“De Stijl”, venti anni di arte e musica targati The White Stripes

Abbiamo l’abitudine – sbagliata – di inserire qualsiasi progetto nella categoria “arte”. Nel mondo della musica, rispetto alle altre forme, questo tipo di concetto è leggermente diverso. Non tutto è arte in musica. Una certezza, però, per semplificarci la vita, c’è: se una canzone, un disco o anche un pezzo di carta igienica è firmata da Jack White, possiamo starne più che sicuri…è arte.

Il successo dell’amato cantautore e polistrumentista statunitense è arrivato grazie all’incontro con Meg White, cosa che ha portato nel 1997 alla nascita dei The White Stripes. L’alone di mistero che ha avvolto la relazione dei due ha attratto ancor di più gli ascoltatori, ma l’interesse verso le loro opere musicali ha di gran lunga preceduto i gossip.

Dopo un solo anno dall’esordio dirompente con il disco The White Stripes del 1999, la band è più carica e solida che mai.

È tempo di una nuova storia da raccontare e, infatti, il 20 giugno del 2000 esce De Stijl. Insomma, come avete potuto immaginare, oggi questo piccolo gioiellino compie venti anni.

Nel periodo pre-emergenza sanitaria è stata annunciata dalla Third Man Store la pubblicazione di una versione speciale del disco, solo in vinile. Pezzi inediti e live oppure versioni demo dei brani, ma con testi differenti, per un totale di circa trenta canzoni mai ascoltate. Tra le particolarità, ad esempio, il remake dal vivo di After Hours dei Velvet Underground.

Insomma, da un lato oggi forse ci sentiamo tutti più vecchi, dall’altro ci chiediamo quanto l’opera possa essere ancora attuale a distanza di tempo. Procediamo, però, con un passo alla volta. Prima di tutto, che significa “De Stijl”?

DE STIJL – L’ARTE NELL’ARTE 

È nel 1917 che prende vita nella terra dei tulipani il movimento artistico noto come “De Stijl”. La sua denominazione può essere tradotta in italiano con “lo stile”, ma spesso sui libri di storia dell’arte si è parlato di questo filone di artisti con il termine “Neoplasticismo”. Quest’ultima parola è stata utilizzata per la prima volta nell’ottobre di quell’anno sulla rivista (anche questa chiamata “De Stijl”), fondata da Theo Van Doesburg.

Le caratteristiche principali di questa corrente riguardano il ripudio totale di tutte le linee curve per prediligere i segmenti.

Il momento in cui il leader dei The White Stripes ha scoperto Gerrit Rietveld, uno dei massimi esponenti del movimento, è stato fatale. Il tutto è avvenuto durante una tappa del tour del disco di debutto nei Paesi Bassi ed una visita alla famosa Rietveld Schröder House. L’ammirazione verso l’architetto ha ispirato la nascita di questo disco e la sua struttura visiva.

De Stijl è costruito proprio su quelle opere d’arte e contiene in sé una dedica speciale all’artista olandese. Come il vostro occhio potrà facilmente notare, non ci sono forme curve sulla copertina e si mettono al centro le figure segmentali. Ancora una volta, poi, i colori scelti sono il bianco, il nero e rosso, identificativi del vestiario e di tutto il percorso della band di Detroit.

 

 De Stijl

DE STIJL | I BRANI 

De Stijl non contiene i brani più celebri della band composta da Meg White e Jack White. Ciononostante, è un lavoro più che valido, carico di energia e significativo.

Il disco si apre con You’re Pretty Good Looking (For a Girl) ed è fin da subito chiaro che si tratta di un’opera ben studiata e unica nel panorama di inizio Millennio. Si prosegue con Hello Operator, l’unico estratto come singolo, tra l’altro. Così tanto potente da essere ripreso per campagne pubblicitarie.

I toni si fanno più tenui prima con Apple Blossom e poi con I’m Bound to Pack it Up. La prima delle due, a mio avviso, non solo è il miglior brano del disco, ma anche uno dei migliori dell’intera carriera dei The White Stripes, tristemente conclusasi nel 2011. Una canzone così incisiva da essere stata inserita nella colonna sonora del film The Hateful Eight di Quentin Tarantino.

 

Spazio anche alle cover: Death Letter di Son House e la conclusiva Your Souther Can is Mine di Blind Willie McTell. Inoltre, la stima dei due per Son House è stata così elevata tanto da dedicare a lui il loro primo disco.

“All she does is stare at you”

Così canta il leader in Truth Doesn’t Make a Noise con la sua voce aggressiva nei punti giusti e delicata da penetrare nel profondo. E proprio quel lato aggressivo ritorna, dopo le pacate ballad, con la traccia numero dieci, Let’s Build a Home, e la seguente Jumble, Jumble.

Il riff graffiante di Why Can’t You Be Nicer To Me ci guida verso la porta di uscita di quest’avventura.

Blues, classic rock e alternative rock si alternano in questo viaggio tra passato, presente ed ovviamente futuro. Oggi non potendo godere di perle dello stesso livello qualitativo, per fortuna possiamo riprodurre dischi come questi. All’infinito.

 

 

DE STIJL È ANCORA ATTUALE? 

Risposte ovvie per domande inevitabili: De Stijl è ancora attuale? Ovviamente sì, lo è. I The White Stripes hanno sfornato sei album nel corso della loro breve ma intensa carriera. Tutti a distanza di uno o due anni l’uno dall’altro. Già solo questo permette al duo di essere consacrati nell’Olimpo dello showbiz. Se poi consideriamo che l’asticella si alza sempre di più con il passare del tempo, non c’è molto altro da aggiungere.

De Stijl non ha avuto lo stesso seguito di Elephant del 2003, che ha lanciato le storiche Seven Nation Army e The Hardest Button To Button. Tuttavia, è un lavoro lodabile.

Come dicevo in apertura, qualsiasi cosa firmata da Jack White è una garanzia. Lo abbiamo visto nel corso degli anni ed è impossibile negarlo. Oggi questo album compie venti anni e riascoltarlo non suscita alcuna nostalgia.

Anzi, oserei definirlo (quasi) un disco senza tempo. L’unica forma di nostalgia che possiamo provare è quella verso un gruppo che non è più attivo sul campo. Un particolare che fingeremo di non ricordare.

 

Assunta Urbano

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