3/19: il fato vince sull’eterna lotta tra il buono e il cattivo | Recensione

Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato può essere fatale. Questo il messaggio principale del film 3/19. La pellicola, diretta da Silvio Soldini, arriva nelle sale l’11 novembre. Il volto principale del lungometraggio è quello dell’attrice Kasia Smutniak, che negli ultimi venti anni ha conquistato gli spettatori italiani sia del grande che del piccolo schermo.

3-19-Silvio Soldini-recensione

LA TRAMA 

 

Camilla (Kasia Smutniak) è un’avvocatessa di successo, la cui vita è dedicata a trecentosessanta gradi al lavoro. In una notte milanese piovosa tutto cambia.

In preda alla rabbia, la donna attraversa la strada e si trova coinvolta in un incidente di cui potrebbe involontariamente essere la responsabile. Un giovanissimo ragazzo sul motorino muore, ma nessuno riesce a scoprire la sua identità. Questo tragico evento porta la protagonista a guardare al presente con occhi diversi.

 

3/19

Il titolo della pellicola, 3/19, fa riferimento al terzo deceduto senza nome dell’anno 2019. Così vengono designati all’obitorio i corpi ignoti a cui non è stato possibile attribuire un’identità.

L’incidente ha così tanto scosso l’animo di Camilla da trasformare il suo modo di agire, di pensare, modificando perfino le priorità. Non sappiamo se la donna sia davvero la responsabile dell’incidente. Lo spettatore non scoprirà mai se quella notte l’avvocatessa ha attraversato con il rosso.

Nonostante questa incertezza, si nota che qualcosa si è rotto e nulla potrà tornare come prima. La donna accantona il lavoro e dedica le sue giornate alla ricerca disperata del nome del ragazzo.

L’inconscio della professionista viene a galla tramite incubi e scelte istintive. Nelle ore buie vediamo ripetersi più volte gli stessi elementi di quella terribile notte. L’acqua della piovosa città lombarda, il rosso delle scarpe dell’altro giovane fuggito.

Tuttavia, tramite l’esperienza spiacevole, Camilla riesce ad apprezzare valori che da tempo aveva messo da parte. Accettare la scomparsa di uno sconosciuto le permette di affrontare dopo molti anni la perdita della sorella.

Fa pace con il suo passato, ricostruisce il rapporto con la figlia, trova l’amore e il piacere delle piccole cose, come un giro in bici o un pranzo in compagnia.

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IL FATO VINCE NELL’ETERNA LOTTA TRA IL BUONO E IL CATTIVO 

 

Tra il verde e la natura dei paesaggi liguri in contrapposizione con il grigiore degli enormi edifici milanesi, si consuma la storia di 3/19. La spaccatura finirà per richiudersi, ma ciò che lo spettatore cerca nella pellicola è una risposta all’eterna lotta tra il buono e il cattivo. Chi è il colpevole? E se quella sera fosse andata diversamente?

Nessuno potrà mai sapere cosa sarebbe successo se Camilla non avesse attraversato la strada, anche se è questo il quesito che ci accompagna per l’intera visione. L’unico a vincere in questa interminabile faida è il fato. La vita è breve e bisogna saper godere di ciò che ti offre, ma soprattutto essere in grado di superare le tempeste. Non si può impedire l’accadere degli eventi, ma è possibile rialzarsi dopo le cadute, anche quelle più dolorose.

Probabilmente, il personaggio che nel lungometraggio ha compreso la caducità della nostra esistenza è Bruno (Francesco Colella). Il direttore dell’obitorio proprio ripensando al suo lavoro afferma:

“Quando hai così tanto a che fare con la morte, riesci ad apprezzare davvero la vita”

 

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3/19 racconta la storia di una donna comune, alle prese con la sua vita frenetica, che un giorno, però, si trova costretta a fermarsi. Inizia a investigare, ma le indagini finiscono per diventare interiori più che esteriori.

Camilla non è né il buono né il cattivo di questo racconto, ma si rende conto di avere un antagonista. Il vero nemico che affronta è il tempo, che le dà una seconda occasione per ritrovare se stessa e l’affetto sincero delle persone che la circondano.

Riscoprirsi continuamente e ritrovare la propria identità alla ricerca di quella altrui permettono alla protagonista di 3/19 di riconquistare il suo posto nel mondo.

 

Assunta Urbano

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