Stagione della Caccia consiste nel fatto che ogni personaggio sembra vivere di una propria una trama. Ciascuno di loro, soltanto con lo sgretolarsi delle vicende, si collega alle altre microtrame. Il film, che inizialmente appare come un semplice romanzo storico, in cui si viene trasportati alla fine Ottocento in uno splendido scenario siciliano, diventa, in seguito, un giallo. La pellicola ha inizio con la morte del nonno di famiglia e prosegue con altri lutti misteriosi e talvolta anche tragicomici.
Si è particolarmente attratti dalla struttura perfetta in cui sono costruiti i personaggi, ognuno inserito in maniera perfetta nel contesto storico. Il capofamiglia, Don Totò, è interessato principalmente alla sua persona e trascura gli affetti familiari. Mentre il suo personaggio è molto legato ad aspetti tradizionali, le figure femminili risultano altamente rivoluzionarie.
In particolare, la marchesina ‘Ntonto sembra ribellarsi al concetto tradizionale di matrimonio. È una donna che desidera essere e restare libera, una donna quasi fuori dal suo tempo.
Anche il personaggio del farmacista è alquanto interessante. Anzi, oserei dire che è il mio preferito de La Stagione della Caccia, in quanto quello che si presenta con maggiori sfaccettature. Rispecchia, in modo coerente e convincente, l’uomo umile che ritorna in paese per dimostrare ai suoi compaesani di aver compiuto un salto di qualità, un cambio di vita. Ciononostante, non viene ritenuto parte di una casata nobiliare e questo non è un dato da sottovalutare.
La Stagione della Caccia è una produzione di racconti del passato. Si tratta di racconti che giocano tra realtà ed un mondo immaginifico. Ciò che maggiormente attrae lo spettatore, infatti, è l’elemento favolistico. Un elemento che prende spunto dalla realtà circostante. Questo aspetto rende il film quasi contemporaneo. Ci si dimentica che i personaggi vivano in un’epoca diversa e quasi si entra nel giallo da investigatori come in Cluedo.
Eppure, il giallo è un aspetto secondario del racconto. Al centro si colloca questa sorta di genere della Saga Familiare. Inevitabile non pensare al Verga e in alcuni tratti, in riferimento alla struttura patriarcale, al Gattopardo.
LA STAGIONE DELLA CACCIA | IL COMMENTO
In La Stagione della Caccia, la materia prima di Andrea Camilleri viene trattata con umiltà, rispetto e precisione. Non viene alterata la struttura letteraria dello scrittore siciliano; questo è un dato sicuramente rilevante. L’impressione che ha lo spettatore, sul divano davanti alla televisione, equivale quasi a quella del lettore, sfogliando le profumate pagine di una nuova avventura. Viene raccontato il tutto minuziosamente, come, per l’appunto, se si stesse leggendo il libro.
La rappresentazione è egregiamente calata negli anni di fine Ottocento, sia per quanto concerne la scenografia, che i costumi.
L’aspetto più intrigante del film si ritrova sicuramente nei personaggi, che hanno caratteri spettacolari e nel corso del film ribaltano qualsiasi pensiero lo spettatore si sia fatto su di essi. C’è una narrazione in continuo mutamento. Non esiste un antagonista che si oppone al protagonista, tutti sono allo stesso tempo buoni e cattivi.
Ed è proprio così che lo spettatore incolla gli occhi al piccolo schermo, in attesa di scoprire se esista o meno un colpevole di questa strage familiare oppure se si tratta di un misterioso caso fortuito.
Rimandate tutti gli impegni e sintonizzatevi su Rai1 stasera per scoprirlo.
Assunta Urbano