Muore Morricone, vive la musica ed un ricordo personale

Italiani, popolo di poeti, santi e navigatori.

Popolo che è abituato, da sempre, a macinare chilometri per dover dimostrare la propria validità in tutti gli ambiti della vita: umano, lavorativo, artistico.

Popolo accusato (talvolta ingiustamente), popolo celebrato.

Ennio Morricone rappresenta l’Italia e gli italiani, in quella maniera che mi ispira: lasciando parlare le opere plasmate in 91 anni di raggiante esistenza artistica.

 

Muore Morricone, vive la musica ed il ricordo

Di cosa ha fatto (e di come l’ha fatto bene) per la musica contemporanea il due volte premio Oscar Morricone si è scritto tanto, e lo abbiamo fatto meravigliosamente anche su queste colonne di stampa digitale.

Forse in questa giornata così amara si è scritto troppo. A chi serve l’ennesimo panegirico composto rubacchiando nozioni dalla penna di altri? Un articolo in più non alza il livello di un critico di musica, un post impersonale non ci eleva dallo status di persone per bene (o persone per male) nel quale versiamo quotidianamente.

È giusto celebrare, invece è sacro ricordare.

Morricone era un’eccellenza italiana nell’arte, capace di incontrare il gusto popolare cristallizzando l’aura di cultore, conoscitore ed innovatore musicale nella miscela di elementi semplici in sublimi progressioni sul pentagramma.

Anche le più belle architetture di Gaudì erano fatte con mattoni e cemento.

Il mio ricordo personale mi riporta alla mente un film del 1971, “Sacco e Vanzetti”, diretto da Giuliano Montaldo e splendidamente musicato da Ennio Morricone. Nella colonna sonora (che è bellissima dalla prima all’ultima nota) si fa spazio “Here’s to you”, cantata da Joan Baez. Una cavalcata pop rock nel più lineare 4/4, la cui melodia portante evade nelle prime otto battute di tastiera Moog, ed una strofa cantata senza variazioni dall’inizio alla fine. Quanta grazia nella semplicità.

Sacco e Vanzetti rientrano nel novero degli italiani accusati ingiustamente, prima di esser stati riabilitati a cinquant’anni dalla propria condanna a morte.

Un film (ed una canzone) che si collega alla serie di videogiochi Metal Gear Solid ed al ricordo di una persona che a Joan Baez effettivamente ci somigliava. Tanto basta sapere.

A volte un lascito infinitesimale può legare più del capolavoro indiscusso.

Here’s to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph

 

G.P.

Giornalista | Creativo | Direttore di Scè dal 2018. Collaboro con diverse testate e mi occupo di ufficio stampa e comunicazione digitale. Unico denominatore? La musica.

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