Hide Vincent: La prova del nove con The House Marring

Hide Vincent ha uno stile proprio. La forma gentile della musica è impossibile da spiegare con parole, tuttavia The House Marring è un EP maturo nella ‘crudezza’ di un’opera elaborata

The House Marring è un EP atipico. Hide Vincent concepisce i quattro brani che lo compongono, come un trailer approfondito di quel che probabilmente sarà poi il disco. Pubblicato l’11 Gennaio per I Make Records, la selezione altro non è che un racconto estremamente coerente a sé stesso per forma e contenuti. Ciò che cambia è la percezione di chi ascolta, come una progressione gentile e accomodante, nonostante i temi dai tratti disillusi ma coscienti. Ci immergiamo nel cantautorato autentico, senza fronzoli e dai pochi suoni, reali, vibranti. La voce, la chitarra e il contesto che fa loro da sfondo, sono lo specchio della sfumatura internazionale che la composizione porta in dote. Bastano davvero poche note per rendersene conto. Più difficile l’interpretazione dei testi e del messaggio intrinseco.

Hide Vincent

Hide Vincent – The House Marring (copertina)

Barely Nacked è il diapason con cui Hide Vincent genera l’atmosfera un po’ triste e sommessa che irradia l’intero EP. Si tratta di una scelta stilistica ed artistica ben precisa, a mio avviso, e sposa alla perfezione il racconto intimo e intimamente proposto che ne è, a sua volta, fondamento imprescindibile.

Il piano ed il ritornello dal tratto più orecchiabile, sono le principali caratteristiche musicali di Come Up. La canzone è in completa sintonia con la precedente e fornisce i primi indizi circa la sensazione di crescita percepita di cui accennavo prima.

Segue Drop The Glass, di cui è stato girato un video promozionale. Probabilmente il primo di un progetto ‘cross-tracks’. Senza fatica alcuna si comprendono i motivi per i quali sia stata scelta proprio questa canzone come singolo: un brano dalla natura malinconica, eppure ‘possibilista’ sia in musica che in versi, con una strofa ricca di parole/note che sa insinuarsi dritta nel pensiero dello spettatore.

Home Alone ci pone in sospensione eterea con l’obiettivo di collocare dei puntini sospensivi. Ovvero il banale processo ampiamente previsto, in attesa del concetto interamente affrontato ed esplicato col disco che seguirà. Comunque non cosa semplice.

Hide Vincent

UNA SCELTA IDENTITARIA

Con ogni probabilità il significato dell’EP The House Marring si sublimerà con la selezione dei brani che verranno inseriti a lavori ultimati. La scelta di uscire con un EP, nonostante una demo (Imperfection 2013) ed un disco già alle spalle (Hide Vincent 2017), può significare che l’autore voglia testare la risposta del pubblico. Un album interamente concepito con questo clima va incontro a chiari ostacoli che possono essere affrontati in due modi. Il primo, aggirandoli con criterio, cioè inserendo qualcosa che rompa la linea e dia vivacità alla riproduzione. Il secondo, abbattendoli andando a sbatterci contro.

In virtù di questo Hide Vincent avrebbe l’opportunità di perseguire un’unica strada, cementando la vena creativa nel contesto già espresso e cercando la scintilla che porti al grande salto. Gli ingredienti e la ricetta ci sono.

In definitiva The House Marring è maturo nella ‘crudezza’ di un’opera elaborata ed espressa solo con legni e strumentazione reale (nonostante qualche piccolo dubbio sul comparto ritmico). Gli archi sono vagoni che letteralmente trasportano sensazioni. Dettagli simili vanno sottolineati, anche se banali per certi versi.

Hide Vincent ha un suo stile, di ispirazione anglosassone, ma ‘suo’. La forma gentile della musica deve necessariamente passare per l’udito dello spettatore affinché possa essere compresa e fatta propria. Tale enorme rifinitura è impossibile da spiegare con parole. L’eloquenza di una canzone, a volte, può sorprendere.

Mario Aiello

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