“Robokiller” è il disco d’esordio dei Thing Mote

Declamava una pubblicità: “piano piano, buono buono”.

Credo possa calzare a pennello questo slogan per descrivere il percorso che ha portato i veronesi Thing Mote a pubblicare il proprio disco d’esordio per la label Cabezon Italy. Fondati nel 2006, e con all’attivo diversi EP, arriva finalmente il banco di prova long play con il disco intitolato “Robokiller“.

 

Thing Mote – “Robokiller”

Dieci tracce che compongono un concept album edificato su di un solido impianto immaginifico. Si prospetta l’avvento di una tecnologia capace di spazzar via qualsivoglia rimasugli della già blanda umanità presente nel mondo, con la comunicazione digitale ad allontanare i corpi e soprattutto gli affetti interpersonali. Ecco come si sviluppa, brano dopo brano, un ascolto immersivo i cui riferimenti artistici sono ben chiari.

L’album suona tante influenze musicali dal post-punk a seguire, c’è l’elettronica ma non si rinuncia agli strumenti analogici, in una continua rimodulazione di equilibri dominanti.

Thing Mote

Il risultato è interessante, robusto e non presenta incongruenze. La band veronese ci ha messo un po’ di tempo ma ha ponderato bene i contenuti da mettere in questa produzione; menzione d’onore per il brano “Hoax”: avere l’ardire di mettere insieme, fra gli altri, Edgar Allan Poe e Wittgenstein è sentore di cultura e sensibilità pari a pochi.

Sperando di non dover attendere ulteriori 15 anni, “Robokiller” risulta un ascolto interessante e rinnoviamo il saluto alla prossima pubblicazione.

Giandomenico Piccolo

Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale. Unico denominatore? La musica.

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