Cattive acque (Dark waters) è il nuovo film statunitense diretto da Todd Haynes, in uscita il 20 febbraio 2020 nelle sale cinematografiche italiane in collaborazione con Eagle Pictures.
Ambientato quasi esclusivamente in Ohio, la pellicola vede come maggiori interpreti Mark Buffalo (che avevamo visto nelle sue vesti migliori ne Il caso spotlight) e gli attori premi Oscar Anne Hathaway (miglior attrice non protagonista nel 2012 per Les Misérables) e Tim Robbins (miglior attore non protagonista nel 2004 per Mystic River).
Un cast di alto livello, dunque, per un film di denuncia che è difficile inserire in una sola categoria. Cattive acque è contemporaneamente un documentario, un biopic e un dramma in grado di raccontare una sconvolgente storia vera. Il successo è già segnato negli Usa se si pensa all’accoglienza positiva della critica e all’incasso già superiore ai 10 milioni milioni di dollari.
CATTIVE ACQUE: LA TRAMA
Il film narra la battaglia del mite avvocato ambientalista Robert Bilott (Mark Buffalo) che difende numerose imprese in Ohio e in Virginia e che si ritroverà a portare in tribunale l’industria chimica DuPont.
Un giorno si reca nel suo studio un proprietario agricolo di Parkesburg, Wilbur Tennant, che continua ad assistere alla morte costante del bestiame. Convinto che il decesso delle sue 190 mucche non sia naturale ma derivi dagli scarichi del colosso chimico DuPont, datore di lavoro della maggior parte della gente del posto.
Vedendo le videocassette con cui Wilbur testimoniava la tragedia ambientale, Robert decide di abbracciare la causa mettendosi contro una delle potenze mondiali più potenti. Si tratta di una decisione che metterà a dura prova la sua carriera, la sua vita e la sua famiglia al punto da diventare non una questione di lavoro ma una vera e propria questione di vita che lo tormenterà per oltre vent’anni.
Una causa di interesse sociale e politico che scaverà a fondo tra affari illeciti e norme violate tentando di portare a galla la verità tramite la caparbietà di un uomo onesto: Robert.
Aiutato dalla moglie, Sarah Bilott (A. Hathaway), che ha abbandonato la professione per dedicarsi alla famiglia, il protagonista saprà aiutato a domare la sua ossessione che più volte lo condurrà in preda a momenti atroci e terrificanti.
UN LEGAL-THRILLER SULL’INQUINAMENTO AMBIENTALE:
COSA NASCONDONO LE MULTINAZIONALI
Attraverso i costumi di Christopher Peteterson, le scenografie di Hannah Beachler e le musiche di Marcelo Zarvos, Cattive acque riesce a pieno nell’intento di ricreare un clima inquietante, a tratti horror, al fine di denunciare lo squallore nascosto dall’apparenza.
Grazie alla direzione fotografica di Edward Lachman, il film si cosparge della nota documentaria che lascia lo spettatore immerso non in un’opera di finzione ma in una serie di fatti reali da cui si ritroverà intrappolato anche dopo i titoli di coda.
Non è un caso che i colori cupi e opachi, tendenti al marrone, sporchino tanto la linearità delle riprese quanto l’immagine idilliaca delle industrie che danno lavoro a migliaia di operai.
Ma a che prezzo? Cosa c’è oltre l’aspetto remunerativo?
Robert è un uomo che rischia di perdere tutto per vedere meglio tra il torpore delle acque contaminate da altri uomini che da un lato avvelenano la natura e dall’altro danno da mangiare a intere famiglie.
Il dissidio interiore è così forte da divenire un thriller psicologico prima ancora che ambientale. L’umanità messa a repentaglio da un disastro che essa stessa ha generato. Ecco dunque che la focalizzazione di un avvocato fragile diventa il punto di vista di un uomo con una vita qualsiasi, come quella dello spettatore che inizierà a porsi un’infinità di domande.
Robert Bilott è arrivato fino in fondo volendo trovare delle risposte. Gli sono valsi i suoi dubbi, il crollo delle certezze e il disgusto dinanzi alla scorrettezza dell’industria chimica americana che senza ritegno nuoceva alla salute.
La totale assenza di controllo sullo sversamento dell’acido perfluoroottanoico, onnipresente nella nostra realtà, sarebbe passata nel silenzio stampa generale se non fosse stato per il coraggio e l’audacia dell’avvocato Bilott che, permeato dal forte dovere etico di agire contro le ingiustizie e i torti infami delle multinazionali, diventa il portavoce di 70 mila cittadini, mettendo a repentaglio la sua vita.
Una tragedia attuale più che mai che merita di essere vista e ri-conosciuta.
“Vogliono farci credere che ci proteggono, ma noi dobbiamo proteggerci da soli!”
R. Bilott
Santina Morciano