Le ripercussioni del lockdown si fanno sentire anche a settimane di distanza, ma per fortuna non sono tutte negative: i Profugy hanno dato libero sfogo alla propria valvola creativa in fase di quarantena, ed il risultato è l’extended play intitolato “Casalingo”.
Quattro tracce accompagnate anche da un progetto visual declinato attraverso i concetti di distanziamento ed al tempo stesso inclusione; nell’estate che segna i dieci anni d’attività del progetto, la track-list composta da “Zona Rossa”, “Il Ricominciamento”, “Pensieri a Cazzo”, “Decideremo su Venere” lascia intendere importanti evoluzioni nel sound.
Novità nel segno della continuità, con l’imprescindibile cura delle melodie e del calore timbrico che ha fin da subito reso riconoscibili i Profugy nelle precedenti release.
Abbiamo approfondito “Casalingo” con un’intervista in stile lockdown. Cioè a distanza.
Profugy – “Casalingo”, l’intervista
Ciao ragazzi, come state? Il periodo della quarantena è stato abbastanza duro per tutti ma voi avete sentito fin da subito l’esigenza di non fermarvi e di accorciare le distanze attraverso la musica.
Tutto sommato bene, ormai il periodo più duro è passato; mi è sembrato di vivere un’esperienza paranormale, qualcosa che non ti aspetti e che non hai previsto e quindi non sei preparato ad affrontare. Ognuno ha reagito a suo modo e noi abbiamo sentito la necessità di scrivere ciò che abbiamo vissuto, anche perché era l’unico modo per sentirci più vicini e vivere un po’ di normalità.
Proprio in questi mesi è stato plasmato l’EP “Casalingo”, un titolo molto emblematico. Mi sembra un lavoro dove c’è tanta attenzione alla melodia, e segna dei passi avanti nel vostro sound. Dateci una vostra presentazione di questo disco.
Il titolo dell’EP è “casalingo” perché esprime il senso di qualcosa di sano, artigianale, ma anche di protezione. D’altronde l’unica cosa saggia da fare era restare chiusi in casa per il bene di tutti diventando dei “casalinghi”. È stato stimolante lavorare con le sole risorse strumentali disponibili, improvvisando per trovare soluzioni adeguate ed è stata un’occasione per sperimentare e ritrovare un sound che ci appartiene, un po’ rude ma diretto.
Sembra esserci qualche timido segnale di vita, ma soprattutto per le realtà più emergenti sarà difficile ripartire con i concerti in tempi brevi. State organizzando qualcosa in tal senso?
È stato un duro colpo per tutti ed in modo particolare per il comparto della musica, un’ecosistema che vive di eventi. Per le realtà emergenti è ancora più dura ma non bisogna scoraggiarsi bisogna credere in ciò che si ama e imparare a soffrire nei momenti difficili, è parte del gioco. Abbiamo un nuovo progetto a cui stiamo lavorando da un po’ che uscirà a breve con tante novità sia per il sound che per le esibizioni live, il mezzo tramite il quale possiamo condividere le nostre emozioni con le persone, un rapporto empatico essenziale. Speriamo di poter riprendere al più presto.
Giandomenico Piccolo