The Witcher: una prima stagione che non convince

The Witcher è la serie tv targata Netflix  ispirata ai romanzi dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski.

Il personaggio di Geralt di Rivia, protagonista dei racconti, tuttavia, prima della trasposizione sul piccolo schermo, aveva raggiunto la popolarità grazie alla trilogia videoludica sviluppata dalla CD Projekt RED e distribuita nel mondo da Atari. Strano dunque che Hollywood non avesse ancora allungato le mani sulla saga finora.

Ci ha pensato il gigante statunitense nel 2019, sviluppando una serie in 8 episodi, scegliendo per la parte del protagonista la star dell’ultimo Superman cinematografico, Henry Cavill.

 

The Witcher

 

I Witcher sono essere umani alchemicamente modificati a cui vengono attribuiti dei poteri. Possono, infatti, vedere al buio, sono agili e più forti dei comuni mortali, hanno una resistenza superiore ai veleni e possono utilizzare i Segni, una rudimentale forma di magia.

Geralt di Rivia è un Witcher, nello specifico un cacciatore di mostri per denaro. Vive in un mondo estremamente vasto e articolato dove scontri politici e guerre territoriali stanno portando alla devastazione del continente.

La giovanissima principessa Cirilla, costretta alla fuga dopo l’invasione del suo Regno, avrà bisogno dei suoi servigi. Yennefer, invece,  è una donna dotata dello straordinario potenziale per essere una maga. Educata per diventarlo, presto dovrà unirsi alla guerra che sta per scoppiare nel continente.

Tre personaggi, tre linee narrative e temporali. La showrunner Lauren Schmidt Hissrich ha compartimentalizzato in tre branche il contenuto dei primi racconti scritti da Sapkowski. La maggior parte, infatti, sono contenuti ne Il guardiano degli innocenti, da considerarsi il primo nella cronologia delle avventure di Geralt.

L’operazione ha un senso narrativo di indubbia necessità, triplice anch’essa. Dare il giusto peso ai tre principali artefici della trama, non scontentare i fan dei racconti e dare un filo logico ad eventi dislocati nel tempo e nello spazio.

The witcher

Un FANTASY INCOMPLETO

 

Le buone intenzioni, però, non bastano. E tre sono anche le criticità della serie.

Sebbene interessante (e necessaria) la scelta di dividere in tre linee temporali il racconto, la sua realizzazione non è del tutto efficace.

Per uno spettatore che non conosce le dinamiche dei personaggi o degli eventi, la confusione, in un primo momento, è grande. Data la costruzione, sembra che basti un cambio d’abito per far intuire che ci troviamo nel passato rispetto a ciò a cui abbiamo assistito in precedenza. Quando sembra chiarirsi tale stratagemma narrativo, una nuova linea temporale si apre, e solo verso la seconda metà della serie tutto appare con maggior coerenza.

Difatti, un’altra criticità è proprio l’incoerenza del ritmo. The Witcher inizia con grande frenesia, per poi rallentare nelle puntate centrali e tornare a correre nel finale. Finale, forse, troppo frettoloso e decisamente troppo aperto. 

Ma forse, ciò che maggiormente non permette alla serie di decollare è la messinscena. Semplice, scarna, a volte quasi dozzinale. Scenografie, costumi ed effetti speciali sono altalenanti nella loro fattura. E per una serie che promette essere di alto profilo, è inaspettato. E poco giustificabile.

 

Le premesse sono buone per una seconda stagione

 

Indubbiamente il fantasy è un genere che non può essere trattato con superficialità visiva. Specialmente The Witcher, che affronta un racconto di ampio respiro. E, purtroppo, la serie scade proprio su questo versante.

A salvarla dalla facile obsolescenza è, però, l’atmosfera: ferrea nella sua cupezza con richiami cinematografici in stile anni ’80. Che sia un fatto positivo o diventi un limite è a discrezione del gusto dello spettatore.

La prima stagione di The Witcher, dunque, necessita di una seconda (già annunicata). Giudicare, perciò, la bontà o la fattibilità della trama è ancora prematuro.

Come ai colloqui liceali con i genitori, da bravi prof potremmo dire: è bravo, ma non si applica, potrebbe fare di più.

 

Leonardo Cantone

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