“La finestra sul cortile”: 65 anni dopo, siamo tutti protagonisti

C’era una volta un uomo che, costretto a rimanere per un lungo periodo di tempo chiuso nel suo appartamento, cominciò ad ingannare la noia osservando le vite dei vicini di casa alla finestra. No, questa storia non è ambientata nel 2020 e la piaga del Covid-19 era ancora lontana. Siamo nel 1955 e stiamo parlando de La finestra sul cortile, capolavoro cinematografico diretto da Alfred Hitchcock.

65 anni fa la pellicola debuttava per la prima volta in Italia e oggi è nella lista dei 100 migliori film statunitensi di tutti i tempi. Chissà se il maestro del brivido avrebbe mai immaginato che, prima o poi, tutto il mondo si sarebbe trasformato in uno dei thriller che lo hanno reso più famoso. Ricordate la storia?

Jeff vive a New York ed è un fotoreporter di successo. Una frattura alla gamba lo obbliga a diverse settimane di inattività in casa, durante le quali si diletta fare il guardone sbirciando i dirimpettai con un binocolo. Una notte, l’urlo di una donna attira la sua attenzione e una serie di vicissitudini lo portano a credere che sia avvenuto un delitto. Da quel momento comincia una vera e propria indagine dai risvolti imprevisti.

La finestra sul cortile

UNO SCHERZO DEL DESTINO

Un film semplice ma d’avanguardia. Difatti, tanti elementi contribuiscono a rendere questa vecchia pellicola un’opera che, a suo modo, sa sempre tornare in voga. Non soltanto i dialoghi fra i personaggi, che si interrogano sui rapporti umani generando considerazioni moderne e ancora attuali rispetto a ciò che ci aspetteremmo dagli anni ’50. Non soltanto perché dietro l’apparente semplicità della vicenda si nasconde, in realtà, una profonda riflessione sulla natura del cinema.

Ma anche perché, oggi come allora, per uno scherzo del destino siamo tutti protagonisti de La finestra sul cortile. La vita è fuori e noi siamo costretti ad osservarla attraverso un vetro. Mi affaccio e immagino per un attimo che Jeff si trovi accanto a me, sulla sedia a rotelle e con il teleobiettivo della macchina fotografica tra le mani, pronto a scrutare ancora una volta le esistenze degli altri. Che cosa vedrebbe adesso?

LA VITA DALLA FINESTRA

Un raggio di sole squarcia il palazzo di fronte. Questa è una strana primavera. Il disegno di un arcobaleno con la scritta “andrà tutto bene” è appeso al balcone del primo piano. Alla ringhiera del quarto penzola una bandiera italiana, mentre fra gli edifici a destra, in lontananza, si scorge un altro arcobaleno sospeso. La signora al terzo fuma una sigaretta mentre stende i panni. Un po’ di cenere le è caduta inavvertitamente e, a giudicare dalla reazione, avrà bucato un lenzuolo. A sinistra, due bambini giocano a pallone su un terrazzo. Per il momento niente omicidi.

Intravedo una piccola finestra, un vecchio è seduto nella mia direzione. Mi fissa, forse anche lui ha appena rivisto La finestra sul cortile. Intimidita, mi ritraggo nella mia tana.

Apro Facebook e comincio a scorrere la home. Qualcuno dice che andrà tutto bene. Qualcun altro, invece, che non andrà bene niente. C’è chi cucina ogni tipo di lievitato e chi si prepara da cima a fondo per farsi un selfie. In chat arrivano catene di sant’Antonio: alle 18:00 tutti fuori al balcone per un lungo applauso collettivo. Alle 21:00 di nuovo a cantare l’inno nazionale con le torce del cellulare accese. Sono in quarantena ma ho più appuntamenti di prima.

Noto chi critica incessantemente ogni decisione politica. Chi mi parla della fame, della povertà, del 5G, degli animali abbandonati e di tutti i problemi di cui non dobbiamo dimenticare di preoccuparci, ma poi torna a mangiare la sua fetta di pastiera. Una donna che conosco ha divulgato un articolo su dei bambini morti in un paese lontano e dopo ha fatto una diretta dove ballava per diffondere energia positiva. Poi c’è il meteo, cosa fa stasera in tv, una video-ricetta sulla cheesecake alle fragole, le lepri a Milano e i delfini a Napoli e, ehi! È un mese che vivo in isolamento ma questa casa sembra sempre più affollata.

La finestra sul cortile

SIAMO TUTTI PROTAGONISTI

Ad un tratto me ne rendo conto: nel 2020 non abbiamo più bisogno di finestre. Oggi siamo tutti guardoni e tutti vogliamo essere guardati. Siamo tutti L.B. Jefferies, ma non dobbiamo più spiare fuori, adesso abbiamo il permesso di rovistare dentro.

Lascio tutto per un attimo e torno a contemplare l’esterno. Il vecchio è ancora alla finestra, ma adesso sta guardando il sole. Mi siedo con lui, anche se non lo sa.

Ci si chiede spesso cosa cambierà dopo, se qualcosa cambierà. Lo domando a Jeff e mi risponde che il caos dell’umanità non cambierà mai. Ma ad entrambi va bene così. Dopotutto, lo diceva anche Bukowski e Hitchcock era d’accordo: “La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto”.

 

Federica Brosca

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