The Black Keys – Let’s Rock: “Nulla ti fa pensare alla vita più della morte”.

Dopo cinque anni d’astinenza discografica, i The Black Keys tornano all’attacco con dodici brani nella nuova release Let’s Rock, anticipata dall’uscita dei singoli Eagle Birds Lo/Hi.

Dan Auerbach (voce e chitarra) e Patrick Carney (batteria), dopo il successo degli ultimi due album, El Camino Turn Blue, tornano con un’operazione nostalgia dal sapore vintage, celebrando il garage blues ed il boogie rock degli anni ’60 e ’70. Un vero e proprio omaggio ad un mito senza tempo della musica rock: la chitarra elettrica.

El Camino e Turn Blue sono stati la svolta synth rock per i The Black Keys: gli album della consacrazione commerciale, dai suoni più ruffiani e ripuliti rispetto a quell’atmosfera rustica da scarpe sporche di terra e polvere a cui ci avevano abituato sin dagli esordi con The Big Come Up.

Il duo garage rock di Akron ha cominciato realizzando prodotti casalinghi, registrati in uno scantinato, dove l’effetto garage era immediato e naturale, così come il soul blues elettrico di stampo vintage che ne scaturiva. Il risultato fu un sound sporco, grezzo, sudato e carico di energia, sulle orme dei loro idoli, Muddy Waters e Rolling Stones.

Dunque, la scuola è quella dei bluesmen e dei mostri sacri del rock del trentennio che va dai Cinquanta ai Settanta, senza ovviamente tralasciare il nuovo, ossia l’elettronica. Probabilmente, abbiamo ancora nelle orecchie la melodia jump boogie di Lonely Boy: un pezzo dal retrogusto surf-garage che divenne immediatamente una hit di successo.

Verrebbe da chiedersi: ma in che anno siamo?

Col tempo, Auerbach e Carney hanno ammorbidito il sound ruvido, scorticato e possente di Attack & Release, Thickfreakness Brother, per dedicarsi maggiormente alle sonorità R&B e funky.

The Black Keys | Let’s Rock

Let’s Rock è un disco completamente dedicato alla sei corde, così come fece Frank Zappa a suo tempo col suo album Hot Rats, nelle sue lunghe jam strumentali.

Eagle Birds, Lo/Hi, Go Shine a Little Light suonano come un nostalgico revival di sonorità garage, boogie rock & blues anni ’60 e ’70. Prendono in prestito riferimenti classici come Get It On dei T-Rex di Marc Bolan, Precious and Grace degli ZZ Top, Sure ‘Nuff and Yes I Do di Captain Beefheart, On The& Road Again dei Canned Heat e Tonight degli MC5.

Come cambiano i tempi. Probabilmente è arrivato il momento di ripartire: nel 2011 i Black Keys cantavano You Gotta Stop, mentre oggi cantano You Gotta GO.

Sit Around and Miss You ricorda parecchio Stuck in The Middle With You degli Stealers Wheel, brano del 1972, tanto caro alle iene di Quentin Tarantino.

Every Little Thing riprende il sound dei Beatles (ormai presenti un pò ovunque, come il prezzemolo) e si nutre dell’attitudine rock blues di Paul McCartney e George Harrison

Walk Across the Water potrebbe essere la slow version di Lola dei Kinks che si fa avvolgere e sedurre, in maniera naturale, dal groove seducente di Tell Me Lies.

Get Yourself Together rientra invece nel cortile di casa Akron, con una versione quasi chill out di Lonely Boy.

Breaking Down è un pezzo dai toni distesi, riflessivi e sognanti, che mescola il funky soul della Motown al rock southern dei Creedence Clearwater Revival.

Under the Gun rispolvera il famoso riff di All Right Now dei Free, mentre le atmosfere lynchiane di Fire Walk With Me ci accompagnano verso l’epilogo di questo nuovo capitolo della discografia dei The Black Keys, portandoci direttamente sul set di Twin Peaks.

the black keys - lets rock

The Black Keys – Let’s rock (copertina)

 

The Black Keys, finché c’è Rock c’è speranza.

I The Black Keys sono diventati una delle realtà più importanti e consolidate nel panorama rock internazionale del nuovo millennio. Gli va riconosciuto il merito di aver reinventato il proprio stile, album dopo album, pur rimanendo nella loro comfort zone.

Con questo nuovo disco, ci fanno rivivere, attraverso la loro sensibilità romantica, leggera e malinconica, il restyling generazionale dei mitici anni Sessanta e la trasgressione della prima metà dei Settanta: gli anni della beat generation, della minigonna, dei grandi festival del rock, della cultura pop, delle contestazioni politiche e dell’arte glamour.

“Let’s Rock” sono state le ultime parole di un tale del Tennessee, condannato a morte sulla sedia elettrica. Quest’episodio di cronaca ha ispirato Auerbach e Carney per ciò che riguarda l’artwork ed il concept dell’album.

Parafrasando il detto finché c’è vita c’è speranza, potremmo affermare: finché c’è Rock c’è speranza.

Ed è proprio questo, in sintesi, il messaggio esplicito di Let’s Rock: cercare di migliorare il futuro ripartendo dall’insegnamento del passato. Che poi, alla fine, non sono altro che due facce della stessa medaglia.

Nessuno dovrebbe rimanere solo. 
Ognuno di noi meriterebbe di essere amato… Sometimes.

 

Andrea Musumeci

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