Parzialmente disvelato attraverso la progressione di singoli che ha scandito questo 2020, Enrico De Michele, in arte Demetrica, approccia il tramonto di questo anno peculiare pubblicando ufficialmente il suo long play d’esordio, curando in toto il processo creativo e la produzione artistica.
Demetrica
Mese dopo mese una nuova canzone, ed eccoci ad approcciare l’ascolto di questo disco composto da tredici pezzi. Frammenti di storie colorate dal songwriting in italiano che vivono di autonomia ma coabitano un concept fortemente omogeneo sul versante strumentale.
Nel suo album eponimo, Demetrica gravita il pop ed il rock dando ora adito alle strumentazioni digitali, per poi virare decisamente in direzione acustica. Tutto convive in un prodotto confezionato con cura, attraverso il quale è possibile denotare le influenze artistiche che hanno caratterizzato il nostro: il grande rock internazionale di gruppi del calibro di Muse, Radiohead ed Editors.
A tratti però Demetrica ricorda anche Milow, e le chitarre malinconiche di questo progetto strizzano con piacere l’occhio a quella new-wave d’autore che nel corso dei decenni non ha trovato più rappresentanti degni di nota.
Una prova che ai timpani si dimostra concreta, corposa e valida: questo progetto sembra aver messo bene a fuoco il suo registro artistico, riuscendo nell’arduo compito di evitare scivoloni clamorosi che è fisiologico e giustificabile trovare per una prima volta. Tutto funziona, quindi avanti così senza troppi grilli per la testa ma con rinnovato entusiasmo.
Menzione d’onore alle playlist che Demetrica propone su Spotify: d’altronde, il buon gusto nella fase creativa passa necessariamente da ottime fonti d’ispirazione, ascoltare per credere.