Una mamma per amica: venti anni dalla prima puntata

Il 5 ottobre di venti anni fa negli Stati Uniti andava in onda la puntata pilota di Una mamma per amica, traduzione – permettetemi di definirla orrida come scelta  – di Gilmore Girls. Quel giovedì di inizio secolo è stata la Warner Bros a scommettere sul prodotto realizzato da Amy Sherman-Palladino e da suo marito David Palladino. Gli episodi sono stati trasmessi dalle emittenti televisive italiane, invece, soltanto a partire dal Luglio 2002.

I Contenuti di questo Articolo:

La serie televisiva è terminata nel 2007 con la settima stagione. Anzi, al riguardo, sarebbe più calzante parlare di telefilm, dato che si tratta letteralmente di un “film a puntate” destinato al piccolo schermo.

L’ultima stagione è stata l’unica a non vedere la presenza dei due creatori principali, i quali si sono tirati fuori dal progetto prima della conclusione del percorso. I telespettatori attenti non solo si sono accorti di questo cambio di rotta, ma non sono stati per nulla soddisfatti del finale “improvvisato” con cui è stato messo un punto alle storie dei loro beniamini.

Tuttavia, la passione dei fan ha portato i Palladino, con il supporto dell’immancabile Netflix, ad un inedito revival, uscito sulla piattaforma nel 2016, in cui ogni puntata è stata ambientata in una diversa stagione dell’anno. Tutto è bene quel che finisce bene. Si dice così, giusto?

Tornando alla portata principale del menù di oggi, una domanda risulta inevitabile: Perché ricordiamo con così tanta nostalgia il primo episodio di Una mamma per amica? E perché questo telefilm ci ha segnato così tanto?

 

 

 I PROTAGONISTI DI “UNA MAMMA PER AMICA”

 

Stars Hollow è una piccola cittadina immaginaria, situata nella parte occidentale degli Stati Uniti, precisamente nel Connecticut. Nella suggestiva location, scenario di festicciole paesane e riunioni fuori dagli schemi, si svolgono le vicende delle due principali protagoniste e di tutte le strambe presenze che li circondano.

Lorelai Gilmore, interpretata da Lauren Graham, è una giovane madre che decide di crescere sua figlia solo basandosi sulle proprie forze economiche. Rory (Alexis Bledel), cresce bene ed è, infatti, una ragazza modello. Studiosa, intelligente e responsabile. Quasi come se fosse lei la madre tra le due.

Attorno a loro gravitano, in primis, i due genitori di Lorelai, i severi ed austeri nonni Gilmore, i cui ruoli sono ricoperti da Kelly Bishop ed Edward Herrmann. Così come non possiamo dimenticare gli abitanti di Stars Hollow, le loro piccole attività quasi casalinghe e i loro caratteri esuberanti. Luke Danes (Scott Patterson), l’affascinante proprietario del locale in cui le due trascorrono la maggior parte del loro tempo. Le rispettive migliori amiche, Sookie (Melissa McCarthy), la chef dell’albergo in cui Lorelai lavora, e Lane (Keiko Agena), con cui Rory fa praticamente “culo e camicia”. Nominarli tutti, però, sarebbe impossibile in così poco spazio.

Nella vita di Lorelai e Rory si alternano amicizie, amori, vicende improbabili. E soprattutto una quantità smisurata di caffè ed una passione spasmodica per il cinema, la musica e la letteratura. Ma di tutto questo parleremo tra poco.

 

PILOT – UNO SPLENDIDO FUTURO 

 

Ve lo ricordate cosa accadde in quel primo episodio andato in onda il 5 ottobre del 2000?

Le immagini si aprono per l’appunto sulla piccola cittadina immaginaria, con There She Goes dei The La’s come sottofondo musicale. Una scelta geniale ed impeccabile, che non solo ha tracciato una linea continua con gli anni Novanta, ma ha anche fatto comprendere ai telespettatori appassionati cosa si sarebbero dovuti aspettare per il futuro.

Proprio l’avvenire prospetta a Rory l’entrata alla Chilton, uno dei licei privati più facoltosi degli Stati Uniti. Un sogno, però, destinato ad avverarsi solo grazie all’ausilio economico di Emily e Richard. Lorelai, pur di non deludere sua figlia, mette da parte l’orgoglio e chiede aiuto alle due persone che aveva tentato in ogni modo di escludere dalla sua vita.

La puntata, da perfetto plot, ci permette di conoscere i meccanismi di base della famiglia e ci offre uno sguardo sui luoghi principali in cui si svolgeranno le vicende successive. Come si suol dire, un ottimo inizio. La curiosità di sapere cosa accadrà negli episodi successivi è sicuramente tanta, ma non è l’aspetto principale che ci terrà incollati allo schermo.

Dunque, perché Una mamma per amica è una serie televisiva così tanto valida?

 

 

UNA MAMMA PER AMICA, UN RAPPORTO INDISSOLUBILE 

 

Di certo il motivo principale per cui ci siamo interessati ad Una mamma per amica è stato il rapporto tra le due protagoniste. Caratteri decisamente opposti, ma stessi gusti e stesse visioni della vita. Ci siamo appassionati ai loro racconti per il rapporto esclusivo ed insolito che  le lega, anche data la limitata differenza di età. Infatti, una ha trentadue anni, l’altra sedici. Tuttavia, a tratti i ruoli appaiono invertiti e la più giovane appare come la più saggia e responsabile tra le due. In realtà, Rory e Lorelai sembrano più due sorelle, per l’appunto due amiche, come cita l’abominevole traduzione italiana.

