Graffiti pop in una commistione tra collage ed animazione. La visual art del progetto tutto partenopeo American Confetti attinge a piene mani dall’immaginario d’oltreoceano per plasmare un universo retro-moderno dove la quarantena ha il vago sapore dell’iconica torta di mele che fa tanto anni ’50.
Ad insaporire un cocktail già interessante, spruzzate di ironia e satira tagliente.
Ne abbiamo parlato con Dino ed Antonio, le menti creative che formano American Confetti.
– Ciao Dino, seguo da qualche anno i tuoi progetti visual e volevo fare prettamente a te questa prima domanda: com’è nata la collaborazione con Antonio de Landro?
Con Antonio ci siamo conosciuti all’Accademia di Belle arti di Napoli, io mi occupo di video e digital arts, lui lavora con i collage. I suoi lavori mi hanno sempre affascinato molto, entrambi amiamo il grottesco e il politicamente scorretto. L’idea di collaborare ed animare i suoi collage era già nell’aria da tempo ma si è concretizzata circa un mese fa, quando ho chiesto ad Antonio di animare uno dei collage in cui due gattini danzano vestiti da ballerini classici.
– Il nome American Confetti è molto pop: risuona immediato in testa ed è evocativo. Ha dei significati particolari? Raccontateci da dove è nato.
Il nome è in parte un riferimento alla cultura americana degli anni 50, al sogno americano, a quel mondo all’apparenza spensierato, ma intrinsecamente ricco di contraddizioni.
Nel nostro primo video, Gesù precipita da un aereo cavalcando una bomba atomica e campeggia nel cielo una scritta “American Confetti”.
È una critica all’esportazione della pace a suon di bombe degli Stati Uniti. Il confetto è un dono, un omaggio che si fa a parenti e amici dopo una cerimonia. Inoltre il confetto è una piccola pralina, un piacere breve, un po’ come i nostri video.
– C’è ironia, sagacia, ma anche tanto contenuto sul piano della costruzione visiva. Quali sono le ispirazioni principali di questi lavori?
Io ho studiato Cinema, mentre Antonio si occupa di Collage e dipinge. Fra le nostre fonti di ispirazione ci sono sicuramente i Monty Python e le animazioni di Terry Gilliam, Jan Svenkmajer, ma anche Robert Crumb e South Park, mentre fra le fonti di ispirazione più recenti ci sono David Firth e Jack Stauber.
Attingiamo un po’ ovunque, ci accomuna una visione Punk e scanzonata dell’arte, ma la nostra estetica si basa sul contrasto, su accostamenti inusuali di immagini. Ci ispiriamo al Surrealismo e alla Metafisica, e spesso arriviamo anche ad incorporare elementi estrapolati da dipinti all’interno dei nostri lavori.
Per quanto riguarda le ispirazioni cinematografiche, personalmente amo Ingmar Bergman, David Lynch e Roy Andersson, il cinema grottesco di Ciprì e Maresco e le sperimentazioni visive di Alberto Grifi.
– Io credo si possano creare delle belle convergenze con artisti del settore musicale, un settore che vi è già capitato di frequentare. Ci sarà occasione prima o poi di lavorare a qualche videoclip?
La musica è fondamentale per noi, suono da quando avevo quindici anni e da circa un annetto ho la fortuna di collaborare con Nowhere Emc come Digital Artist e Vj; di conseguenza mi interfaccio costantemente con musicisti.
La musica del nostro video su Salvini è stata curata da Ben Romano, con il quale stiamo già pensando di approfondire la collaborazione nell’ambito di un video musicale. Un altro artista che ci ha proposto di collaborare ad un video è Totò Traversa per l’uscita del suo EP.
– Come mi hai accennato in chat, è un progetto frutto della quarantena. Forse ne stiamo lentamente uscendo, cosa avete in mente per il più immediato futuro?
Il progetto in realtà più che nascere dalla quarantena si può dire che in essa ha trovato terreno fertile. A volte fermarsi e sospendere tutto può darti una grande spinta a cominciare qualcosa si nuovo o qualcosa che vorresti iniziare da tempo.
Per ora tutti i nostri video sono stati realizzati a distanza.
Quando l’emergenza finirà potremo vederci e lavorare dal vivo, avendo così una lunga serie di possibilità creative in più.
Giandomenico Piccolo