Karrambah, un artista dalla creatività multiforme – Intervista

Karrambah, nome d’arte di Edmondo Annoni, identifica una fra le molteplici applicazioni artistiche di una persona dalla creatività multiforme.

L’abbiamo conosciuto prima con “Memorie Notturne di Sogni Diurni” ed in seguito ha rimarcato la sua impronta sonora nella rielaborazione di “Sette Note” di Vince Tempera. Figlio generazionale degli anni ’90, è musicista, ma anche fotografo, videomaker e molto altro ancora.

Per approfondire la sua produzione discografica ed il suo approccio transmediale lo abbiamo raggiunto per un’intervista a tutto tondo.

 

  • Edmondo nella vita, in arte Karrambah. Raccontarci da dove arriva la scelta dello pseudonimo e cosa ti ha spinto ad intraprendere questo progetto musicale.

Ciao e grazie dell’occasione che mi avete offerto! Karrambah nasce per dare espressione a una esigenza profonda. Ho sempre amato la musica ma professionalmente ho scelto un altro ambito artistico che è quello dell’audio visivo. Ho avuto la necessità di trasformare in musica delle intuizioni che avevo nel profondo e raccoglierle sotto un unico nome. Non so come sia nato il nome Karrambah, probabilmente per una sonorità che fosse sia italiana (perché qui ho sempre vissuto!) che esotica. Sento la mia musica come locale e de-localizzata, che abbia elementi di ibridazione che sfiorino determinati generi e mood ma li oltrepassi.

Karrambah

Karrambah – Ph Francesco Crispi

  • Trasformazione emotiva, ricerche sinestetiche: spirito e corpo. Arriviamo così alla pubblicazione del tuo primo disco dal titolo “Memorie Notturne di Sogni Diurni”. Edificare un registro espressivo tra elettronica ed ambient è stato naturale e immediato o frutto di una ricerca approfondita?

È stato piuttosto immediato e nasce dall’aver canalizzato tanti anni di ascolti musicali. Credo che tutti gli artisti tendano a realizzare cose che avrebbero piacere di ascoltare o di vedere.

Negli ultimi anni ho avuto una serie di intuizioni esistenziali che mi hanno permesso di uscire fuori da alcune gabbie mentali. Per tanto tempo ho pensato di voler lavorare in ambiti ben specifici, cioè soprattutto nell’ambito video e e non mi ero mai permesso di poter fare delle cose che mi piacciono molto, come suonare. Ci vuole coraggio a lasciare andare determinati paradigmi ed è una cosa che chiunque può fare, bisogna innanzitutto smettere di auto-giudicarsi, è questa la svolta spirituale a cui faccio spesso riferimento.

  • Nel tuo modus operandi, artisticamente preferisci lavorare da solo oppure ti affidi a collaborazioni per sviluppare la tua musica?

“Memorie Notturne di Sogni Diurni” l’ho realizzato da solo in toto, più che altro perché nasceva da una esigenza molto personale e volevo testare le mie qualità di cui non ho una piena coscienza.

Però, a dire la verità non si è mai soli del tutto: nel corso del 2019 ho realizzato un docufilm su una band incredibile, Le Capre a Sonagli. La loro vicinanza, e in generale stare a stretto contatto con musicisti e persone con passioni comuni è fondamentale per un progetto. Quindi sui nuovi pezzi a cui sto lavorando sto incominciando a coinvolgere altri professionisti, anche nelle fasi iniziali. Così come nella realizzazione dei videoclip: ad esempio su YouTube c’è un video folle fatto da dei giovanissimi colleghi videomaker Francesco Crispi, Pasquale Granata e Giovanni Pascali e per la data che abbiamo fatto al Bloom di Mezzago (lo scorso settembre) sono stato accompagnato per i visual da a un grande professionista, Claudio Spanu. Preferisco coinvolgere più persone, se sono interessate al progetto, è più arricchente per tutti.

La vita è fatta di relazioni, non dobbiamo dimenticarcene mai.

Karrambah

  • Dalla pubblicazione di inediti al confronto con un brano storico. Come mai proprio “Sette Note” di Vince Tempera, un brano così cinematografico?