In un certo strano senso, ci siamo chiesti se una storia come quella di Una mamma per amica possa essere riportata alla realtà e se tra madre e figlia possa davvero esserci un’amicizia vera. La risposta è probabilmente un no secco, perché si tratta di una rarità.

Tuttavia, il telefilm ha costituito una sorta di esempio da seguire, per rapportarsi al meglio con una generazione differente, che non sempre è da considerare inferiore. Un esempio da seguire anche perché, seppure da “ragazza madre”, Lorelai ha avuto il coraggio di farsi spazio in un mondo nuovo e l’ha fatto solo affidandosi sulle sue forze.

E se questo è il primo motivo per cui abbiamo seguito con passione le sette stagioni ed abbiamo atteso con gioia il revival, i successivi sono certamente legati alla bravura degli attori. Anzi, alla scelta minuziosa del cast.

A seguire, abbiamo trovato una sceneggiatura a cui avrei personalmente destinato almeno un Golden Globe nel corso degli anni.

Insomma, una serie con i fiocchi, tranne che nel caso dell’ultima stagione. Una storia ben raccontata, da lodare in ogni suo dettaglio.

 

Perché una Mamma per amica mi è piaciuta così tanto

 

Inconsciamente mi sono accorta di non uscire mai di casa senza un libro nello zaino. Una folle abitudine condivisa con Rory.

I motivi che mi hanno legato personalmente alla serie si concentrano sul modo in cui si parla, persino in conversazioni semplici, di arte, in tutti i suoi sottogeneri, dalla musica alla letteratura, fino al cinema, a cui viene dedicato uno spazio speciale.

Tra un caffè e l’altro e cibo – rigorosamente spazzatura – le due protagoniste di Una mamma per amica si incontrano quasi quotidianamente sul divano davanti allo schermo televisivo. Ciò che attrae lo spettatore non è il film che stanno guardando, tanto meno il fatto stesso che stiano guardando una pellicola, ma i loro commenti al riguardo. Le due si ritrovano di frequente, infatti, a seguire storie già conosciute per poterne trarre sempre nuove discussioni.

Per quanto concerne l’ambito musicale, c’è un’enorme ripresa del passato, ma senza porre ostacoli alla contemporaneità. C’è tanto spazio per il britpop, come abbiamo visto nell’apertura con i The La’s, ma anche con gli Elastica e gli Ash.

Non solo britpop, ovviamente. Abbiamo visto – e sentito – brani di ogni genere musicale e ci è quasi sembrato di parlarne con le persone sullo schermo. È tangibile una contrapposizione tra i gusti di Lorelai, vicini al punk e agli anni Ottanta, e quelli di Rory, più contemporanei, ma non di certo inferiori dal lato qualitativo. E soprattutto abbiamo notato come si siano influenzate a vicenda.

Nel corso degli episodi abbiamo ascoltato i Franz Ferdinand, i Sonic Youth, fino a Björk. Siamo andati ai concerti con loro, abbiamo seguito i trascorsi della band di Zach (Todd Lowe), in cui figurava anche Gil (Sebastian Bach, cantante degli Skid Row).

Tra l’altro, l’ironia della sorte ha voluto che prima del leader della band heavy metal, figurasse  come componente del gruppo Dave Rygalski, interpretato da un Adam Brody pre-Seth Cohen. Proprio a lui Lane ha dato il suo primo bacio sulle note di The Man Who Sold The World di David Bowie. Nel caso abbiate seguito con passione anche The O.C. posso immaginare la vostra reazione ricordando questo frangente.

 

 

La scena che ha fatto breccia nel cuore

 

La scena che più mi ha segnato in assoluto, ed ha reso Lane il mio personaggio preferito, è quella in cui la giovane coreana rivela quasi al pubblico da casa di avere una disponibilità infinita di dischi. Dato che sua madre, l’impavida signora Kim (Emily Kuroda), non ne è a conoscenza i cd sono nascosti sotto al pavimento della sua stessa stanza.

Questo aspetto l’ho sempre visto vicino a me. Se le protagoniste erano libere di ascoltare ciò che volevano, nel mondo reale, lontano da quello fatato che le due hanno costruito, chi ha dei gusti “insoliti” si ritrova più spesso ad essere giudicato come Lane.

Un dettaglio che mi ha permesso di comprendere la potenza del telefilm. Si viene catapultati nella bolla immaginaria delle Gilmore, ma sono gli altri personaggi che tentano, invano, di riportare te e le protagoniste al di fuori.

Questo è un enorme pregio di Una mamma per amica: la capacità di far sentire a casa ed allo stesso modo sia le persone comuni, quanto il loro opposto.

In conclusione, sono ben conscia di aver omesso tantissimi altri aspetti, come l’inserimento di alcuni personaggi fondamentali per lo svolgimento della narrazione, tra cui Jesse (Milo Ventimiglia), Logan (Matt Czuchry), Paris (Liza Weil), Christopher (David Sutcliffe).

Nonostante questa mancanza, spero di aver riportato alla memoria di molti una piccola realtà, quasi fiabesca, nella quale ci siamo persi per anni e non abbiamo mai smesso. E, poi, perché dovremmo smettere proprio ora?

Assunta Urbano

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