Lo scorso febbraio, parlando della prima stagione di ZeroZeroZero, mi ero posto una domanda: la nuova avventura targata Saviano-Sollima avrà la stessa eco delle precedenti collaborazioni? Un interrogativo che mi ha accompagnato in tutte e quattro le serate durante le quali gli 8 episodi della serie sono andati in onda sui canali Sky. Qualcuno più saggio di me ritiene che l‘attesa del piacere sia essa stessa il piacere. Beh, non sempre. Dopo il finale di stagione (visto in anteprima), con sommo rammarico ammetto che la rappresentazione scenica del romanzo-inchiesta dello scrittore napoletano ha disatteso fortemente tutte le fantasie createsi nel mentre.
Il tema centrale intorno a cui ruotano le dinamiche dei protagonisti di ZeroZeroZero è abbastanza abusato. Ci sono capolavori del cinema (penso a Scarface di Brian de Palma) e prodotti seriali (Narcos, per citare il più noto) che sul potere derivante dai traffici (criminali) di cocaina hanno costruito miti e leggende. Contenuti entrati di diritto nell’immaginario collettivo di intere generazioni.
Quei cattivi esempi che tanto piacciono agli amanti del genere.
Non dunque sul cosa trattasse la serie ma dal come venisse articolata la narrazione nascevano le curiosità. Alla fine si parla di un grosso carico di coca in partenza dal Messico destinato al porto di Gioia Tauro. Di mezzo le vicende relative a liti intestine tra famiglie di ‘ndrangheta, da un lato, e il controllo della produzione dell’oro bianco da parte dei narcos, dall’altro.
ZeroZeroZero, una prima stagione sottotono
L’ottima fotografia e (tutto sommato) una buona regia non riescono ad arginare le pecche narrative che ZeroZeroZero presenta sotto il profilo del ritmo. L’abuso dei flashback rallenta tremendamente un racconto che avrebbe trovato miglior definizione in una pellicola di un paio d’ore sul grande schermo. Le interruzioni della storia, infatti, non vengono quasi mai in soccorso per offrire dettagli utili alla conoscenza dei personaggi principali. Le figure di Don Minu, Manuel ed Emma – e dei coprotagonisti (Stefano e Chris) – alla fine dei giochi risultano poco caratterizzate, o se vogliamo non contribuiscono in alcun modo a far salire l’hype.
Considerando il medium, dunque, si tratta di una scelta che ne appiattisce la visione, con lacune alle quali si sarebbe potuto provvedere ab origine. La dimensione seriale, adatta a contenuti articolati, a mio avviso non favorisce quei pochi spunti interessanti presenti. I viaggi temporali e le storie che si sviluppano in un posto o nell’altro del pianeta più che animare la messinscena contribuiscono ad alimentare il disinteresse.
Un racconto incanalato su tre binari paralleli che si incontrano nel finale più per necessità che altro. Tre storie che avrebbero potuto godere di migliore collocazione, con una trama abbastanza scontata e decisamente noiosa, in definitiva — fatta eccezione per il colpo di scena finale che vede protagonisti Don Minu, Stefano ed Emma: un coniglio tirato fuori dal cilindro che mi ha ricordato (con le dovute proporzioni) la morte del sardo per mano del Dandi in Romanzo Criminale la serie.
In definitiva ciò che poteva essere non è stato. La prima stagione di ZeroZeroZero ed i suoi intrecci soffrono di un mancato sviluppo dei personaggi che in estrema sintesi ne comprime la resa. A questo punto mi auguro vivamente che il tutto si concluda così, senza ulteriori strascichi. Di sicuro non se ne avvertirà la mancanza.
Salvatore D’Ambrosio