Ho colto l’occasione del Contest “Arrangiami! 100 anni per il futuro” promosso dall’Editore Bixio e dal MEI, che invitava giovani compositori a sperimentarsi con il catalogo dell’Editore.

Ho studiato Cinema all’Università e lavoro nell’audiovisivo perciò era una occasione troppo ghiotta, inoltre non nascondo a nessuno l’interesse a buttarmi nel mondo delle colonne sonore. Sette Note si presta magnificamente a rielaborazioni perché la linea melodica è immediata e come tanti della mia generazione ce l’abbiamo in testa da Kill Bill. Una volta realizzato ho trovato grandissima disponibilità da parte dell’Editore Bixio a farmela pubblicare e quindi eccoci qui!

  • Il videoclip della cover non passa inosservato. Prima di essere un musica, sei filmmaker e fotografo. Raccontaci un po’ di questi cammini e dei vari intrecci.

È un lavoro nato nella sperimentazione. Sto incominciando a “giocare” con un software di arte generativa che utilizza i codici, e quindi integrandolo con mezzi che conosco meglio mi sono reso conto che poteva funzionare.

In generale, per rispondere a proposito degli intrecci la prendo un po’ larga: Ho letto recentemente un articolo che dice come la nostra generazione (sono del 1991) sia, per una serie di concause, la generazione “slash”. Io faccio il filmmaker / fotografo / musicista, con tanti “slash” a dividere diverse professioni. E non è tutto, devo tenere l’esame come Operatore Olistico Sonoro-Vibrazionale (trattamenti legati alla sfera del benessere con strumenti vibratori e ancestrali, a titolo esemplificativo le campane tibetane) per cui tra poco aggiungerò un altro “slash” alle mie professioni!

È la diretta conseguenza di profondi cambiamenti nella società e di scelte ben precise. C’è una profonda presa di consapevolezza dietro a questo: il fatto che il lavoro non ci deve identificare come persone, ma che ognuno è libero di trovare le proprie strade nel mondo. Le possibilità che uno ha nella propria vita sono direttamente proporzionali alle libertà che una persona si prende. Se incominci a vedere le eventuali “limitazioni” come delle porte da attraversare, le possibilità aumentano esponenzialmente! Così come i lavori che puoi fare e le capacità e i talenti che porti in luce. Capirlo è questione di un attimo. Significa, semplicemente, vivere con gioia le sfide di tutti i giorni. Sono le solite “banalità” che ci diciamo da secoli. Ma bisogna prenderle sul serio, conoscerle nel profondo, nel cuore più che nella testa, a quel punto invece che vedere “banalità” troviamo le chiavi per vivere in maniera serena.

  • È lecito attendersi sviluppi sperimentali nei campi della video-arte assodata la tua matrice poliedrica?

Certamente, tutto è possibile. I campi sono sempre intrecciati e le definizioni si sfumano l’una nell’altra, se vedi il mio sito ti accorgi di come già ora non riesco e non voglio tenere separati i campi, ed è bene così.

  • Sei al lavoro su nuovi inediti o è un processo di maturazione che ha bisogno di determinati tempi?

Sono al lavoro su nuove cose ma allo stesso tempo ho bisogno di determinati tempi. Quello che mi interessa è che il prossimo lavoro che esce a nome Karrambah sia qualcosa di ancora più consapevole. Sarà pronto nel momento giusto, che sia tra due mesi o tra un anno.

  • Considerando come è andato il 2020, quali sono le tue aspettative per l’anno che verrà?

Il 2020 è stato un anno con tante energie che si sono mosse all’improvviso. Ma come ho detto anche da altre parti, in altri modi, come essere umani dobbiamo imparare ad essere liberi e per essere liberi non si può sempre esternalizzare le nostre difficoltà, prendendo esse le forme di una pandemia, del governo ladro, delle tasse o della disoccupazione…Noi siamo liberi al di là di questo, bisogna liberarci dalle proprie catene inconsce.

L’augurio per me stesso è di creare forme d’arte sempre più consapevoli e libere, e che le persone che ne usufruiscano possano a loro volta sentirsi più liberi e consapevoli.

L’augurio è che ognuno riesca a prendere in mano la propria vita al di là (o grazie!) alle sfide che dobbiamo affrontare.

 

 

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