Un bambino che sogna di essere musicista è molto coraggioso

Voi ci credete ad un’epifania?

Io sì, e credo anche nell’importanza di rincorrere e sviluppare al meglio, attraverso le parole, queste sensazioni, queste immagini che passano per un attimo davanti agli occhi e poi perdi giorni cercando di tratteggiarle in modo concreto. Giorni che possono essere molti, o pochi. Nel mio caso sicuramente non si contano sulle dita di una mano.

Stavo dando un’occhiata al nuovo format condotto da Carlo Pastore, intitolato “Nessuno da solo”; un contenitore di promozione artistica diffuso via YouTube al tempo della quarantena. Ospite della prima puntata Venerus che, prima di concedere un’anteprima di “Canzone per un amico” (nuovo singolo rilasciato in seguito), ha suonato chitarra e voce “Forse ancora dorme”, una delle sue canzoni più belle in una veste molto intima.

Quando ho visto le dita della mano sinistra guadagnare la corretta impostazione per suonare gli accordi che avrebbero accompagnato il cantato, un pensiero si è formato limpido nella mia mente: ognuno da bambino ha un sogno, ma chi coltiva il desiderio di diventare musicista ed imbraccia in tenera età uno strumento ha davvero coraggio da vendere.

Rispetto chi desidera fare l’astronauta, il pompiere oppure il calciatore, e sappiamo tutti quanti (molto bene) quanto il fragore del tonfo e la scottatura negli anni a venire sia proporzionale all’altezza dell’asticella fissata in tenera età. In un mondo pieno zeppo di variabili impossibili da ponderare, dove non è il più bravo o il più talentuoso – o brutalmente il più fortunato – a conquistarsi determinati spazi, io penso che investire tempo, denaro, energie e salute mentale appresso alla disciplina della musica sia un estremo atto di amore coraggioso.

venerus

Significa addentrarsi temerariamente in una galassia dove può capitare che fai la cosa più semplice e diventi un monumento vivente, dove la poesia raggiunge tutta un’altra forma estetica rispetto ad una passeggiata lunare o un coast to coast in dribbling seminando l’intera difesa avversaria. È una magia che non si riesce a spiegare, e che probabilmente incute anche parecchio timore: forse l’ho razionalizzato su un piano inconscio, ma probabilmente scrivo di musica perché provare a comporne mi mette paura, e non credo di essere l’unico nel settore ad avere qualche cortocircuito del genere.

In un’Italia dove il rappresentante dell’intera popolazione dice che gli artisti “fanno divertire”, chi guarda al futuro da dietro una batteria o tenendosi a tracolla una chitarra o un basso ha due sfere più grandi di quelle utilizzate in qualsivoglia sport si desideri primeggiare.

 

 

Giandomenico Piccolo

Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale. Unico denominatore? La musica.

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