Parlami di Te, versione italiana del francese Un Homme Pressé, è il nuovo film del regista Hervé Mimran, in uscita nelle sale il 21 febbraio. La pellicola, che vede Fabrice Luchini, nel ruolo del protagonista principale, è, inoltre, tratta dalla storia vera di Christian Streiff, ex manager di Airbus e Peugeot Citroën.
Parlami di te | Trama
Alain Wapler, interpretato da Fabrice Luchini, è un uomo d’affari, che investe il 99% del suo tempo nell’ambito lavorativo, precisamente nella sua azienda automobilistica, e solo l’1% nei panni di padre. Colmo di stress, causato dagli infausti ritmi di vita, viene colpito da un ictus, che gli causa un deficit cognitivo.
È la giovane ortofonista Jeanne, impersonata da Leila Bekhti, ad aiutarlo a riacquisire la giusta pronuncia delle parole, delle sillabe e a riottenere la memoria. Questo incidente lo aiuta, inoltre, anche a comprendere il valore della famiglia e a ristabilirne gli affetti.
Parlami di te | Curiosità
Sono sempre molto attenta ai dettagli quando guardo un film, ed in Parlami di Te ho trovato qualche piccola pecca.
In particolare, a metà pellicola, quando il protagonista è al bancone di un bar a bere whiskey, in compagnia della sua ortofonista a Ginevra, si nota indistintamente il dislivello del liquido nel bicchiere. Tra una inquadratura e l’altra, infatti, il contenuto cambia repentinamente.
Una cosa simile accade in una delle scene iniziali, nel momento in cui lo stesso Wapler si trova in macchina con il suo autista ad ammirare la splendida città di Parigi. Il finestrino passa dall’essere aperto/chiuso, senza una giusta alternanza. Probabilmente, queste piccolezze potevano essere curate con più attenzione.
Parlami di te | Il commento
Fabrice Luchini conferisce un’enorme espressività al personaggio di Alain Wapler, soprattutto visiva. Diventa, in questo modo, il fulcro portante di Parlami di Te, ponendo gli altri interpreti in una semplice posizione di sfondo o contorno. Ci si concentra talmente sul protagonista che talvolta si dimenticano gli altri nomi o le altre piccole microtrame che gli ruotano intorno.
Ciò accade sicuramente perché Fabrice Luchini è un attore di teatro, cosa che emerge in modo prorompente nell’immedesimazione del suo personaggio.
Parlami di Te è una commedia-drammatica. Ci si soffermi su questa definizione.
La storia raccontata è una vera tragedia. Quest’uomo, che ha tutto il desiderabile a disposizione nella propria vita, trascurando gli affetti sentimentali e personali, si ritrova all’improvviso con il nulla tra le mani. Viene licenziato dal lavoro che svolge con dedizione e passione, non riconosce più le sembianze della propria abitazione e di chi lo circonda e, con altrettanta difficoltà, pronuncia frasi senza alcun senso logico, senza essere compreso e risultando anche uno squilibrato.
La drammaticità della pellicola, credo, sia, dunque evidente. L’elemento goliardico, che fa ridacchiare ma non sbellicare gli spettatori in sala, consiste proprio nell’incapacità di pronunciare molteplici parole. L’effetto che si ottiene è una sorta di sentimento del contrario pirandelliano, per capirci. E possiamo dire che sembra riuscito nell’intento.
Si tratta anche di un film di speranza, sia nell’avvenire che nell’affrontare con coraggio le proprie battaglie. È l’esempio da considerare, nel momento in cui, metaforicamente, si cade ed occorre essere in grado poi, con pazienza, di rialzarsi.
In conclusione, si può affermare che Parlami di Te è un film di visione leggera, sebbene tratti di un tema impegnativo. È una storia che attrae lo spettatore, in quanto realistica.
Assunta Urbano